Preghiera 64

12 gennaio 2016
La preghiera di liberazione, guarigione, consolazione più efficace è il Sacramento della Riconciliazione, della Confessione mensile nell’Anno giubilare della Misericordia
Liturgia di Natale: Messa del giorno
All’inizio: 140 - Di quale immenso amore
Alla Comunione 354 - Venite fedeli
All’esposizione: 193 – Inni e canti
In ogni celebrazione eucaristica il Crocefisso risorto rende sacramentalmente attuale in ogni tempo e luogo la memoria progressiva delle tappe della sua vita terrena cioè dell’Incarnazione: nascita, passione, morte, risurrezione, ascensione, invio dello Spirito creando il suo corpo cioè la
Chiesa dove si fa presente e agisce per tutti e per tutto. L’anno liturgico concentra in una tappa il susseguirsi delle altre: nelle celebrazioni natalizie ci si concentra sulla  nascita pur attualizzandosi nella celebrazione eucaristica e nei sacramenti della confessione e comunione con  tutte le altre. Il Natale è, in se stesso, non solo memoria, ricordo, ma Avvenimento di Misericordia! La Misericordia è la ragione dell’azione creatrice nella quale Dio, che è Amore, ha voluto creature libere per una risposta di amore perché senza libertà non c’è amore. La libertà in creature finite, però, è anche un rischio del no a Dio, del peccato con la possibilità del si libero d’amore. Ma Dio ha plasmato l’uomo-donna come capolavoro finale, come apice della creazione perché nella relazione con l’essere umano ha trovato qualcuno al quale poter perdonare cioè esercitare l’onnipotenza del perdono ricreando ciò che il peccato mortale distrugge, il peccato veniale ferisce. La Misericordia è il senso ultimo della storia, dell’universo. Dio Padre dall’eternità ha deciso di donarci il suo Unico Figlio come grande sacramento della divina pietà (Timoteo, 3,16) perché con il dono del suo Spirito diventasse per noi “sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (1 Cor 1,30) cioè liberazione, guarigione spirituale e fisica, consolazione, vittoria sul Maligno. Il Natale è capolavoro di Misericordia con il Sacramento della Riconciliazione, della Confessione,  della Comunione, degli atti di Carità. Di qui la gioia evangelica di essere stati raggiunti dalla Verità che è Amore; di essere stati raggiunti dalla via della grazia cioè del dono gratuito dello Spirito; di essere stati liberati e conquistati dalla “gloria dell’unigenito del Padre”, che è venuto, assumendo il volto della sua  misericordia   “pieno di grazia e di verità” (1 Gv 1,14). La misericordia del Padre non ci ama solo quando e perché siamo buoni, ma per farci diventare buoni, non guarda quante volte cadiamo, ma quante volte ci lasciamo perdonare. La celebrazione, nella prima tappa dell’anno liturgico, dell’Incarnazione salvifica nell’Anno della Misericordia, ci stimola a una conversione cioè ad una sincera revisione del modo di pensare, di sentire,  di volere e di agire davanti all’icona del presepe per gettarci mensilmente, con l’umiltà di Dio che si abbassa assumendo un volto umano di bambino e agendo nella Confessione e Celebrazione eucaristica attraverso la mediazione del sacerdote,  tra le braccia del Padre delle misericordie in confessioni mensili rigeneranti e varcare spesso la Porta Santa cioè passare al di là di un vecchio modo di sentire, pensare,  volere, agire  e poter ricevere il dono dell’Indulgenza plenaria, ovvero la remissione di tutti i residui di pena da scontare come purificazione dalle scorie del peccato perdonato nella Confessione. Nel momento del passaggio dalla Porta, pensando all’amore del Padre, nasce la conseguenza dell’impegno di evitare affettivamente non solo offese gravi ma anche veniali. Che gioia passare dalla Porta, puliti come dopo il Battesimo di acqua con il Battesimo di lacrime della Confessione, sicuri di poter uniti con la Comunione a Cristo, alla fede della Chiesa,  in unione con il Papa con tutti i vescovi, i sacerdoti, i fratelli nella fede, vincere il Maligno, innanzitutto non soccombere nella tentazione e anche essere liberati da vessazioni, ossessioni infestazioni, possessioni.
