La regalità sociale di Cristo, una sintesi del Magistero
La regalità social di Cristo: una sintesi del Magistero
Stefano Fontana 3 giugno 2025
[Sabato scorso 2 dicembre si è tenuto a Lonigo (Vicenza), presso il Convento di San Daniele dei Frati Minori, il tradizionale convegno su "San Tommaso e la Dottrina sociale della Chiesa" che quest'anno ha affrontato l'argomento della Regalità sociale di Cristo. Dall'intervento di Stefano Fontana di introduzione al convegno e dal titolo "La regalità sociale di Cristo cuore della Dottrina sociale della Chiesa", estraiamo e pubblichiamo qui alcuni passaggi sull'enciclica Quas primas di Pio XI dell'11 dicembre 1925].
L'enciclica Quas Primas
La dottrina circa la Regalità di Cristo (RdC) è contenuta organicamente nell'enciclica Quas primas di Pio XI dell'11 dicembre 1925 destinata alla istituzione delle Festa di Cristo Re. Essa però era stata anticipata in precedenza soprattutto da Leone XIII che ne parla in ben quattro encicliche e in due lettere pastorali. La Quas primas riprende e organizza in un quadro unitario gli insegnamenti precedenti.
L'enciclica espone dapprima i fondamenti scritturistici (distinti in VT e NT) e patristici della RdC. Il paragrafo sul Nuovo Testamento è intitolato "Cristo si è proclamato Re", con speciale riferimento a quanto Gesù disse a Pilato. I principali luoghi del Libri del NT dedicati alla RdC sono i seguenti: Ap 1, 5-8; Ap 19,16; Gv 15,10 (Legislatore); Gv 5, 22 (Giudice); Gv 18, 33-37; Gv 19,11; Lc 1, 32-33; Mt. 25, 31-40; Mt 28-18; Eb 1,2; Rm 12 1,4; 1Cor 15, 25; At 4,16; Pro 8, 15-16; Sap 6, 3-4; Eccl 17,14.
In seguito, l'enciclica chiarisce il senso della RdC che possiamo così riassumere:
1) Un primo fondamento dogmatico della RdC è l'unione ipostatica, la presenza in Cristo della Natura Divina e della Natura Umana, sicché gli uomini gli obbediscono come Dio e come Uomo;
2) un secondo è il "riscatto" degli uomini compiuto attraverso il Suo Sacrificio, per cui tutti gli uomini sono "Suoi", sono membra di Cristo anche nei loro corpi;
3) Cristo è il Redentore ma è anche il Legislatore a cui si deve obbedienza;
4) non riguarda solo i "popoli cattolici" ma è universale;
5) Il RdC è principalmente spirituale;
6) ha un significato escatologico;
7) ma non solo spirituale né solo escatologico, esso ha anche un significato sociale. Ne consegue l'invito: "Non rifiutino, dunque, i capi delle nazioni di prestare pubblica testimonianza di riverenza e di obbedienza all'impero di Cristo insieme coi loro popoli, se vogliono, con l'incolumità del loro potere, l'incremento e il progresso della patria";
8) sulla RdC si fonda il principio fondamentale della vita sociale secondo cui l'autorità viene da Dio: "Allontanato Gesù Cristo dalle leggi e dalla società, l'autorità appare senz'altro come derivata non da Dio ma dagli uomini, in maniera che anche il fondamento della medesima vacilla";
9) la RdC è fonte di libertà perché obbedire a Dio rende liberi dall'obbedienza agli uomini (1Cor, 7,23);
10) la RdC è fonte di concordia e di pace, perché Egli è venuto per servire.
L'enciclica prosegue indicando i motivi pastorali della istituzione della Festa di Cristo Re: a) la lotta contro il laicismo "peste della età nostra"; b) la rivendicazione del diritto della Chiesa di ammaestrare le genti, di fare leggi e di governare i popoli per condurli alla eterna felicità; c) l'inaccettabilità di eguagliare la religione cristiana con altre religioni false; d) il rifiuto che essa venga sottomessa al potere civile, all'arbitrio dei principi e dei magistrati; e) impedire che la religione di Cristo venga sostituita da un sentimento religioso naturale; f) e che gli Stati ripongano la loro religione nell'irreligione e nel disprezzo di Dio.
Stefano Fontana
I nodi teologici
Si possono evidenziare i concetti teologici implicati nella nozione di RdC nei seguenti:
1 – L'integralità della salvezza in Cristo.
2 – La piena assunzione in Cristo della natura umana.
3 – La Sua ricapitolazione finale di tutte le cose, del Cielo e della Terra.
4 – La continuità tra natura e soprannatura, ragione e fede, creazione e salvezza, organizzazione della vita politica e salvezza delle anime, con la priorità del secondo elemento sul primo (un et-et non accostato ma ordinato).
5 – Dio è il primo Legislatore.
6 – e il supremo Giudice.
7 – L'origine divina dell'autorità.
8 – Il ruolo pubblico della religione cristiana, da non farsi dipendere dal principio della libertà di religione.
9 – Ineguaglianza delle religioni.
10 – Ruoli originari legislativi ed educativi della Chiesa anche in materia religiosa con risvolti civili (per es. matrimonio, educazione dei giovani e carità).
11 – La dipendenza dello Stato dalla Chiesa o della politica dalla religione per quanto riguarda fondamento e fini.
12 – Doveri della politica verso la religione vera.
13 – Il concetto corretto di libertà con il rifiuto della sua definizione moderna e liberale.
14 – Il concetto del diritto naturale come dotato di una certa autonomia ma anche insufficiente e bisognoso della religione cattolica (la legge naturale non è sufficiente, ci vuole anche la legge divina positiva)
15 – Il rifiuto del concetto di sovranità e di "sovranità popolare" in quanto espressione di ateismo.
16 – La dipendenza della legge positiva dalla legge naturale e questa dalla legge eterna.
17 – Il bene comune richiede la presenza pubblica di Dio.
Se non si ammette la RdC tutti questi punti vengono sovvertiti o inquinati. Questo ci dice che la dottrina della RsC è il cuore della dottrina e della vita cristiane.
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