Domenica XV anno B

Tutta la storia, anche nell’attuale crisi del secolarismo, ha come centro Cristo, il quale garantisce anche novità e rinnovamento in ogni epoca

Oggi, 15 luglio, nel calendario liturgico è la memoria di san Bonaventura da Bagnoreggio, francescano, Dottore della Chiesa, successore di San Francesco d’Assisi alla guida dell’Ordine dei Frati Minori. Egli scrisse la prima biografia ufficiale del Poverello, e alla fine della vita fu anche Vescovo
della diocesi di Albano. In una sua lettera, Bonaventura scrive: “Confesso davanti a Dio che la ragione che mi ha fatto amare di più la vita del beato Francesco è che essa assomiglia agli inizi e alla crescita della Chiesa”. Queste parole ci rimandano direttamente al Vangelo di questa domenica, che presenta il primo invio in missione dei Dodici Apostoli da parte di Gesù. “Gesù chiamò a sé i Dodici – narra san Marco – e prese a mandarlo a due a due ..E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche” (Mc 6,7-9). Francesco d’Assisi, dopo la sua conversione, praticò alla lettera questo Vangelo, diventando un testimone fedelissimo, innamorato di Gesù, del Risorto nel suo Corpo che è la Chiesa; e associato in modo singolare al mistero della Croce, fu trasformato in un “altro Cristo”, come proprio san Bonaventura lo presenta, arricchendolo della sua cultura teologica. Questo in un momento di crisi della Chiesa agli inizi del secondo millennio. Già nel quinto secolo, in un momento drammatico per la fine dell’impero romano, dell’invasione dei barbari, san Benedetto con la scelta di piccole comunità alla ricerca del Dio di Gesù Cristo dal volto umano, con una fede cattolica pienamente accolta, comunitariamente  vissuta e pensata dai benedettini, divenne cultura unendo tradizione cristiana, ebraica, greca e romana cioè le radici cristiane dell’Europa. Oggi la scelta Opzione Benedetto viene riproposta di fronte alla drammatica frattura tra Vangelo cioè Cristo e cultura.
Tutta la vita francescana di san Bonaventura, come pure la sua teologia a fondamento del rinnovamento pastorale della Chiesa, hanno quale centro ispiratore agli inizio del secondo millennio come San Benedetto alla metà del primo millennio, Gesù Cristo risorto, vivo nel suo corpo che è la Chiesa, per tutti e per tutto. Questa centralità di Cristo ce l’ha annunciata la seconda Lettura della Messa odierna (Ef 1,3-14), il celebre inno della Lettera di san Paolo agli Efesini, che inizia così: ”Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo”. L’Apostolo mostra quindi come si è realizzato questo disegno di benedizione, in quattro passaggi che cominciano tutti con la stessa espressione “in Lui”, riferita a Gesù Cristo. “In Lui” il Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo; “in Lui” abbiamo la redenzione mediante il suo sangue; “in Lui” siamo diventati eredi, predestinati ad essere “lode della sua gloria cioè del suo amore fino al perdono”; “in Lui” quanti credono nel Vangelo cioè nella lieta notizia di un futuro di felicità dell’anima e del copro anche nelle attuali tribolazioni che non finisce mai nell’amore misericordioso ricevendo il sigillo dello Spirito santo, che nella vita trinitaria dell’unico Dio  è l’Amore, l’unione del Padre con il Figlio di cui ogni uomo-donna è immagine. Questo inno paolino contiene la visione della storia che san Benedetto, san Bonaventura hanno contribuito a comprendere e a diffondere nella Chiesa per tutti e per tutto; tutta la storia ha come centro non un dio qualsiasi ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine, fino al perdono: ogni singolo e l’umanità nel suo insieme. Il suo regno non è un aldilà immaginario, posto in un futuro che non arriva mai; il suo regno si fa presente, continuando l’incarnazione, là dove Egli è fraternamente amato e dove il suo amore in fraternità ci raggiunge. Tutta la storia, anche in momenti di crisi ecclesiale di fede, ha come centro Cristo, il quale garantisce anche novità e rinnovamento in ogni epoca. In Gesù Dio ha detto e dato, in Cristo cioè nel Risorto attraverso il suo corpo cioè la sua Chiesa, dice e dà tutto, ma poiché Egli è un tesoro inesauribile anche con tutti limiti del suo corpo, della Chiesa, lo Spirito Santo che Lui continuamente dona soprattutto attraverso suoi Santi come Benedetto, Francesco, Bonaventura, non finisce mai di rivelare e di attualizzare il suo mistero in chi non si scandalizza dei limiti dei suoi. Perciò l’opera di Cristo attraverso la Chiesa non regredisce mai, ma progredisce.
Invochiamo Maria Santissima, che domani celebreremo quale Vergine del Monte Carmelo, affinché ci aiuti, come san Benedetto, san Francesco, san Bonaventura, a rispondere generosamente alla chiamata del Signore, oggi, per annunciare il suo Vangelo che pienamente accolto, ecclesialmente vissuto e pensato diviene continuamente cultura in dialogo con tutte le culture, con tutte le religioni.

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