Seconda giornata di Papa Francesco in Africa

“Nella sequela di Gesù Cristo si entra dalla porta! E la porta è Cristo! E’ Lui che chiama, è Lui che comincia, è Lui che fa il lavoro” (Papa Francesco)

Papa Francesco, nel suo Viaggio apostolico in Kenia, ha più volte ricordato la sua identità di successore di Pietro, il 266°, cioè innanzitutto confermare nella fede. Lo ha espresso soprattutto nell’incontro con il clero. I religiosi, le religiose e i seminaristi. Rifacendosi alla lettura della lettera di San Paolo
“mi ha colpito questo: ‘Sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù’ (Fil 1,6). Il Signore vi ha scelto tutti, ci ha scelto tutti. E’ Lui che ha iniziato la sua opera il giorno in cui ci ha guardato nel Battesimo, il giorno in cui ci ha guardato dopo, quando ci ha detto “Se hai voglia vieni con me”. E allora, ci siamo messi in fila, e abbiamo cominciato il cammino. Ma il cammino lo ha iniziato Lui, non noi! Non siamo stati noi. Nel Vangelo leggiamo di una persona guarita che voleva seguirlo lungo il cammino e Gesù gli disse: “No”. Nella sequela di Gesù Cristo – sia nel sacerdozio che nella vita consacrata – si entra dalla porta! E la porta è Cristo! E’ Lui  chiama, è Lui che comincia, è Lui che fa il lavoro. Ci sono alcuni che vogliono entrare dalla finestra…Ma questo non serve. Per favore, se qualcuno ha qualche compagno o qualche compagna che è entrato dalla finestra, abbracciatelo e spiegategli che è meglio che vada via e che serva Dio in altro modo, perché non arriverà mai a terminare un’opera che Gesù che non ha avviato – Egli stesso – attraverso la porta.
E questo ci deve portare ad una consapevolezza di essere persone scelte: “Io sono guardato, sono stato scelto”. Mi colpisce l’inizio del capitolo 16 di Ezechiele: “Eri figlia di stranieri, era stata messa da parte; ma sono passato e ti ho pulito e ti ho preso con me”. Questo è il cammino! Questa è l’opera che il Signore ha cominciato quando ci ha guardato!
E sono alcuni che non sanno perché Dio li chiama, però sentono che Dio li ha chiamati. Andate tranquilli, Dio vi farà capire perché vi ha chiamati. Ci sono altri che vogliono seguire il Signore per qualche interesse, per interesse. Ricordiamo la madre di Giacomo e Giovanni: “Signore, ti chiedo, quando dividi la torta, di dare la fetta più grande ai miei figli…Che uno stia alla tua destra e l’altro alla tua sinistra”. E questa è la tentazione di seguire Gesù per ambizione: l’ambizione del denaro, l’ambizione del potere. Tutti possiamo dire: “Quando io ho cominciato a seguire Gesù, non mi è capitato questo. Ma ad altri è capitato, e a poco a poco te lo hanno seminato nel cuore, come una zizzania.
Nella vita della sequela di Gesù non c’è posto né per la propria ambizione, né per le ricchezze, né per essere una persona importante nel mondo. Gesù lo si segue fino al suo ultimo passo della sua vita terrena, la Croce. Poi Lui pensa a risuscitarti, ma fino a quel punto devi arrivarci tu. E questo ve lo dico seriamente, perché al Chiesa non è un’impresa, non è una ONG. La Chiesa è un mistero: è il mistero dello sguardo di Gesù su ognuno di noi che dice “Seguimi”…
E’ chiaro evidentemente che quando Gesù ci sceglie, non ci “canonizza”. Continuiamo ad essere gli stessi peccatori…Io vi chiederei, per favore, se c’è qui qualcuno …che non si sente peccatore, alzi la mano…Siamo tutti peccatori, io per primo e poi voi. Però ci porta avanti la tenerezza e l’amore di Gesù.
“Colui che ha iniziato una buona opera, la porterà a compimento”: questo ci porta avanti, quello che ha iniziato l’amore di Gesù. Vi ricordate nel Vangelo, quando l’Apostolo Giacomo ha pianto? Qualcuno di voi lo ricorda o no? E quando ha pianto l’apostolo Giovanni? No. E quando ha pianto qualche altro degli apostoli? Uno soltanto – ci dice il vangelo – ha pianto: colui che si è reso conto di essere peccatore. Era così peccatore che aveva tradito il suo Signore. E quando si rese conto di questo, pianse…Poi Gesù lo ha fatto papa…Chi lo capisce Gesù? E’ un mistero!
Non smettete mai di piangere…Piangere per la propria infedeltà, piangere per il dolore del mondo, piangere per la gente che è scartata, per i vecchietti abbandonati, per i bambini assassinati, per le cose che non capiamo; piangere quando ci chiedono “perché?”. Nessuno di noi ha tutte le risposte ai “perché?.
