Domenica III durante l'anno

 Convertitevi, cambiate mentalità in rapporto a tutti i doni relativi di questo mondo per credere con gioia alla vita da risorti con Lui


Nel Vangelo di questa domenica risuonano le parole della prima predicazione pubblica di Gesù in Galilea, dopo il miracolo, sollecitato dalla mamma, alle nozze di Cana di fronte ai suoi dodici, i primi e credere in Lui come Messia : "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo" (Mc ,15). Ma cosa vuol dire convertirsi cioè cambiare mentalità verso una prospettiva nuova di vita cioè la lieta notizia, il Vangelo? E proprio domani, 25 gennaio, faremo memoria della "Conversione di san Paolo". Una coincidenza felice nella "Settimana di preghiera dal 18 al 25 per l'unità dei cristiani", grazie alla quale possiamo comprendere il vero significato della conversione evangelica – una metànoia cioè un continuo cambiamento nella vita  -  guardando all'esperienza dell'Apostolo. Per la verità, nel caso di Paolo alcuni preferiscono non usare il termine conversione dal paganesimo, perché – dicono – egli era già credente nel monoteismo mosaico, anzi un ebreo fervente, e perciò non passò dalla non fede nel Dio vero alla fede, dagli idoli a Dio, né dovette abbandonare la fede ebraica per aderire a Cristo che ne è il compimento. Dovette però relativizzarla e aprirsi al suo compimento messianico cioè a Cristo. In realtà, l'esperienza dell'Apostolo che memorizziamo nella sua conversione può essere modello di ogni autentica e continua conversione a Cristo, come unico cui subordinare tutti e tutto relativizzando tutti e tutto in tutta questa vita relativa. Relativizzare non vuol dire non apprezzare, non amare, non desiderare. Questa vita temporale è un grande dono di Dio accaduto attraverso papà e mamma nel concepimento ma la vita da risorti avvenuta nel battesimo, coltivata in tutta questa vita mi fa morire come giorno natalizio al cielo la morte senza assolutizzare salute, benessere, riuscita, ricchezza, successo. Tra fidanzati a livello psicologico, come tra amici, psicologicamente si può cadere in una idolatria che rende impossibile amare che richiede sempre la libertà. Per cui la conversione al Cristo relativizzando tutti e tutto rende possibile sempre l'amore cioè la gioia anche nella prova, nella malattia, addirittura beati morendo nel Signore.

La conversione di Paolo maturò nell'incontro straordinario col Cristo risorto; fu questo incontro a cambiargli radicalmente e completamente il modo di vivere: per me vivere è Cristo, la sua presenza, il suo aiuto, l'unica meta. Sulla via di Damasco accadde per lui quello che Gesù punta a far accadere liberamente attraverso il Vangelo e la Comunione eucaristica di oggi: Saulo si è convertito perché, grazie alla luce e all'incontro divino, "ha creduto nel Vangelo". In questo consiste la sua e la nostra conversione continua nel vincere la tentazione di idolatrare il relativo pur apprezzandolo: nel credere sempre più in Gesù morto e risorto e nell'aprirsi almeno ogni domenica all'illuminazione della sua grazia divina nel sacramento della Messa e della Comunione per vivere di fede tutta la settimana, tutti gli avvenimenti. In quel momento Saulo comprese che la sua salvezza e la sua realizzazione non dipendeva solo dalle opere buone compiute secondo la legge, ma dal fatto che Gesù era morto anche per lui -il persecutore-ed era, ed è, risorto, presente e quindi basta tentare ritentare con Lui l'osservanza della Legge insieme alla preghiera anche senza riuscire. Questa verità, che grazie al Battesimo che ci ha resi figli in Lui Figlio del Padre per opera dello Spirito Santo illumina l'esistenza di ogni cristiano, ribalta, converte completamente il nostro modo di vivere e di rapportarci con i fratelli di cui non possiamo vedere la coscienza di fede, quindi come persone non possiamo mai giudicarli pur valutando il loro operato. Convertirsi significa, anche per ciascuno di noi, credere che Gesù "ha dato sé stesso per me, per tutti, fino al momento terminale della vita e della storia umana", morendo sulla Croce (Gal 2,20) e, risorto, vive con me e in me e vuole salvare tutti sollecitando la loro libertà fino al momento terminale della vita personale e della storia umana. Affidandomi con il secondo Battesimo della Confessione alla potenza del perdono di fronte ad ogni peccato riconosciuto, lasciandomi prendere per mano da Lui, posso uscire continuamente dalle sabbie mobili dell'orgoglio e del peccato, dalla menzogna e dalla tristezza, dalla solitudine dell'egoismo e di ogni falsa sicurezza assolutizzando il relativo, per esperimentare, conoscere e vivere la ricchezza del suo amore in tutte le difficoltà perfino nel morire.

Carissimi qui dalla Casa del Clero di Negrar, vi giunga da Lui attraverso l'invito che mi dà a 87 anni di vita in questa domenica, alla conversione, al cambiamento di vita come Giona con i Niniviti per aprirmi alla lieta notizia del Vangelo, invito avvalorato dalla testimonianza di san Paolo che risuona oggi, alla vigilia della conclusione della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, particolarmente importante anche sul piano ecumenico, anche per il rapporto con la maggioranza ebraica che diversamente da San Paolo odiando Cristo è schiava dell'ebraismo talmudico, massonico. Ma la speranza è anche per loro. L'Apostolo ci indica l'atteggiamento spirituale adeguato per poter progredire nella via della comunione con tutti nell'identità della propria fede. "Non ho certo raggiunto la mèta – egli scrive ai Filippesi -, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch'io sono stato conquistato da Cristo Gesù" (Fil 3,12). Certo, noi cristiani non abbiamo ancora conseguito la mèta nella piena unità, ma se ci lasciamo continuamente convertire dal Signore Gesù, vi giungiamo sicuramente almeno personalmente.

La Beata Vergine Maria, che per prima ha creduto all'annuncio dell'Angelo e sul Calvario con l'annuncio del Crocefisso è divenuta Madre della fede della Chiesa una e santa, ci ottenga il dono di una continua conversione, perché quanto prima si realizzi l'anelito di Cristo: "Ut unum sint".

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