III Domenica

III Domenica "Lc 24,35-48) "Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno"

 

In questa terza Domenica del Tempo pasquale, la Chiesa ci accoglie nel Cenacolo per vivere, insieme agli Apostoli, la visita del Signore Risorto. È questa una visita specialissima, inaspettata, capace di dischiuderci qualche "raggio" del Mistero divino e di chiamarci, con rinnovata forza, a conversione.

 

Ci vengono rivelate oggi, infatti, alcune "caratteristiche" della nuova Presenza del Signore Risorto. Ne enumeriamo tre: il realismo, "l'eccedenza" e la divina pazienza.

 

Anzitutto la Presenza del Risorto si mostra assolutamente "reale". Di fronte all'incredulità dei discepoli, Cristo si limita a compiere due semplicissimi gesti. Egli, dapprima, mostra loro le mani e i piedi, invitando a toccarLo. Quale meravigliosa semplicità! Solo nel fatto cristiano, è data una tale immediatezza: un Dio che, standoci davanti, ci invita a toccarLo; un Dio che non pone condizioni all'incontro con Sé, non domanda il compimento di una qualche opera meritoria o di entrare in un qualche speciale "spazio sacro" per entrare in relazione con Lui, ma percorre Egli stesso, per noi, la strada che ci separa, divenendo Lui quello "spazio sacro" nella sua Parola, nei Sacramenti, nell'Eucaristia soprattutto della Domenica nel quale ci è dato di incontrarLo: «Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho» (Lc 24,39). In seguito, poiché – narra l'Evangelista – «per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore» (Lc 24,41), Cristo pone un secondo gesto, ancora più "disarmante" ed inequivocabile nel suo rendersi anche visbile: si fa porgere del pesce e lo mangia dinanzi a loro.

 

La Presenza di Cristo è quindi reale: Egli è davvero Presente, non solo spiritualmente, ma corporalmente, oggi ecclesialmente anche senza apparizioni. Nella dimensione spaziale, una sezione dello spazio è occupata dalla Persona di Gesù, così come il volume occupato dai nostri corpi.

 

Certo, Egli occupa il nostro spazio "realmente", ma in un modo nuovo, eccedente. L'"eccedenza" è la seconda caratteristica della Presenza del Risorto. Egli è Presente con il Suo vero Corpo: è quello stesso Corpo che abbiamo adorato crocifisso il Venerdì Santo, ma è nel medesimo tempo un Corpo "trasformato", che diciamo "glorioso", cioè totalmente "compenetrato" dall'Eternità di Dio, tanto da poter entrare nel cenacolo a porte chiuse e mangiare come ogni uomo, apparire all'improvviso e farsi toccare, parlare ai discepoli con i quali ha condiviso la propria vita duemila anni fa, ed essere qui, a noi contemporaneo, ed invitando anche noi a condividere questa Vita.

 

La Presenza di Cristo è quindi reale ed eccedente, cosicché, mentre sta "dinanzi" a noi, può invitarci anche ad "uscire" da noi, ad abbandonare le nostre limitate categorie ed unità di misura, per aprirci allo spazio ben più grande e buono della Sua Vita e Volontà.

 

Davanti a tale "eccedenza" della Persona di Gesù Cristo, viene messa a nudo, inoltre, l'inconsistenza di quell'atteggiamento che sempre ha costituito una tentazione per l'uomo di ogni tempo – anche per gli Apostoli nel Cenacolo –, ma che nei tempi più recenti, in Occidente, ha ricevuto addirittura una vera e propria "investitura" filosofica: il razionalismo. Quella dottrina, diventata poi atteggiamento diffuso, che attribuisce alla razionalità umana la virtù divina dell'"onnipotenza", ritenendola cioè capace non più solo di domandare e "accogliere" il significato della realtà, ma addirittura di "inventarlo", inventando la religione laica, oggi sacra ed essere così la misura di tutte le cose, rivela qui tutta la propria inadeguatezza ed inconsistenza. Dio c'è, è vicino e si rende Presente in un modo imprevedibile, con una prossimità nella Parola e nei Sacramenti per noi inimmaginabile, di fronte alla quale non possiamo che arrenderci e, appunto, convertirci al Suo modo di amarci.

 

E infine, Cristo Risorto mostra verso gli Apostoli una commovente "pazienza". Differentemente da noi, infatti, che di fronte ad un solo gesto d'amore non corrisposto, ci ritiriamo dai rapporti con i nostri fratelli uomini, Egli ci ama insistentemente, attendendo che ci arrendiamo allo splendore del Suo Volto.

 

Ci ottenga la Vergine il dono di questa "resa" del cuore. Lei, che ci ha donato Colui che è la vera "misura" dell'universo, e che già adesso, Assunta in cielo, è partecipe della gloria della Risurrezione, ci orienti al Figlio Suo e ci generi alla Vita vera. Amen.

 

 

 

 

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