Un piccolo dettaglio della tradizione circa l'infanzia di Gesù in cui traspare il mistero

Oltre alla narrazione sulla nascita di Gesù, san Luca ci ha conservato ancora un prezioso piccolo dettaglio della tradizione familiare circa l’infanzia di Gesù – un dettaglio in cui traspare in modo singolare il mistero di Gesù che stiamo ascoltando e celebrando

Riviviamo oggi quando Gesù compie, con Maria e Giuseppe, il pellegrinaggio a Gerusalemme anche se non aveva ancora compiuto il tredicesimo anno di età: un segno della profonda religiosità della Sacra Famiglia come dovrebbe essere di
ogni famiglia. Quando, però, i suoi genitori ripartono per Nazareth, avviene qualcosa di inaspettato: Egli senza dire nulla, rimane nella Città. Per tre giorni Maria e Giuseppe lo cercano e lo trovano nel Tempio, a colloquio con i maestri della Legge.  E quando gli chiedono spiegazioni la risposta di Gesù alla domanda della madre, addolorata con Giuseppe, la risposta è impressionante: Ma come? Mi avete cercato? Non sapevate dove deve essere un figlio? Che cioè deve trovarsi nella casa del Padre, “nelle cose del Padre” (lc 2,49)? Gesù dice ai genitori: mi trovo proprio là dove è il mio posto – presso il Padre, nella sua casa.
Maria aveva detto: “Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Gesù la corregge: io sono presso il Padre. Non è Giuseppe mio padre, ma un Altro – Dio stesso. A Lui appartengo, presso di Lui mi trovo. Può forse essere espressa più chiaramente la figliolanza divina di Gesù che oggi nell’eucarestia ricevo sapendo e pensando chi ricevo? Egli deve essere presso il Padre, e così diventa chiaro che ciò che appare come disobbedienza o come libertà sconveniente nei confronti dei genitori, in realtà, è proprio espressione della sua obbedienza filiale. Egli è nel Tempio non come ribelle contro i genitori, bensì proprio come Colui che obbedisce, con la stessa obbedienza che lo condurrà per amore alla Croce, alla Risurrezione per essere e operare sacramentalmente come crocefisso risorto sempre presente nella Chiesa per tutti, in tutti tempi e in tutti i luoghi, in ogni famiglia come piccola chiesa.
“Scese dunque con loro e venne a Nazareth e stava loro sottomesso (…)E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,51s). Dopo il momento in cui ha sfolgorato l’obbedienza più grande nella quale viveva Gesù, Egli ritorna alla situazione normale della sua famiglia in tutto uguale alle nostre famiglie – nell’umiltà della vita semplice e nell’obbedienza verso i suoi genitori terreni.  
E’ importante anche ciò che Luca dice sulla crescita di Gesù non solo in età, ma anche in sapienza. Da una arte, nella risposta del dodicenne si è reso evidente che Egli conosce il Padre – Dio – dal di dentro. Egli solo conosce Dio, non soltanto attraverso persone umane che lo testimoniano, primi fra tutti i genitori, ma Egli lo conosce in se stesso. Come Figlio, Egli sta a tu per tu con il Padre. Vive alla sua presenza. Lo vede. Giovanni dice che Egli è l’Unico che “è nel seno del Padre” e perciò può rivelarlo a noi (Gv 1,18). E’ proprio ciò che diventa evidente nella risposta del dodicenne: Egli è presso il Padre, vede le cose e gli uomini, Maria e Giuseppe nella sua luce.
Tuttavia è anche vero che la sua sapienza cresce. In quanto uomo come noi. Egli non vive in un’astratta onniscienza, ma è radicato in una storia concreta, in un luogo, in un tempo, nelle varie fasi della sua vita umana, e da ciò riceve la forma concreta del suo sapere. Così appare qui, in modo molto chiaro, che Egli  ha pensato ed imparato in maniera umana la Bibbia dalla mamma, il lavoro dal papà.
Diventa realmente chiaro che Egli che riceviamo nell’Eucarestia e agisce nei Sacramenti è vero uomo e vero Dio, come si esprime la fede della Chiesa nel Catechismo, nel Compendio. Il profondo intreccio tra l’una e l’altra dimensione non lo possiamo definire. Rimane un mistero e, tuttavia, appare in modo concreto nella breve narrazione del dodicenne della famiglia di Nazareth – una narrazione che così apre al tempo stesso la porta, che poi ci viene raccontata dai Vangeli e attualizzata nella Messa. 

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