Come far esperimentare in chi si confessa quella tenerezza divina verso i peccatori pentiti che tanti episodi evangelici mostrano con accenti di intensa commozione. Prendiamo per esempio la pagina famosa del Vangelo di Luca che presenta la peccatrice perdonata (Lc 7,36-50). Simone, fariseo e ricco “notabile” della città, tiene in casa sua un banchetto in onore di Gesù. Inaspettatamente dal fondo della sala entra una ospite non invitata né prevista: una nota prostituta. Comprensibile il disagio dei presenti, di cui tuttavia la donna pare non preoccuparsi. Essa avanza e, in modo piuttosto furtivo, si ferma ai piedi di Gesù. Le sono giunte all’orecchio le sue parole di perdono e di speranza per tutti, anche per le prostitute: è commossa e se ne sta silenziosa. Bagna con le lacrime i piedi di Gesù, li asciuga con i capelli, li bacia e li unge di un soave profumo. Così facendo, diversamente da altre volte, la peccatrice vuole esprimere l’affetto e la riconoscenza che nutre verso il Signore misericordioso con gesti a lei familiari per altri scopi, anche se socialmente censurati, pur non intrinsecamente cattivi in se stessi com’è, invece ogni atto sessuale non nell’esclusività matrimoniale e disgiunto artificialmente dall’apertura alla fecondità: dipende dall’animo e dalla intenzione particolare con cui si fanno questi gesti affettivi. Di fronte all’imbarazzo generale, è proprio Gesù, volto della misericordia del  Padre, ad affrontare la situazione: “Simone, ho una cosa da dirti”. “Parla pure, Maestro”, gli risponde il padrone di casa. Conosciamo tutti la risposta di Gesù con una parabola che potremmo riassumere nelle seguenti parole che il Signore sostanzialmente dice a Simone: “Vedi? Questa donna sa di essere peccatrice e, mossa dall’amore, chiede comprensione e perdono. Tu, invece, presumi di essere giusto e sei forse convinto di non aver nulla di grave da farti perdonare”. Con questo atteggiamento esistenziale di credersi migliore degli altri il Maligno fa soccombere nella tentazione e può dominare.
Meraviglioso il lieto annuncio, il Vangelo, la verità che traspare dal brano evangelico: a chi molto ama lasciandosi perdonare, Iddio perdona tutto. Chi, invece, confida in se stesso e nei propri meriti è come accecato dal proprio io e il suo cuore si indurisce non cogliendo la propria situazione di peccato e di conseguenza accusando gli altri. Ma chi, invece, non soccombendo alla tentazione del Serpente antico che oscura la coscienza, si riconosce debole e peccatore e si affida a Dio, da Lui ottiene grazia, perdono con la capacità di perdonare come è perdonato cioè senza ricordare il male perdonato nella Confessione. E’ proprio questa l’evangelizzazione da far risuonare nell’Anno giubilare  della Misericordia: ciò che più conta è far comprendere che nel Sacramento della Riconciliazione, nella Confessione, qualsiasi peccato si sia commesso, se lo si riconosce umilmente e ci si accosta fiduciosi al Padre attraverso la Chiesa col ministero del sacerdote confessore, si sperimenta sempre la gioia purificatrice del pentimento, del perdono di Dio e di poter essere non succubi del Maligno. Urge avere confessori ben formati dal punto di vista dottrinale alla luce della Veritatis splendor  e di far esperimentare ai penitenti l’amore misericordioso del Padre celeste attraverso Cristo che ne è il volto e il dono dello Spirito che lo realizza in continuità. In ogni celebrazione di questo sacramento viene come “anticipato” il Giudizio ultimo, il fedele per mezzo del sacerdote confessore e per divina volontà, si trova ai piedi di Cristo Incarnato, cioè Nato, Morto e Risorto,  più forte e vincitore del Maligno, presente nella Sua Chiesa, confessa, pentito, la verità delle proprie azioni, domandandone perdono e così, per mezzo della “sentenza” di assoluzione, gli è donato di aprirsi alla grande Verità del mistero di Cristo, alla Verità della Sua e della Misericordia del Padre. Il penitente, con il dono dello Spirito, viene abbracciato, risollevato, ricreato e trasformato, divenendo finalmente capace di “vivere Cristo”, anche di “vedere Cristo” e di annunciare la Sua presenza con gioia a tutti quelli che incontra.
