Il Papa chiede di pregare per i cattolici cinesi e che ogni vita è un dono sacro e inviolabile
Nico Spuntoni, in "La Nuova Bussola" – 23 maggio 2022
Quarantotto ore prima del momento in cui il cardinale Joseph Zen dovrà comparire davanti al tribunale di Hong Kong, Papa Francesco ha parlato della situazione dei cattolici cinesi dopo il Regina Coeli recitato a piazza San Pietro. Lo ha fatto per dire che segue "con attenzione e partecipazione la vita e le vicende di fedeli e pastori, spesso complesse" in Cina e si è appellato ai fedeli per unirsi alla sua preghiera "affinché la Chiesa in Cina, in libertà e tranquillità, possa vivere in comunione effettiva con la Chiesa universale ed esercitare la sua missione di annuncio del Vangelo a tutti, offrendo così anche un positivo contributo al progresso spirituale e materiale della società". Il Pontefice ha ricordato che fra due giorni si celebra la memoria liturgica di Maria aiuto dei cristiani "particolarmente sentita dai cattolici in Cina". E proprio il 24 maggio è il giorno in cui il cardinale Zen, arrestato l'11 maggio e rilasciato su cauzione, è atteso dalle autorità di Hong Kong per rispondere dell'accusa di collusione con le forze straniere.
Fino ad oggi, pubblicamente la Santa Sede si è limitata ad esprimere "preoccupazione" per l'arresto dell'arcivescovo emerito di Hong Kong e a far sapere di seguire "con estrema attenzione l'evolversi della situazione". Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato e spesso oggetto di critiche da parte di Zen per il suo operato, ha poi rilasciato alcune dichiarazioni sul caso nelle quali ha negato che l'arresto possa rappresentare una sconfessione dell'Accordo Provvisorio con la Repubblica Popolare Cinese, pur ammettendo che "iniziative come queste possono complicare il già complesso e non semplice cammino di dialogo".
La politica estera ha contrassegnato l'agenda domenicale della Santa Sede: sulla questione del conflitto russo-ucraino, infatti, è ritornata a riaffiorare l'ipotesi di un ruolo diretto del Papa in un'eventuale trattativa di pace. A parlarne è stato monsignor Paul Richard Gallagher reduce dalla sua missione in Ucraina: il segretario per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato ha detto a Vatican News che Kiev "deve difendersi e per fare questo deve ricevere aiuti, anche militari". Una posizione che finora non era stata sostenuta pubblicamente dal Santo Padre quando interrogato sull'argomento. Il prelato britannico, che ha biasimato l'avvio di una nuova corsa alle armi in Europa, ha poi parlato del "ruolo strategico" che potrebbe assumere il Papa nella risoluzione del conflitto, sostenendo che "ci sono spazi" perché questo avvenga.
Ieri, comunque, dopo la recita della preghiera mariana dalla finestra del Palazzo Apostolico, Francesco ci ha tenuto a salutare e ringraziare i partecipanti della manifestazione pro-life 'Scegliamo la vita' che nel pomeriggio di sabato hanno sfilato nelle vie del centro di Roma, partendo dalla vecchia piazza Esedra per poi arrivare a riempire piazza San Giovanni in Laterano. "Vi ringrazio per il vostro impegno a favore della vita e in difesa dell'obiezione di coscienza, il cui esercizio si tenta spesso di limitare", ha detto il Santo Padre. Il Pontefice ha pronunciato, inoltre, parole inequivocabili, aggiungendo che "purtroppo, negli ultimi anni c'è stato un mutamento della mentalità comune e oggi siamo sempre più portati a pensare che la vita sia un bene a nostra totale disposizione, che possiamo scegliere di manipolare, far nascere o morire a nostro piacimento, come l'esito esclusivo di una scelta individuale". Bergoglio è partito da questa osservazione per ricordare che "la vita è un dono di Dio! Essa è sempre sacra e inviolabile, e non possiamo far tacere la voce della coscienza".
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