Lo 'stato di necessità' da solo non legittima la FSSPX

Alcuni chiarimenti sui presupposti (lacunosi) che i sacerdoti "lefebvriani" invocano al sostegno del proprio ministero privo di missio canonica. E comunque è la FSSPX che rifiuta di entrare nella Chiesa

Luisella Scrosati in "La Nuova Bussola" – 23 agosto 2023

 

Allorché si ragiona sulla situazione canonica della FSSPX, è necessario tenere sempre presente sullo sfondo alcuni essenziali elementi storici. Non è "Roma" a non voler dare un posto nella Chiesa alla FSSPX, ma è la Fraternità che ha sempre rifiutato di entrarvi.

 

Accadde così nel 1988 con il suo fondatore, Mons. Marcel Lefebvre, che firmò il protocollo del 5 maggio 1988 ed il giorno dopo mandò al Cardinale Ratzinger una comunicazione nella quale dichiarava di voler ritirare la firma; nella stessa comunicazione imponeva alla Santa Sede l' ultimatum che la consacrazione episcopale concessa da Roma avvenisse al più tardi il 30 giugno. Il 24 maggio, Lefebvre alzava la posta, richiedendo 3 vescovi. Il 30 maggio, Ratzinger comunicava a Lefebvre che avrebbe fatto accelerare l'abituale procedura per la nomina di un vescovo, in modo che la consacrazione potesse avvenire il 15 agosto. Lefebvre rifiutò, procedendo alla consacrazione di quattro vescovi nella data da lui voluta.

 

I contatti successivi della Fraternità con la Santa Sede sono stati all'insegna dell'ambiguità (per maggiori informazioni, vedi qui), con l'allora Superiore Generale, mons. Bernard Fellay, che dapprima rifiutava un accordo pratico, e poi dava il via libera proprio ad un accordo pratico. Poi puntualmente respinto.

 

Poi il cambio della guardia ai vertici. Pochi mesi dopo la sua elezione a Superiore Generale, don Davide Pagliarani chiudeva definitivamente il discorso, mostrando con estrema chiarezza la volontà di non voler arrivare ad alcuna regolarizzazione: «anche se un domani le autorità romane ritornassero sui loro passi, proponendoci una dichiarazione in via di principio accettabile, cosa ci garantirebbe che, il giorno dopo, questa dichiarazione resterebbe ancora sufficiente per i nostri interlocutori?» (cit. qui, p. 4).

 

Per giustificare la propria posizione, la FSSPX presenta un'argomentazione che sostanzialmente si basa sull'intreccio tra stato di necessità, salus animarum e virtù dell'epicheia. In sostanza, la gravità dell'attuale crisi – che noi della Bussola non neghiamo, anzi – giustificherebbe la sospensione di alcune leggi canoniche per poter raggiungere il fine della salvezza delle anime, che è la suprema lex della Chiesa. Dunque, per raggiungere il fine supremo cui mira la legge – la salus animarum – è lecito a volte andare contro la lettera della legge.

 

Partiamo proprio dall'epicheia. È lo stesso principio richiamato inopportunamente da papa Francesco in Amoris Lætitia § 304 per consentire (in certi casi) la Comunione ai divorziati-risposati. Ora l'epicheia è quella virtù che permette di vivere secondo il bene inteso dalla legge, quando questa, a motivo della sua universalità, non riesce a prevedere alcune situazioni particolari.

 

Prima considerazione: l'epicheia non si applica né agli assoluti morali, né alla legge divina. Trascuriamo i primi, che qui non ci servono e veniamo alla seconda. La legge divina, avendo come legislatore supremo Dio stesso, è perfettamente in grado di prevedere tutte le situazioni; alla legge divina non sfugge alcuna situazione particolare e dunque nessuna circostanza autorizza a contraddirla. Questa è la ragione fondamentale per cui nessun potere umano, nemmeno la plena potestas del Papa, può contrastare la legge divina. Si pensi al matrimonio sacramentale rato e consumato. La salus animarum si adempie perciò sempre perfettamente conformandosi alla legge divina. E questo anche quando a noi sembra il contrario. Prendiamo il caso di un bambino non battezzato che sta morendo. Se io ho solo del chinotto e non dell'acqua, non lo posso battezzare, anche se in ballo c'è la salute della sua anima; il battesimo sarebbe invalido. Perché? Perché la materia del sacramento del battesimo è di diritto

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