C’è un autore russo che si domanda perché i bambini soffrono. E ogni volta che io saluto un bambino che ha un cancro, un tumore o una malattia rara – come si chiamano – mi chiedo perché quel bambino soffra…E io non ho una risposta a questo. Soltanto guardo Gesù sulla Croce. Ci sono situazioni nella vita che ci portano soltanto a piangere, guardando Gesù sulla Croce. E questa è l’unica risposta a certe ingiustizie, a certi dolori, a certe situazioni della vita.
San Paolo diceva ai suoi discepoli: “Ricordatevi di Gesù Cristo, Ricordatevi di Gesù Cristo crocefisso”.
Con questo orizzonte di fede, per confermare questa fede Papa Francesco ha aperto la seconda giornata in Kenia con un incontro ecumenico e interreligioso presso la nunziatura di Nairobi: “Quando vengo a visitare i cattolici di una Chiesa locale – ha spiegato Francesco – è sempre importante per me avere l’occasione d’incontrare i leader di altre comunità cristiane e di altre tradizioni religiose”. Non si tratta di sincretismo o di irenismo: “A dire il vero, il nostro rapporto ci sta mettendo dinnanzi delle sfide, ci pone degli interrogativi. Tuttavia il dialogo ecumenico e interreligioso non è un lusso. Non è qualcosa di aggiuntivo o di opzionale, ma è essenziale, è qualcosa di cui il nostro mondo, ferito da conflitti e divisioni, ha sempre più bisogno”. In effetti “le credenze religiose e la maniera di praticarle influenzano molto ciò che siamo e la comprensione del mondo circostante”. In genere le religioni sono ”fonte di illuminazione, saggezza e solidarietà e in tal modo arricchiscono le società in cui viviamo”. Papa Francesco ha voluto sottolineare che le religioni interpretano un ruolo essenziale nel formare le coscienze, nell’instillare nei giovani i profondi valori spirituali delle rispettive tradizioni e nel preparare buoni cittadini, capaci di infondere nella società civile onestà, integrità e una visione del mondo che valorizzi la persona umana rispetto al potere e al guadagno materiale”
Alla Messa nel campus dell’Università di Nairobi ha incentrato la sua omelia sulla parole di Isaia e di san Giovanni Paolo II “Non abbiate paura!” e quindi a “guardare le nostre famiglie e a renderci conto di quanto siano importanti nel piano di Dio”. La società del Kenia “è stata a lungo benedetta con una solida vita familiare, con un profondo rispetto per la saggezza degli anziani e con l’amore verso i bambini. La salute di qualsiasi società dipende sempre dalla salute delle famiglie”. La fede, ha detto il Papa, “ci chiama a sostenere le famiglie nella loro missione all’interno della società, ad accogliere i bambini come una benedizione per il nostro mondo e a difendere la dignità di ogni uomo e di ogni donna”. “In obbedienza alla Parola di Dio, siamo chiamati ad opporre resistenza alle pratiche che favoriscono l’arroganza negli uomini, feriscono o disprezzano le donne, non curano gli anziani e minacciano la vita degli innocenti non ancora nati”. “Questo è particolarmente importante oggi, perché assistiamo all’avanzata di nuovi deserti, creati da una cultura dell’egoismo e dell’indifferenza verso gli altri”.
La seconda giornata del Papa si è conclusa con una vista al quartier generale dell’Onu in Africa, a Nairobi. Ha iniziato la visita piantando un albero, “un invito a continuare a lottare contro fenomeni come la deforestazione e la desertificazione”. Il Papa ha accennato alla conferenza di Parigi sul clima, osservando che “sarebbe triste e, oserei dire, perfino catastrofico che gli interessi privati prevalessero sul bene comune e arrivassero a manipolare le informazioni per proteggere i loro progetti”. Richiamando la sua enciclica Lauidato si’, il Papa ha auspicato lo “sviluppo di un nuovo sistema energetico che dipenda dal minimo di combustibili fossili, punti all’efficienza energetica e si basi sull’uso di energia a basso o nullo contenuto di carbone”. Ha concluso, dopo aver trattato concretamente di tani aspetti nell’orizzonte della responsabilità verso Creazione, affermando che i problemi non si risolvono con “le ideologie”. Serve un sincero impegno di tutti al servizio del bene comune, di ogni persona e della giustizia, fondato su una antropologia capace di rimettere ogni persona umana al centro della politica. Senza dirlo per un rispetto della laicità e per proporlo alla luce della ragione questa è la Dottrina sociale della Chiesa.

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