Il primato assoluto di Cristo sacrificato sull'altare del potere mondano

Mi rifaccio alle osservazioni di Riccardo Cascioli su "La Nuova Bussola Quotidiana" 14-04-2020 in rapporto al ringraziamento di Conte alla Chiesa italiana in una lettera ad Avvenire, e un editoriale dello stesso quotidiano che inneggia al Nuovo ordine mondiale dove, per il bene comune, al potere piace una Chiesa pronta a ritirarsi in sacrestia ancora prima che lo stato inviti a farlo, privando i fedeli dell'incontro sacramentale con Cristo, unico scopo del suo esistere ed operare per il bene di tutti


Il presidente del Consiglio scrive e ringrazia la Chiesa in Italia per aver aiutato il governo a tenere a casa la gente e avere provveduto a sfamare materialmente quanti ne avevano bisogno. Ma il centro del ringraziamento è soprattutto per le opere e per i tanti soldi, cento milioni, che la Cei ha donato per venire incontro alle "conseguenze sanitarie ed economiche causate dall'epidemia", soprattutto per aver fatto il "sacrificio" delle messe senza popolo, "nella consapevolezza dei beni supremi coinvolti in questo difficile passaggio della nostra storia nazionale". E mentre lo Stato consente ai farmacisti di poter portare le medicine a casa, per il bene comune la Cei ha impedito ai sacerdoti di portare a casa la presenza eucaristica di Cristo e quindi di confessare, di celebrare l'estrema unzione pur con tutte le regole oggi necessarie da parte di chi compie servizi agli ammalati di corona virus.

Sono necessità che il bene comune, in situazione di pandemia possono anche essere imposte (60 sacerdoti colpiti a morte), vigilando, però, sul rischio della differenza di consentire l'accesso ai supermercati, ai tabaccai, alla consegna delle medicine per le necessità corporali riducendo la relazione di ogni anima con il Dio che ha assunto un volto umano, morto, risorto, presente sacramentalmente nel suo corpo che è la Chiesa con i Sacramenti, a pregarlo solo in privato, ciascuno per conto suo. Il rischio del potere mondano, pur costretto a regole per il bene comune, fatica a tollerare persone che per la loro fede in Cristo non possono rinunciare totalmente alla loro libertà per non rinunciare al bene assoluto di Cristo, della sua Chiesa e quindi al convenire insieme per i sacramenti.

Può accadere anche una Chiesa contenta del ruolo che lo stato le ha affidato. "La Chiesa – Cascioli - pronta a ritirarsi in sacrestia ancora prima che lo stato la inviti a farlo; i vescovi che fanno i vigilantes nei confronti dei loro preti nel caso trovassero il modo di aggirare i divieti e far presenziare qualche persona alle loro liturgie. Quel che sconcerta è una Cei talmente felice del riconoscimento pubblico da parte del Presidente del Consiglio, da non osare neanche far presente che la polizia continua a multare le persone che vanno in chiesa malgrado sia possibile per legge, e che sarebbe quindi il caso di farlo stampare sull'autocertificazione il diritto di andare in chiesa a pregare…celebrare le messe con il popolo", pur osservando tutte le regole che la pandemia richiede.

 Siamo consapevoli che oggi le difficoltà pastorali sono tante e che, pur non condividendo, bisogna, da parte di vescovi e preti, religiosi e fedeli laici, obbedire all'autorità ecclesiale ma qui Cascioli offre una conclusione che fa pensare: "Il problema delle messe senza popolo, che non riguarda solo l'Italia, è solo un tassellino in un disegno più grande, che si chiama in Avvenire Nuovo ordine mondiale: il coronavirus è l'occasione che ha reso possibile a tutti che Cristo non è più il necessario bene supremo, che l'annuncio della Sua Risurrezione non è rispettoso degli altri, della religione comune dell'Onu, che quindi la preghiera va bene in privato ma non si deve pretendere che condizioni la società. Con buona pace di coloro che, in buona fede, credono davvero di stare facendo, cristianamente, un sacrificio per tutelare la vita dei più deboli".

La crisi globale, di carattere sanitario, che sfugge al dominio del genere umano, e che solo paradossalmente risulta invece destinata a sradicare proprio le ultime certezze dell'utopica società democratica internazionale, basata sul vorace pensiero unico della globalizzazione, che annienta le identità culturali a cominciare da quella cristiana, soprattutto cattolica, le diverse esperienze storiche, il principio stesso di sovranità degli Stati e dei popoli. Il Papa, di fronte alla sfida che l'Europa sta affrontando, ha ricordato: "Dopo la Seconda Guerra Mondiale questo continente è potuto risorgere grazie a un concreto spirito di solidarietà che gli ha consentito di superare le rivalità del passato; è quanto mai urgente, soprattutto nelle circostanze odierne, che tali rivalità non prendano vigore, ma che tutti si riuniscano parte di un''unica famiglia e si sostengano a vicenda…Oggi – ha continuato Francesco senza esplicitare che quel concreto spirito di solidarietà era di ispirazione cristiana - l'Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero". 

Come aveva previsto con acutezza trent'anni or sono, all'indomani del crollo del regime sovietico, il politologo americano Samuel Huntington nel suo celebre saggio "Lo scontro di civiltà", la politica internazionale si è avviata su una rotta che smentisce il sogno utopico della laicista illuminista democrazia globale di un Nuovo Ordine Mondiale, a vantaggio della rinascita dei confronti tra modelli socio-culturali basati su ben precise caratteristiche identitarie, cristiane, religiose, etniche, politiche. E su queste dovremmo puntare cominciando sempre a livello personale, familiare, comunitario su una fede, speranza, carità militante nell'amore a tutti.





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