L'Annunciazione

"Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te", fanciulla quindicenne dell'oscura Nazaret di Galilea. Il saluto dell'arcangelo Gabriele a Maria compendia in modo unico il mistero dell'Annunciazione, l'evento centrale della storia dell'uomo che rivela tutto l'amore misericordioso di Dio per la sua creatura, dotata del libero-arbitrio e quindi chiamata a cooperare al suo disegno di salvezza.

 

"Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te". Il saluto dell'arcangelo Gabriele a Maria compendia in modo unico il mistero dell'Annunciazione, l'evento centrale nella storia dell'uomo che rivela tutto l'amore di Dio per la sua creatura, chiamata a cooperare al suo disegno di salvezza. È nell'Annunciazione che si realizza il primo compimento delle antiche promesse e l'attesa del Salvatore trova la sua risposta, del tutto sorprendente per le aspettative umane, a partire dalle circostanze. Per manifestare la sua onnipotenza Dio sceglie Nazareth, città secondaria di una regione periferica come la Galilea. E soprattutto sceglie l'umilissima Maria, che dopo il saluto del messaggero celeste, ancora turbata, si sente dire: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù".

 

La splendida pagina del Vangelo secondo Luca (Lc 1, 26-38) riferisce che Maria chiese come potesse essere vergine e madre ("Com'è possibile? Non conosco uomo"), una domanda che certamente avrà accompagnato tanti figli di Israele dal tempo dell'enigmatica profezia di Isaia: "Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele" (Is 7, 14), che significa Dio con noi, come già ricordava l'evangelista Matteo. Maria seppe allora dall'angelo che la vergine annunciata dal profeta era proprio lei: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e sarà chiamato Figlio di Dio". Annunciandole il miracoloso concepimento da parte della cugina Elisabetta, san Gabriele mise infine come il sigillo di garanzia sull'immenso disegno, l'Incarnazione del Verbo (summum opus Dei, dirà il beato Duns Scoto), che l'Onnipotente aveva su di lei e per mezzo di lei: "Nulla è impossibile a Dio".

 

Maria non solo credette ma offrì liberamente e pienamente tutta la sua persona al piano divino: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". Dall'istante di quel suo sì, tanto docile e abbandonato alla divina Volontà, lei è diventata l'Arca della Nuova Alleanza, che "con ineffabile amore portò in grembo il primogenito dell'umanità nuova" (Prefazio), cioè Gesù, il nuovo Adamo: per questo sant'Anselmo d'Aosta, meditando sul peccato originale, poteva dire che Maria è la Madre della ri-creazione del genere umano. Il Bambino concepito nel suo grembo verginale, premessa per la Redenzione attraverso il suo sacrificio in croce, è il segno tangibile della fedeltà di Dio e del suo desiderio di salvare l'uomo, per renderlo partecipe della vita divina. Il Dio nascosto, di cui molti ebrei non osavano nemmeno pronunciare il nome, si è rivelato facendosi carne nella pienezza dei tempi e manifestando già nel nome il perché della sua discesa tra gli uomini: "Lo chiamerai Gesù", che significa Dio è salvezza.

 

La Solennità dell'Annunciazione si festeggia generalmente il 25 marzo, ma la sua celebrazione viene rinviata quando la data coincide con una domenica di Quaresima oppure se cade nella Settimana Santa o durante il tempo dell'Ottava di Pasqua. Della solenne liturgia nel giorno dell'Annunciazione si ha un'attestazione certa in un canone del X Concilio di Toledo (656), che ne evidenziava la diffusione in tutta la Chiesa, segno di origini ancora più antiche. La data del 25 marzo è direttamente collegata a quella del Natale, poiché di nove mesi anteriore. Il Messale Romano ricorda che "calcoli eruditi e considerazioni mistiche fissavano ugualmente al 25 marzo l'evento della prima creazione e della rinnovazione del mondo nella Pasqua". A proposito di calcoli eruditi bisogna menzionare Dionigi il Piccolo, che - intorno al 525, ricevuto l'incarico di elaborare un metodo matematico per la data della Pasqua - iniziò a numerare gli anni "dall'Incarnazione di Nostro Signore Gesù Cristo". Come un promemoria perenne sull'avvenimento cardine della salvezza, che ci esorta a dire il nostro sì, come fece Maria.

 

 

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