IV Domenica di Avvento (Lc 1-26-38)

IV Domenica di Avvento (Lc 1,26-38). Il "Sì" di fede di Maria "Beata colei che ha creduto"

Joseph Ratzinger Benedetto XVI in "per Amore" da pag. 37 a pag. 41

Con questa IV domenica di Avvento siamo arrivati alla vigilia del nostro cammino annuale verso la festa della natività del Signore con la Confessione, Comunione e gesti di carità natalizia. Finora siamo stati guidati da San Giovanni Battista, il Precursore, il grande predicatore della penitenza e della conversione, l'ultimo e più grande dei profeti, il cui dito mostra anche oggi la presenza sacramentale di quel Salvatore tanto desiderato agli occhi dei discepoli. Ogni anno il santo Precursore ci invita di nuovo alla conversione, ci guida verso il Signore nella Confessione, nella Comunione e nella Carità natalizia, Signore che sta sempre in mezzo noi spesso dimenticato (Gv 1,26) e quindi non felici.

San Giovanni è il grande predicatore dell'Avvento, ma alla fine la Chiesa ci affida alla presenza della guida materna della fede della Madre di Dio, della Regina dell'Amore, della Madre del lungo cammino. In Maria il Vecchio Testamento diventa Nuovo, la Nuova Storia di amore, la speranza, l'attesa in compimento, in realtà avvenuta e che sacramentalmente avviene in continuità. Essa è l'avvento in persona, cioè il tempio vivo nel quale Dio abita corporalmente. Il "sì" libero di Maria è il momento nel quale l'Antico Testamento diventa Nuovo: questo "sì" è la porta per la quale Dio entra nel mondo. La nostra vita è spesso lontana dal Salvatore, si muove "nelle tenebre e nell'ombra della morte" (Lc 1,79); con la nostra vita non siamo ancorarealmente arrivati nel Nuovo Testamento, nella presenza del Salvatore; la nostra vita, anche nel tempo del Nuovo Testamento, rimane spesso nel Vecchio. Alla soglia del Natale la Chiesa liturgicamente ci invita a vedere Maria, a imparare dalla Vergine Madre il passaggio dal Vecchio al Nuovo Testamento.

Che cosa ci insegna Maria per il cammino della nostra vita giunti alla vigilia liturgica della celebrazione del Natale? Mi pare che il punto saliente per noiviene alla luce del Vangelo di oggi, nelle ultime parole di Elisabetta: "Beata colei che ha creduto" (Lc 1,45) totalmente come bambina quattordicenne. Maria ha creduto senza riserva alla parola di Dio trasmessa dall'arcangelo Gabriele. Qui troviamo la differenza essenziale tra Eva e Maria. Il dialogo tra Maria e l'angelo sta in contrasto radicale col dialogo tra Eva e il serpente; noi ci troviamo spesso al bivio tra i due dialoghi, tra le due decisioni fondamentalmente opposte che determinano la lotta storica tra il bene e il male. Tenendo presente questo sottofondo della storia vediamo subito che la fede di Maria e molto più di un atto puramente intellettuale. Questa fede è una decisione personale che coinvolge tutte le dimensioni dell'esistenza umana. Sì, Maria accetta col il suo intelletto le verità soprannaturali comunicate dall'angelo: il mistero della Trinità, il mistero dell'incarnazione, il mistero della propria maternità divina. Ma la verg9ne di Nazareth poteva accettare queste verità solo perché la sua vita era in intima consonanza con Dio, unita con Dio in una fiducia senza limiti, in una fiducia nata dall'amore: "Tu sei piena di grazia" vuol dire: la tua vita è inondata dall'amore, dalla carità e la carità è lo Spirito Santo, il legame tra il Padre e il Figlio, il legame tra Dio e ogni sua creatura, soprattutto quella invitata a diventare mamma terrena del Figlio.

Maria può credere, perché ama verginalmente. Eva invece perde la fede nella parola e va all'esperimento del contrario nel momento nel quale apre il suo cuore al sospetto che Dio forse potrebbe essere non del tutto buono. Avvelenata da questo sospetto cerca la sua felicità mettendola contro Dio, teme in Dio il concorrente che le impedisce la libertà e fugge la presenza, la preghiera a Dio. La strada del peccato, di ogni peccato, dell'incredulità è sempre questa: nel libero arbitrio per amare vien meno invece la nostra fiducia, il nostro amore totale per Dio, entra in noi il sospetto che forse perdiamo qualcosa della bellezza del mondo e della vita di creature con un'obbedienza totale alla fede, ai comandamenti, alla carità; la presenza di Dio diventa minaccia, invece che gioia, si fugge da questa presenza per costruire la propria felicità. Invece "beata colei che ha creduto" totalmente. Diventare come i bambini, ci dice il Signore, e ci parla così della fede mariana quattordicenne, di questa totalità del "sì" dato a Dio senza sospetti, senza riserva, in una fiducia gioiosa e indivisa che con la Confessione, Comunione, Carità natalizia chiediamo. Due altri aspetti dell'atto di fede. Il dialogo tra l'angelo e la Vergine si chiude non solo con una confessione di fede, ma con un atto di sottomissione: "Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). La parola di Dio non è solo informazione, comunicazione di verità; questa parola è missione, è mandato. La fede ha una conseguenza pratica: trasforma la vita fino in fondo. Dio ha bisogno della quattordicenne Maria, del suo "sì", della sua obbedienza missionaria. La fede è vera, è completa solo se diventa obbedienza concreta al mandato divino. Dio anche nell'oggi secolare aspetto il nostro "sì", aspetta una fede che diventa vita nella trasformazione della nostra volontà fino alla conformazione piena con la volontà Sua.

E il Vangelo di oggi aggiunge ancora: "Maria si mise in fretta in viaggio verso una città nella montagna di Giuda ((Lc 1,39). La fede natalizia tende a essere comunicata. La fede è dinamica, ci mette in movimento verso gli altri per portarli alla fede.  La fede non è una proprietà privata, un modo di vivere individuale. La verità è come la felicità destinata a tutti e perciò la fede secondo la sua natura è missionaria. Certo, i carismi sono diversi: non tutti sono maestri predicatori (1 Cor 12,29). Ma nessuno crede da solo per sé stesso. Il segno di Maria apre, anche oggi vigilia, le porte del Salvatore: quanto più si avvicina il giorno della nostra salvezza, tanto più cresca il nostro fervore.

E lo chiediamo con la benedizione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

 

 

 

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