Preghiera e catechesi
143 1. Dio s’è fatto come noi, per farci come Lui. R) Vieni, Gesù, resta con noi!
         2. Viene dal grembo d’una donna, la Vergine Maria. R) Vieni …
Oggi si assiste ad una certa disaffezione nei confronti di questo Sacramento a volte anche per il modo di celebrarlo ma soprattutto per la perdita del senso del  proprio peccato aumentando l’accusa di quello degli altri. E’ terribile la tentazione del Maligno di battere il petto degli altri anziché il proprio anche con frasi manieristiche di mielosa umiltà. Quanta intransigenza, adoperando anche i mezzi di comunicazione, per gli altri e quanta indulgenza per se stessi! Quanto è fecondo, importante tener vivo il senso del nostro peccato personale per  la gioia di lasciarci perdonare dallo Spirito Santo e poter riversare sugli altri quello stesso torrente di misericordia che il Signore riversa su di noi al momento in cui il nostro Redentore, per il tramite del Sacerdote confessore, Esorcista, pronuncia la meravigliosa formula di assoluzione: “Dio Padre, che ha riconciliato il mondo nella morte e risurrezione del Suo Figlio e ha effuso lo Spirito santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace, E io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Però quando si insiste solo sull’accusa dei peccati, che pure deve esserci e occorre aiutare i fedeli  a comprenderne l’importanza  dell’esame di coscienza di ogni sera alla luce della Parola di Dio, si rischia di relegare in secondo piano ciò che in esso è centrale, e cioè l’incontro personale con Dio, Padre di bontà e di misericordia, nella larghezza del suo cuore cioè non esclude nessuno, nella lunghezza del suo amore cioè è perseverante e nessuna difficoltà lo vince, nell’altezza del suo amore cioè si propone un fine altissimo, riportare ogni uomo a essere in Cristo figlio nel Figlio e quindi fratello nella fraternità ecclesiale-umana, nella profondità del suo amore cioè condivide fino in fondo le miserie di ogni uomo.
145 3.Tutta la storia lo aspettava: il nostro Salvatore. R) Vieni ….
        4. Egli era un uomo come noi e ci ha chiamato amici. R) Vieni…
Nel cuore di ogni celebrazione sacramentale della Confessione non sta il peccato, ma la misericordia di Dio sul peccato di cui ci si lascia perdonare, misericordia che è infinitamente più grande di ogni nostra colpa. Il Padre prova gioia ed esercita la sua onnipotenza proprio nel perdonare, non guarda quante volte cadiamo, ma quante volte, con il suo perdono sacramentale ci rialziamo tentando, ritentando affettivamente con fiducia e speranza anche non riuscendo effettivamente di vivere secondo la volontà di Dio, nella fede che solo Cristo porterà a compimento, non noi.
