Domenica XX anno A

Dio vuole la nostra gioia. Gesù afferma: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11)
Oggi Gesù continua a parlarci con il discorso delle parabole, proponendocene altre tre: il tesoro nascosto, la perla preziosa e la rete gettata nel mare che raccoglie ogni specie di pesci. Poi fa una riflessione generale sulle parabole.
Le prime due parabole mettono in risalto la gioia di scoprire i
veri valori: un uomo trova un tesoro nascosto in un campo e, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo; un mercante va in cerca di perle preziose, quando ne trova una di grande valore, va,  vende tutti i suoi averi e la compra.
Quando una persona scopre i veri valori cioè le vere possibilità di vivere e di operare, allora tutta la sua vita cambia, cambia nella gioia, nella serenità anche tra tribolazioni. Trovare il tesoro nascosto o la perla preziosa è un avvenimento meraviglioso. Chi li trova, si sente privilegiato e affronta spontaneamente tutti i sacrifici: vende tutti i suoi averi – dice Gesù due volte – e compera il campo dove c’è il tesoro, compra la perla preziosa cioè il divenire quello che si è come dono del Donatore divino nel proprio e altrui essere e in tutto il mondo che ci circonda.
Quant’è importante scoprire la propria vocazione in speranze terrene – piccole o grandi  ma mai sufficienti in rapporto all’originario desiderio di vita veramente vita cioè di comunione con Dio nell’amore al prossimo! Per i cristiani questo il tesoro, la perla preziosa, la vocazione, il piano di Dio per la loro vita. E quando nell’intimo personale viene scoperta, allora, pieni di gioia per il di più di Dio apprezziamo anche le piccole speranze immediate senza mai farne degli idoli e accettiamo tutte le rinunce necessarie per il tesoro del disegno di Dio. Quando un io giunge a cogliere per qual fine il proprio e altrui essere dono del Donatore divino è stato creato, redento è felice di realizzarsi facendosi dono soprattutto gratuitamente e consapevole di aver scoperto la cosa più importante nella vita è pieno di gioia anche nelle difficoltà. Regno di Dio avviene là dove ci si sente amati e raggiunti dal suo amore si ama. Solo il suo amore ci dà la possibilità di perseverare con ogni sobrietà giorno per  giorno senza perdere lo slancio della speranza, in un mondo che, per sua natura, è imperfetto.  E l’esperienza del suo amore, del tesoro, della perla preziosa, allo stesso tempo è per noi la garanzia che esiste ciò che solo vagamente intuiamo e, tuttavia, nell’intimo aspettiamo come il di più attraverso la morte: la vita che è “veramente” vita.
Trasformando in idoli i doni temporali sempre precari senza l’attesa del di più in Dio si vive con un atteggiamento di rassegnazione e di scontentezza. E nel Vangelo Gesù aggiunge una  parabola sul giudizio finale della nostra vita: parla del regno di Dio come di una rete gettata nel mare che raccoglie ogni genere di pesci. Nella Chiesa ci sono persone di ogni tipo: esternamente, tutti appaiono cristiani, ma internamente vivono trasformando in idoli i doni della salute, del sesso, del possesso, del successo. Al termine di questa vita la verità apparirà come giudizio: “verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti”. Gesù adopera qui un linguaggio severo per svegliarci e non lasciarci schiavizzare dagli idoli. In precedenza egli aveva citato, a proposito delle parabole, queste parole del profeta: “Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo” (Mt 13,35). Nel mondo c’è un’armonia tra diversi livelli di realtà. La poesia si fonda su questa armonia. Essa infatti si propone di esprimere le cose interiori con immagini esterne, con immagini della natura. E la natura è fonte di novità continue e meravigliose. Allo stesso modo possiamo scoprire sempre meglio il disegno di Dio sulle possibilità meravigliose unite al rischio del nostro libero arbitrio. Così la nostra vita si arricchisce, e noi possiamo andare avanti con più responsabilità, più gioia e più speranza. E Maria, già giunta alla meta in anima e corpo, ci sia fonte di speranza e di consolazione. 

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