XXXI Domenica A

XXXI Domenica A (Mt 23,1-12) "Dicono e non fanno"

 

Gesù rimprovera gli scribi e i farisei, che avevano nella comunità un ruolo di maestri, perché la loro condotta era apertamente con contrasto con l'insegnamento che proponevano agli altri con rigore. Gesù sottolinea che costoro "dicono e non fanno" (Mt 23,3); anzi, "legano i fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito" (Mt 23,4). La buona dottrina, oggi quella conforme al Catechismo, va sempre accolta come un dono, ma rischia di essere smentita da una condotta incoerente. Per questo Gesù dice: "Praticate e osservate ciò che dicono, ma non agite secondo le loro opere" (Mt 23,3). Oggi ci si permette addirittura dottrine non secondo il Catechismo. L'atteggiamento di Gesù è esattamente l'opposto: Egli pratica per primo il Comandamento dell'amore nella Verità che insegna a tutti e può dire che esso è un peso leggero e soaveproprio perché nell'amore ci aiuta con la preghiera a portarlo e annunciarlo insieme con Lui presente (Mt 11,29-30). 

Pensando al rischio di maestri che oggi opprimono la libertà altrui con false dottrine o comportamenti non coerenti in nome di dottrine non conformi al Catechismo perenne della Chiesa Cattolica in nome della loro autorità San Bonaventura indica chi è sempre l'autentico maestro, La Verità perenne affermando: "Nessuno può insegnare e nemmeno operare, né raggiungere le verità conoscibili senza la consapevolezza della presenza del Figlio di Dio". "Gesù è Lui che siede sulla cattedra" come il Mosè più grande che porta a compimento la perenne Legge, che estende l'Alleanza cioè la Storia d'amore con il Battesimo a tutti i popoli. È Lui il nostro vero e unico Maestro! Siamo pertanto, chiamati a seguire in continuità storica il Figlio di Dio, il Verbo incarnato nella Chiesa perenne, che esprime la verità perenne nella Chiesa con il Catechismo nella fedeltà alla volontà del Padre, attraverso il dono continuo di sé stessoperché la Verità è innanzitutto Lui risorto sacramentalmente presente.

Nelle ultime quattro domeniche dell'Anno liturgico noi ravviviamo la comunione ecclesiale anche con i nostri cari defunti nel corpo, nella sensibilità in polvere ma vivi nell'anima per cui in purgatorio intendono e vogliono la comunione con noi e i Santi in paradiso. Le anime sante dei nostri cari ci hanno preceduto nel segno della fede e ora anche nella purificazione dormono il sonno della pace. La comunione con le Anime del Purgatorio diventa preghiera, Messe per loro, gesti di carità in suffragio per raggiungere la meta del Paradiso. Per loro già certe della salvezza offriamo tante Messe di suffragio, stringendosi spesso in novembre attorno all'altare, su cui si rende presente il Sacrificio che proclama la Vita sulla morte, la Grazia sul peccato, il Paradiso sull'inferno. La nostra Madre ci aiuta a vedere la morte positivamente come meta del Cielo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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