Meditazione, non aggrapparti a ciò che passa

Meditazione/Non aggrapparti a ciò che passa

di Eremita in "Duc in altum" – 10 agosto 2025

Oggi il Signore ci parla con una parola piena di amore, ma anche piena di fuoco. Non temere, piccolo gregge. Non temere. Dice proprio così. Come un padre che guarda i suoi figli e sa che sono deboli, che hanno paura. Perché abbiamo paura, in effetti. Abbiamo paura di perdere, di morire, di essere dimenticati. Ma il Signore ci dice: al Padre vostro è piaciuto darvi il Regno. Capite cosa significa questo? Non è che ce lo dobbiamo conquistare con le nostre forze, con le nostre opere, con la nostra perfezione. No! Il Regno è un dono.mÈ un regalo che Dio ci fa perché ci ama, perché ci ha scelti, perché siamo il suo piccolo gregge.

 

Ma subito dopo dice: vendete ciò che possedete e datelo in elemosina. Questo ci scuote. Perché? Perché il nostro cuore è attaccato. Attaccato alle cose, ai soldi, alla sicurezza, ai progetti, ai sogni nostri. Ma il Signore ci sta liberando. Vuole che ci facciamo borse che non invecchiano. Un tesoro nel cielo. Perché dove sta il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore. E se il tuo cuore è attaccato alla tua carriera, alla tua casa, ai tuoi affetti, al tuo prestigio, allora quando arriverà il ladro — e il ladro arriva, fratelli, la morte arriva, la prova arriva — cosa troverà? Un cuore pieno di paure.

 

 

Per questo ci dice: siate pronti. Con la veste stretta ai fianchi. È l'atteggiamento del servo, dell'uomo che è in cammino, che non si siede, che non si adagia. Le lampade accese. La fede accesa, la speranza viva, l'amore ardente. Perché il Signore viene. Non è rimasto lontano. Viene. Come uno sposo che torna dalla festa. Ma non si sa quando. Non si sa come. E chi lo aspetta con amore, chi vive come se potesse tornare oggi, in questo istante, sarà beato.

 

 

E guardate cosa dice: se li troverà svegli, si metterà a servirli! Capite cosa vuol dire questo? Dio, il Signore, il Creatore dell'universo, si metterà a servirti. Come Gesù nell'ultima cena. Si cinge il grembiule, si abbassa ai tuoi piedi, lava le tue ferite, ti ama. Ma solo se lo aspetti. Solo se vegli.

 

E poi ecco Pietro, che dice: ma questa parola è per noi o anche per tutti? Come dire: è per i preti? È per i catechisti? È per quelli "inseriti"? E il Signore risponde con una parabola. Parla del servo fedele e saggio. Quello che dà la razione di cibo a tempo debito. Questo è il compito della Chiesa. Dare il cibo. Nutrire con la Parola, con i sacramenti, con la verità. Ma attenzione: se il servo dice nel suo cuore "il padrone tarda", se inizia a vivere come se Dio non esistesse, se si appropria della comunità, se si mette al centro, allora il padrone viene — e viene di sorpresa — e lo punisce severamente. Lo mette con gli infedeli.

 

 

Perché? Perché ha ricevuto molto. E a chi è stato dato molto, sarà chiesto molto. Noi abbiamo ricevuto tanto. Una parola viva. Una cammino nella Chiesa. Questa stessa Parola che stai ricevendo. Il perdono. La possibilità di vivere come figli di Dio. E allora questa parola è per noi. È una parola che ci chiama a svegliarci. A uscire dalla tiepidezza. A vivere come gente libera. A vivere come se oggi fosse l'ultimo giorno.

 

 

Non temere, piccolo gregge. Il Padre ti ama. Ti ha dato il Regno. Non aggrapparti a ciò che passa. Sii pronto. Sii sveglio. Perché il Signore viene. E vuole trovare in te un cuore che ama. Un cuore povero. Un cuore libero. Un cuore che aspetta lo Sposo.

 

Amen.

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