Meditazione.'Simone di Giovanni, mi ami
Meditazione/ Simone di Giovanni, mi ami"
Di Eremita in "Duc in altum" – 4 maggio 2025
Il Signore ci dà oggi una Parola meravigliosa, una Parola piena di speranza. Giovanni ci racconta che, dopo la risurrezione, Gesù si manifesta ancora ai suoi discepoli, sulle rive del lago di Tiberiade. Simon Pietro era con alcuni degli altri, e a un certo punto dice: "Io vado a pescare". Pietro torna a pescare. Pietro ritorna al suo mestiere di prima, come se nulla fosse successo, come se il fatto di aver incontrato Cristo, di aver vissuto tre anni con lui, non avesse cambiato nulla nella sua vita. È come noi, fratelli, che dopo aver ricevuto tante grazie, tante esperienze di Dio nella nostra vita, torniamo al nostro quotidiano come se tutto fosse uguale.
E Giovanni dice che quella notte non presero nulla. Quando l'uomo si allontana dal progetto di Dio, quando torna a vivere per sé stesso, senza obbedienza, senza comunione, la sua vita è sterile, è vuota. Non prende nulla. Non riesce a costruire niente. Non riesce ad amare, non riesce a dare la vita. Non riesce a portare frutto. Nonostante tutta la sua esperienza, tutto il suo mestiere, tutta la sua forza: non prende nulla.
Allora arriva Gesù. All'alba. Sempre all'alba. Sempre quando la notte sembra non finire, quando il fallimento è completo. Arriva Gesù, ma loro non lo riconoscono. Quante volte il Signore passa nella nostra vita e noi non lo riconosciamo! Perché siamo chiusi, tristi, pieni di noi stessi, convinti di sapere tutto.
Gesù si fa piccolo, si fa umile, come sempre. Non arriva con potenza, non li sgrida, non li umilia. Dice semplicemente: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Li chiama figlioli, con una tenerezza infinita. Come un padre che vede il figlio tornare sconfitto e non lo rimprovera, ma lo accoglie. Così è Dio. Non viene a rimproverarci per i nostri fallimenti, viene a salvarci.
E dice: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". Il Signore chiede un atto di fede. Chiede un'obbedienza. Anche se sembra non avere senso. Anche se tutta la notte hanno faticato invano. Chiede fiducia. Non una fiducia teorica, ma concreta. "Getta la rete". Metti la tua vita di nuovo nelle mani di Dio.
E quando obbediscono, la rete si riempie di una quantità enorme di pesci. Centocinquantatré grossi pesci. La rete non si spezza. Dio moltiplica, Dio dà la vita in abbondanza. Dio fa miracoli.
E allora Giovanni, il discepolo amato, dice: "È il Signore!". Solo l'amore riconosce Cristo. Solo chi ama capisce che nella vita non è questione di capacità, di bravura, ma di lasciarsi amare, di riconoscere la sua presenza.
Pietro, appena sente "È il Signore!", si getta in mare. Non aspetta. Non calcola. Si butta. Pietro, il peccatore, quello che lo aveva rinnegato tre volte, si getta nell'acqua come un innamorato. Questo è il cristianesimo: non un'idea, non una morale, ma un incontro d'amore. Un gettarsi verso Cristo, nudi della nostra sicurezza, nudi della nostra giustizia.
Arrivati a terra, vedono un fuoco di brace, con del pesce sopra e del pane. Il Signore ha già preparato per noi il cibo. Non dobbiamo costruirci da soli la vita. Lui ci nutre. Lui ci sostiene. Lui ci precede.
Poi c'è quella scena meravigliosa: Gesù prende da parte Pietro e gli chiede: "Simone di Giovanni, mi ami più di costoro?". E Pietro risponde: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". E Gesù gli affida il suo gregge. Gesù non gli chiede: "Sei pentito? Hai capito l'errore?". No. Gli chiede solo se lo ama. Solo se è disposto a dare la vita per lui.
Tre volte Gesù chiede: "Mi ami?". Come tre volte Pietro lo aveva rinnegato. Gesù non umilia Pietro, ma lo guarisce. Lo ricostruisce. Gli restituisce la dignità. Gli affida la missione più grande: pascere le sue pecore. Gesù non sceglie i migliori, non sceglie quelli che non sbagliano, sceglie chi si lascia amare e si lascia perdonare.
E poi gli dice: "Quando eri giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le mani e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi". La vita cristiana è lasciare che sia un Altro a condurci. Non siamo più noi i padroni. Non è più la nostra volontà che conta. È Dio che guida. Anche quando non capiamo. Anche quando ci sembra di perdere.
Alla fine Gesù dice: "Seguimi". L'unica cosa che conta: seguire Cristo. Non importa quanto abbiamo sbagliato, non importa quante notti senza pesca abbiamo vissuto. Se oggi sentiamo la sua voce, possiamo gettarci verso di lui. Possiamo seguirlo. E sarà lui a fare miracoli nella nostra vita.
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