La predicazione dei pastori e specialmente lo stile dei confessori è quello di porre in evidenza il legame stretto che esiste tra il Sacramento della Riconciliazione e un’esistenza tutta orientata decisamente alla conversione e ad essere misericordiosi e quindi senza più alcuna paura del Demonio che divide, di Satana che spinge all’odio, del Serpente antico che oscura la coscienza, del Dragone che punta a dissolvere la creazione, la natura, l’ambiente. Nell’Anno giubilare della Misericordia occorre promuovere una mentalità di continuo rapporto tra misericordia e conversione, tra sacramento della confessione e una vita tutta tesa a tentare e ritentare di assimilarci a Cristo nel suo amore misericordioso dato in dono dal Suo Spirito che sostenga e alimenti l’impegno ad essere fedeli discepoli del Signore e custodi della creazione, della natura, dell’ambiente. Papa Francesco ricorda che nel Giubileo della Misericordia occorre ravvivare una vita cristiana che tenda continuamente a questa conversione non solo personale ma comunitaria, ad una riforma continua della Chiesa e quando ci si accosta mensilmente al Sacramento della Riconciliazione resti vivo nel credente l’anelito al cammino di perfezione evangelica. Se viene meno questo anelito incessante, la celebrazione anche mensile del sacramento rischia purtroppo di diventare qualcosa di formale che non incide nel tessuto della vita quotidiana e sociale con il rischio di soccombere nella tentazione. D’altra parte, se, pur essendo animati dalla sua parola di seguire Gesù, non ci si confessa regolarmente, frequentemente, mensilmente, si rischia a  poco a poco di rallentare il ritmo spirituale sino a indebolirlo sempre più,  forse anche a spegnerlo. Quanto è importante nella coscienza personale anche l’attesa che l’umanità verrà giudicata dal Figlio dell’Uomo. Verremo giudicati e premiati anche in ciò, nei meriti nei quali non siamo stati riconosciuti e per questo il Giiudizio è fonte della speranza affidabile che ci fa affrontare il presente anche difficile. Ma soprattutto verremo giudicati in base alla “verità” del nostro attuale amore che ci fa già essere quello che saremo, già Regno di Dio prima di morire: un amore perfettamente umano, quindi intelligente e libero nelle relazioni; un amore che non “possiede” il fratello, la sorella, ma ne comprende il dono dandosi; desidera e persegue il vero bene; un amore che usa tutto e pone la verità del proprio e altrui essere dono del Donatore divino al servizio della vita veramente vita, della vita eterna, che non sfrutta egoisticamente le persone al servizio dei propri interessi; un amore che, inevitabilmente, in modo più o meno consapevole, prende posizione di fronte al farsi presente sacramentalmente del mistero del Figlio di Dio che possiede un volto umano, che incessantemente “viene” sacramentalmente anche in ogni volto come nel nascondimento di Betlemme, in continuità attraverso il mistero, il sacramento della Chiesa e alla fine dei tempi nella gloria. Sappiamo che questo nostro amore in risposta all’amore di Cristo, è sempre un amore ferito, “inquinato” dal peccato con il rischio di essere abbandonati nella tentazione e che, non solo ha bisogno di essere “vero”, ma, ancor più e sempre, ha bisogno di essere “inverato”, purificato, salvato. Tuttavia, non vi è alcuna struttura sociale o ecclesiale, né alcuna esortazione morale, né alcuna strategia soltanto umana che possa liberare l’amore e renderlo realmente “vero”. Solo la Grazia sacramentale di Cristo ha questo potere, è Lui il mistero della Misericordia ed è Lui che, riconosciuto e sacramentalmente accolto, rende l’uomo veramente libero nelle relazioni di amore, perché più forte di Satana che spinge all’odio, del Demonio che divide, del Dragone che punta a distruggere la natura.
143 5. Egli ci ha dato la sua vita, insieme a questo pane. R) Vieni…
         6. Noi che mangiamo questo pane, saremo tutti amici. R) Vieni…
Quale gioia per noi sacerdoti essere a servizio di questo incontro di Verità,  di Misericordia, di liberazione, di guarigione, di consolazione; un servizio che si svolge nel nascondimento e a volte non riconosciuto, ma che trova la sua forza nella gratitudine per l’immenso privilegio che ci è stato concesso, di poter condurre, sacramentalmente e perciò realmente, i fratelli dinnanzi all’attuarsi eucaristico, sacramentale di quello che è avvenuto una volta per sempre nella “Grotta di Betlemme”, di poterli mettere a contatto con ciò che per il Padre è molto buono cioè con il Misericordiosissimo Cuore di Cristo e vederli così rinascere a Vita nuova, senza più rimorsi che feriscono nevroticamente, senza più alcuna paura del Maligno. Da qui, dal confessionale, può nascere l’unica vera pace tra sposi, tra genitori e figli, nella Chiesa, nella società, pace di cui il mondo ha veramente bisogno in una situazione di terza guerra mondiale a pezzi, è l’unico aiuto.
