Facendo eco a Paolo VI Papa Francesco: "Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge del celibato"
Estratto dalla sua intervista in "Sandro Magister" 15 aprile 2020
IL LIBRO SUL CELIBATO
Con Benedetto XVI abbiamo voluto aprire un dibattito di fondo, una riflessione serena, oggettiva e teologica sul sacerdozio e il celibato, appoggiandoci sulla rivelazione e sui dati storici. […] Ho letto molto di invettive e ingiurie ma troppo poco di riflessione teologica e pastorale e soprattutto troppo poco di comportamenti cristiani.
Eppure, con Benedetto XVI, facevamo delle proposte audaci di riforma del modo di vita dei preti. Nessuno ha rilevato né commentato quelle che credo essere le pagine più importanti della nostra riflessione, quelle che concernono la necessaria rinuncia ai beni materiali da parte dei preti, quelle che fanno appello a una riforma fondata sulla ricerca della santità e sulla vita di preghiera, quelle che invitano "a tenersi davanti a Te e a servirti". […] A tutto questo si aggiunge la necessità di servire Dio e gli uomini. Il nostro libro voleva essere spirituale, teologico e pastorale, mentre i media e alcuni esperti sedicenti tali ne hanno fatto una lettura politica e dialettica. Ora che le polemiche sterili si sono dissolte, forse lo si potrà finalmente leggere per davvero? Forse se ne potrà discutere pacificamente?
IL SINODO DELL'AMAZZONIA
All'indomani della pubblicazione dell'esortazione apostolica "Querida Amazonia" di papa Francesco, alcuni prelati hanno manifestato delusione e disappunto. Non erano inquieti per popoli dell'Amazzonia, ma delusi perché la Chiesa, secondo loro, avrebbe dovuto approfittare di quella occasione per mettersi in sintonia con il mondo moderno. Si è chiaramente visto in questo frangente che la questione amazzonica era stata strumentalizzata. Si aveva utilizzata la miseria dei poveri per promuovere dei progetti ideologici.
Devo confessare che un tale cinismo mi rattrista profondamente. Invece di lavorare per fare scoprire ai popoli dell'Amazzonia la profondità e la ricchezza uniche della persona di Gesù Cristo e del suo messaggio di salvezza, si è voluto "amazzonizzare" Gesù Cristo e fargli sposare le credenze e le pratiche degli indigeni amazzonici, proponendo loro un sacerdozio a misura umana adattato alla loro situazione. I popoli dell'Amazzonia, come quelli dell'Africa, hanno bisogno di Cristo crocifisso, scandalo per i giudei, follia per i pagani, vero Dio e vero uomo, che è venuto per salvare gli uomini segnati dal peccato, per donare loro la vita e riconciliarli tra loro e con Dio, facendo la pace con il sangue della sua croce.
I CONTRASTI NELLA CHIESA
L'unità dei cattolici non è una semplice affezione sentimentale. Essa si fonda su ciò che abbiamo in comune: la rivelazione che il Cristo ci ha lasciato. Se ciascuno difende la propria opinione, la propria novità, allora la divisione si diffonderà dappertutto. La fonte della nostra unità ci precede. La fede è una, è lei che ci unisce. L'eresia è la vera nemica dell'unità. Sono colpito dal constatare quanto il soggettivismo rende isteriche le discussioni. Se si crede alla verità, si può cercarla assieme, si possono anche avere dei confronti franchi tra teologi, ma i cuori restano in pace. Si sa bene che alla fine la verità apparirà. Al contrario, quando si rimette in causa l'oggettività intangibile della fede, allora tutto si trasforma in rivalità tra persone in lotta per il potere. La dittatura del relativismo, poiché distrugge la fiducia pacifica nella verità rivelata, impedisce un clima di serena carità tra gli uomini. […]
L'unità della fede presuppone l'unità del magistero nello spazio e nel tempo. Quando un insegnamento nuovo ci è dato, deve sempre essere interpretato in coerenza con l'insegnamento che precede. Se introduciamo delle rotture e delle rivoluzioni, frantumiamo l'unità che regge la santa Chiesa attraverso i secoli. Ciò non significa che noi siamo condannati al fissismo. Ma ogni evoluzione deve essere una migliore comprensione e un approfondimento del passato. L'ermeneutica della riforma nella continuità che Benedetto XVI ha così chiaramente insegnato è una condizione sine qua non dell'unità.
IL SINODO DI GERMANIA
Ciò che accade in Germania è terribile. Si ha l'impressione che le verità della fede e i comandamenti del Vangelo vengano messi ai voti. Con quale diritto possiamo noi decidere di rinunciare a una parte dell'insegnamento del Cristo? So che numerosi cattolici tedeschi soffrono per questa situazione. Come ha spesso detto Benedetto XVI, la Chiesa di Germania è troppo ricca. Con il denaro si è tentati di fare tutto: cambiare la rivelazione, creare un altro magistero, una Chiesa non più una, santa, cattolica e apostolica, ma tedesca. Il rischio per una simile Chiesa è di pensarsi come una delle istituzioni del mondo. Ma come allora non finirebbe col pensarsi come il mondo?
GLI ABUSI SESSUALI
Questa crisi è anzitutto una crisi della fede e una profonda crisi del sacerdozio. La scoperta dei crimini abominevoli dei preti ne è il sintomo più terrificante. Quando Dio non è al centro, quando la fede non determina più l'azione, quando essa non orienta più e non irrora più la vita degli uomini, allora anche tali delitti diventano possibili. Occorre che noi ricominciamo, ha detto Benedetto XVI, a vivere a partire da Dio e in vista di Dio. Prima di ogni cosa, i preti devono imparare a riconoscere Dio come il fondamento della loro vita e non lasciarlo da parte come se si trattasse di una formula senza contenuto reale. Quando una vita sacerdotale non è centrata su Dio, essa rischia di lasciarsi trascinare da una forma di ebbrezza di potere. Come diceva ancora Benedetto XVI: "Perché la pedofilia ha raggiunto simili proporzioni? In ultima analisi, la ragione è l'assenza di Dio".
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