La Chiesa svenduta alle Ong anche a costo di perdere fedeli

Stefano Fontana in "La Nuova Bussola" - 1dicembre 2023

È da tempo che molti fedeli non danno più soldi alla Chiesa cattolica, né in sede di dichiarazione dei redditi, né in occasione delle Messe domenicali in parrocchia. La diffusa percezione è che la Chiesa li spenda male come nel caso dei colossali risarcimenti per le vittime degli abusi che hanno prosciugato le casse di grandi diocesi come quella di Washington o che li si adoperi per iniziative poco o per nulla cattoliche.

 

Deve rientrare in questo ultimo genere quanto emerso in questi giorni a seguito delle indagini promosse dalla procura di Ragusa e riguardanti un enorme finanziamento – oltre 2 milioni di euro – che alcune diocesi italiane, assieme a qualche organizzazione vaticana, e con la guida di eminenti cardinali, compreso il presidente della Conferenza episcopale italiana Matteo Zuppi, hanno elargito a Luca Casarini & Co. e alla loro associazione Mediterranea, per operazioni di salvataggio di migranti in mare (peraltro non più di quattro). Ognuno dei vescovi coinvolti ha donato decine di migliaia di euro provenienti dalle elemosine dei fedeli e si è addirittura pensato di creare per il futuro una organizzazione per prelevare periodicamente cifre considerevoli in 100 parrocchie delle diocesi interessate. La vicenda tocca anche Francesco, che scrisse ben due lettere di encomio e incoraggiamento a Casarini dicendogli che avrebbe potuto sempre confidare in lui, ha ricevuto in Vaticano lo staff di Mediterranea, facendosi fotografare con loro, e ha addirittura invitato Casarini a partecipare al sinodo dello scorso ottobre come inviato speciale.

 

Si è trattato di ingenuità? Sono stati raggirati? Questi vescovi sono degli sprovveduti? Casarini e i suoi amici ci sapevano certamente fare a presentarsi religiosamente ispirati al punto da ottenere un cappellano per la loro nave "Mare Jonio", a dare insegnamenti di vita evangelica al vescovo di Modena Erio Castellucci, o farsi ringraziare dal vescovo di Palermo, Corrado Lorefice, per "averlo evangelizzato". Sono stati anche abili nel favorire gli incontri giusti e mettere insieme, in una specie di rete clandestina, una serie di vescovi e cardinali non solo diocesani ma anche operanti in Vaticano omogenei tra loro come mentalità e visione delle cose sia del mondo che della Chiesa: una operazione complessa e delicata. Nelle loro chat interne, i componenti del gruppo non lesinano appellativi di disprezzo dei vescovi da essi coinvolti, mentre davanti ai prelati alleati usano un linguaggio ispirato ed evangelico. Questo potrebbe far pensare appunto ad un raggiro. Però Zuppi o Czerny, Lorefice o Castellucci, Mogavero o Hollerich non sono degli sprovveduti. Occupano posti di vertice ai quali non si arriva per caso, sanno districarsi nelle questioni politiche e usare la guicciardiniana discrezione, vale a dire la capacità di muoversi convenientemente nelle situazioni di vita. Potrebbero essere considerati avventati date le cifre che hanno speso in questo strano modo, ma a questo proposito va realisticamente ricordato che i buchi di bilancio non sono una novità nelle diocesi e capita molto spesso che il vescovo appena nominato si trovi davanti a situazioni economicamente incresciose. In conclusione, possiamo dire che i motivi appena visti non sono improbabili ma non sembrano sufficienti.

 

Per capire fenomeni di questo genere bisogna fare riferimento ad altre dinamiche. In questo caso sembra evidente che degli eminenti pastori hanno considerato espressione di carità evangelica quanto era invece un prodotto ideologico. Hanno scambiato Casarini per il buon samaritano, la "Mare Jonio" per la barca della pesca miracolosa, i migranti per Israele verso la terra promessa. Non si sono fatti guidare dalla ragione e nemmeno dalla teologia, hanno dimenticato il buon senso e anche i principi della Dottrina sociale della Chiesa. Tutte queste fonti, se adoperate, avrebbero consigliato loro maggiore cautela.

 

È infatti notorio che le ONG che pattugliano il Mediterraneo non brillano né per ingenuità né per innocenza e non c'era bisogno che ai finanziamenti della Open Society di Soros si aggiungessero anche quelli dei poveri fedeli delle diocesi di Modena o Bologna. È anche noto che le partenze dalle coste africane non sono disinteressate, ma hanno aspetti sia politici che morali da valutare attentamente. La carità richiede di essere esercitata nella verità e non in modo scriteriato. Questa scandalosa operazione denota l'ingresso massiccio nella Chiesa delle ideologie, ossia di quanto il mondo elabora di suo e poi vende ai cristiani e a comperare questo prodotto sono proprio i vescovi che avrebbero il dovere di vegliare su quel gregge che ogni tanto dà loro anche i propri soldi.

 

C'è poi anche un'altra spiegazione. Il modo di fare di Francesco viene imitato da cardinali e vescovi nella speranza di piacergli. C'è un diffuso cliché di atteggiamenti che denota la piaggeria e l'adulazione di molti vescovi nei confronti del potere ecclesiastico e di quanto esso ritiene degno in questo momento. Collaborare con tutti, la carità prima della verità, le periferie ma solo alcune e non altre, la selezione degli scartati non tutti però degni della stessa attenzione, i migranti prima di tutto, il clima pure prima di tutto, le scelte disinibite nelle relazioni, la passione speciale per i nemici della Chiesa … questi ed altri simili comportamenti sono il vademecum del vescovo che voglia piacere oggi sia all'autorità ecclesiastica che al mondo. In questo quadro può essere di vanto e perfino fonte di benefici e promozioni dare soldi ai Casarini. Anche a costo che poi le offerte dei fedeli si riducano, come avverrà anche dopo questo nuovo caso.

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