143 7. Noi che crediamo nel suo amore, vedremo la sua gloria. R) Vieni…
        8. Vieni, Signore, in mezzo a noi: resta con noi per sempre. R) Vieni….
Se il senso di colpa senza la possibilità di perdono fa cadere nella nevrosi, da un punto di vista antropologico è importante il senso di colpa che manifesta dove moralmente non si è a posto e unito al perdono si impedisce di cadere nella nevrosi. Il perdono sacramentale di Dio è completo cioè non ricorda. Oggi la diffusa mancanza di una consapevolezza della colpa “che male c’è?” è un fenomeno preoccupante del nostro tempo. Il dono del Sacramento della penitenza consiste quindi non soltanto di poter renderci conto del male che facciamo ma, innanzitutto, del nostro bisogno di perdono da parte di tutti; già con ciò veniamo purificati, puliti interiormente, ci trasformiamo e possiamo comprendere meglio anche gli altri e perdonarli, non mantenere distanze. Il riconoscimento della colpa è una cosa elementare per l’uomo – è malato moralmente se non l’avverte più – e altrettanto importante per lui l’esperienza liberatrice del perdono. Per ambedue le cose il Sacramento della riconciliazione è il luogo decisivo di esercizio. Inoltre la fede diventa una cosa del tutto personale, non ci si nasconde più nella collettività. Se si affronta la sfida e, nella situazione di bisogno di perdono, si presenta, per così dire, indifeso davanti a Dio allora fa l’esperienza commovente di un incontro del tutto personale con l’amore di Gesù Cristo: è l’esperienza più efficace di liberazione, di guarigione, di consolazione. La Regina della pace, la Regina dell’amore, la Madre del lungo cammino ci accompagni.  
140. Di quale immenso amore Iddio ci ha amati, da darci il Figlio suo a far di noi suoi figli. R) Godiamo ed esultiamo per noi il Cristo è nato, andiamo al Redentor.
Venite processionalmente, incominciando da quelli in fondo alal Chiesa…Letizia ci canterà canti natalizi.
67. O Gesù ti adoro, stia candida, sotto un vel di pane, nutri l’anima, solo in te il mio cuore si abbandonerà. Perché tutto è vano se contemplo Te.
Ora guardo l’Ostia che si cela a me. Ardo dalla sete di vedere Te: quando questa carne si dissolverà, il tuo viso luce, si disvelerà. Amen.
Preghiamo. Guarda, Padre misericordioso, chi è convenuto in questa preghiera di liberazione, guarigione, consolazione con l’impegno della confessione mensile e professa la sua fede in Gesù Cristo, presente bambino davanti a noi in questo Sacramento e ora ci benedice: fa che chi è convenuto in tuo ascolto attinga da questa sorgente di ogni grazia, benefici nel tempo e frutti di salvezza eterna. Per Cristo nostro Signore.
Amen
Dio sia benedetto …
Ed ora il sacramentale dell’acqua benedetta ed esorcizzata
Preghiamo. Signore Dio onnipotente, fonte e origine dell’anima e del corpo, benedici + quest’acqua e fa che ce ne serviamo con fede per implorare il perdono dei nostri peccati e la grazia di essere sorretti in ogni infermità e difesi da ogni insidia del nemico. La tua misericordia, o Padre, faccia scaturire per noi l’acqua viva della salvezza, perché possiamo accostarci a Te, con cuore puro, e fuggire ogni pericolo dell’anima e del corpo. Per Cristo nostro Signore.
Amen
Prossimo incontro martedì 9 febbraio. Venerdì 29 gennaio e sabato 30 non ricevo per l’intervento di cateratta all’occhio sinistro.
224. C’è una terra silenziosa dove ognuno vuol tornare…una terra e un dolce volto con due segni di violenza; sguardo intenso e premuroso, che ti chiede di affidare la tua vita e il tuo mondo in mano a lei. R) Madonna…Madonna Nera…è dolce…esser tuo figlio. Oh, lascia….Madonna Nera…ch’io viva vicino a te!....
Questo mondo in subbuglio cosa all’uomo potrà offrire? Solo il volto di una Madre pace vera può donare. Nel tuo sguardo noi cerchiamo quel sorriso del Signore che ridesta un po’ di bene in fondo al cuor. R) Madonna…





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