Domenica III di Pasqua

 

Il Vangelo con la memoria che si attualizza ci riconduce nel Cenacolo. Poiché la risurrezione non cancella i segni della crocifissione, Gesù mostra agli Apostoli le mani e i piedi. E per convincerli, chiede addirittura una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

Gesù si accorge che gli apostoli, e anche noi, sono turbati e presi dal dubbio quando lo vedono, proprio perché non hanno nessuna idea della risurrezione: pensano che sia impossibile. Per questo Gesù insiste: "Guardate le mie mani e miei piedi: sono proprio io!". Egli mostra le sue piaghe come contrassegni della sua identità. Non dice: "Guardate il mio volto!", ma "Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate".

I discepoli pensano di vedere un fantasma, ma Gesù risorto non è un fantasma: è un uomo con corpo e anima, la vita oltre la tomba che non finisce più. Per questo insiste: "Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho".

E poiché questo non sembra bastare, chiede loro: "Avete qui qualcosa da mangiare?". I discepoli gli offrono una porzione di pesce; Gesù lo prende e lo mangia non perché il corpo risorto abbia bisogno ancora di cibo ma per il realismo della sua risurrezione che illumina la prospettiva biblica sul corpo. Questa è una prospettiva molto diversa da quella greca. I greci erano giunti con la ragione all'affermazione dell'immortalità dell'anima, e ciò aveva costituito senza dubbio un grande progresso nel pensiero filosofico umano. Ma essi consideravano il corpo come un ostacolo all'anima. Per alcuni di loro addirittura esso era come una tomba o una prigione dell'anima. Quindi nella vita il corpo sarebbe un peso per l'anima; perciò l'anima se ne deve liberare, e solo così può raggiungere la sua piena dignità.

La prospettiva della fede biblica, invece, è molto diversa. Per la Bibbia il corpo è creato da Dio, e l'uomo non è completo se non è unione di corpo e anima. Pertanto la vittoria di Gesù sulla morte non consiste nel suo rimanere unito a Dio con la sua anima immortale che al momento della morte del corpo si stacca, ma nel ricevere di nuovo il suo corpo unito di nuovo alla sua anima, in un'esistenza che ovviamente è molto diversa dalla nostra esistenza terrena. Così la vittoria sulla morte è veramente completa: Gesù è risorto con un nuovo corpo per l'anima.

Questo ci fa capire che per la fede cattolica c'è un'idea molto positiva del nostro corpo. È vero che il corpo, ferito dal peccato originale, può essere per noi occasione di peccato; ma in realtà il peccato non è provocato dal corpo, bensì dalla nostra debolezza psicologica di volontà e morale. Il corpo di per sé è uno strumento magnifico che Dio ha messo a nostra disposizione perché possiamo vivere la nostra vita maschile-femminile in pienezza. E noi dobbiamo avere un grande rispetto per esso, perché è stato creato da Dio. Dobbiamo averne cura in modo equilibrato, e riconoscere veramente che l'uomo non è tale se non in unione di corpo e anima.

Dopo aver mostrato ai discepoli di essere veramente risorto con il suo corpo unito all'anima, Gesù per fondare la loro fede, si riferisce alle parole che aveva detto prima di morire e alla Parola di Dio dell'Antico Testamento:" Sono queste le parole che io vi dicevo quando ero ancora con voi". Queste parole si riferivano alle profezie:" Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi".

Qui Gesù menziona tre parti dell'Antico Testamento: la legge, i profeti e gli altri scritti. Possiamo riconoscere il Risorto solo se abbiamo assimilato l'insegnamento della Bibbia e le sue predizioni. Grazie alle parole di Gesù, che aveva predetto più volte le sue sofferenze, la sua morte e la sua risurrezione, possiamo riconoscerlo come risorto e vedere il nostro vissuto sofferenza nella speranza della nostra risurrezione.   

Grazie a questi segni molto realistici, i discepoli superano il dubbio iniziale e si aprono al dono della fede, della speranza, dell'amore; e questa fede permette loro di capire le cose scritte sul Cristo, sul Messia "nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi" (Lc 24,44). Leggiamo infatti, che Gesù "aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: "Così sta scritto: il Messia, il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati …Di questo voi siete i testimoni" (Lc 24,45-48). Il Salvatore ci assicura della sua sacramentale presenza reale, per mezzo della Parola e dell'Eucaristia: ecco l'importanza della Messa almeno ogni domenica! Come, perciò, i discepoli di Emmaus riconobbero Gesù presente nello spezzare il pane (Lc 24,35), così anche noi incontriamo veramente il Signore nella Celebrazione eucaristica almeno della domenica. Spiega, a tale proposito, san Tommaso d'Aquino che "è necessario riconoscere secondo la fede cattolica, che tutto il Cristo è presente in questo Sacramento…perché mai la divinità ha lasciato il corpo che ha assunto" (S.Th. III, q. 76, a.1).

Carissimi, nel tempo pasquale la Chiesa, solitamente, amministra la Prima Comunione ai bambini. E anche qui anziano in Casa di riposo rivivo la mia esperienza di parroco a Spiazzi, San Fermo, Torri, Santi Apostoli. I bambini in terza e quarta elementare nella catechesi li ho sempre preparati io personalmente. E prego che i parroci, i genitori e i catechisti siano consapevoli dell'importanza di questa festa nell'annuncio della fede. Il Signore mi ha dato la grazia di vedere vocazioni sacerdotali, religiose e matrimoniali di questi bambini. Questo giorno rimane giustamente impresso nella memoria come il primo momento in cui si è percepita l'importanza dell'incontro personale con Gesù. Dopo la Domenica della prima Comunione per otto giorni ritornavano a Messa e continuavano la festa. Sono felice a 87 anni, 62 di sacerdozio di chiedere alla Madre di Dio l'ascolto attento della Parola del Signore e a partecipare con fervore alla Mensa del Sacrificio Eucaristico. Oggi le percentuali della partecipazione sono drammaticamente calate. Ma questo resto sono l'unica speranza!  

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