Domenica IV di Pasqua

Oggi,  IV Domenica di Pasqua, Domenica del "Buon Pastore", Giornata di Preghiera per le vocazioni sacerdotali e di consacrazione
Tutti i fedeli sono esortati a pregare  in modo particolare per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata non solo per la necessità pastorale ma anche per la bellezza umana di queste vocazioni. Mentre salutiamo i neo-diaconi e i neo-presbiteri insieme con i loro familiari e amici, ricordiamo quanti il Signore, anche per le nostre preghiere e attenzioni, continua a chiamare per nome, come fece un giorno con gli Apostoli sulla riva del Lago di Galilea, perché diventino
"pescatori di uomini", cioè suoi diretti collaboratori agendo Lui Buon Pastore attraverso le loro persone nell'annuncio del Vangelo e nel servizio del Regno di Dio in questo nostro tempo.
Il breve brano del Vangelo completa l'altro in cui Gesù si dichiara il Buon Pastore (Gv 10,1-18). Gesù parla della relazione delle sue pecore con Lui, spiegando che essa è fondata su un dono di Dio. Dice: "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono". C'è una relazione di conoscenza e di amore reciproci tra Gesù e le sue pecore che, vivendola da presbiteri, riempie anche umanamente il cuore di chi è chiamato non meno dell'esperienza sponsale e familiare. 
Poi Gesù afferma indicando quello che avviene in chi da sacerdote agisce in sua persona: "Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio". Gesù fa capire che la relazione del sacerdote con lui è una relazione molto profonda, stabilita dal Padre celeste. Non si tratta di una relazione superficiale o semplicemente umana, come è quella tra un maestro e i suoi discepoli, o quella tra un uomo politico e i suoi seguaci, ma si tratta di una relazione profonda che coinvolge totalmente nell'amore, voluta dal Padre celeste.
Essendo profonda questa relazione, pur nel libero arbitrio senza del cui rischio non può accadere l'amore, è saldissima. Afferma infatti Gesù: "[Le mie pecore] non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio".
Che cosa significa e come avviene questa relazione profonda tra Gesù risorto e i suoi discepoli? Gesù lo spiega in altri brani del Vangelo. Ad esempio, quando afferma: "Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato" (Gv 6,44) C'è un'iniziativa del Padre, che attira a Gesù risorto per essere consacrati con il sacramento dell'Ordine ad agire in sua persona.
Questa relazione tra Gesù risorto, presente nel suo corpo che è la Chiesa, e i chiamati al sacerdozio o alla vita consacrata è fondata sulla docilità a Dio. Se una persona non è docile a Dio, non può essere attirata a Gesù risorto presente nella Chiesa dal Padre celeste. In questo caso, la sua relazione con Gesù sarà superficiale, fragile. Invece, se la persona è docile a Dio, ascolta la sua voce e punta ad agire secondo la sua volontà, che è una volontà di amore, il Padre celeste stabilirà tra lei e Gesù una relazione profonda con i doni della fede, della speranza, della carità, che nessuno può mai spezzare.
Occorre pregare perché cresca in ogni parrocchia e comunità cristiana l'attenzione per le vocazioni, per la loro bellezza e attrattiva anche umana, per la formazione dei sacerdoti: la  formazione inizia in famiglia, prosegue in parrocchia, in seminario e coinvolge tutti coloro che hanno a cuore la salvezza delle anime.
Chiediamo che ci accompagni Maria, celeste Madre dei  Sacerdoti; Lei, che sotto la Croce si è unita al Sacrificio del Figlio suo e, dopo la risurrezione, nel Cenacolo ha accolto insieme con gli Apostoli e con gli altri discepoli il dono dello Spirito. 

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