Soltanto l'amore-agape è in grado di rigenerare la società e la Chiesa. Lo aveva ben compreso san Zeno ...

Omelia del Vescovo Domenico nella Festa di San Zeno maggiore – 20 maggio 2023

Festa di San Zeno, patrono della Chiesa Veronese

(Ap 21,9-19; 1 Ts 2,2-8; Gv 15, 9-17)

"Dio è amore". Su Dio circolano tante definizioni, ma questa resta insuperabile per la sua

concisione. Anche se rischia di essere fraintesa e di venire assunta come un bicchiere d'acqua

fresca, mentre è il vertice della rivelazione cristiana. La parola amore, peraltro, è attentamente

scelta: è l'agape. Non è l'eros e neppure la filia. L'amore umano è segnato da un nascosto

desiderio di possesso: cerchiamo chi ci somiglia. Per questo è passionale, come l'eros. L'amore

umano è pure segnato da una reciprocità vincolante che chiede corrispondenza, in mancanza

della quale la filia si interrompe. L'amore che è Dio non è né l'uno né l'altro. Non ama perché

ci assomiglia, anzi è profondamente diverso da noi. Né cerca una perfetta corrispondenza, tant'è

che resta fedele a noi anche quando noi non ce ne diamo preoccupazione alcuna. Come ha scritto

A. Malraux: "Il genio cristiano è di aver proclamato che la via del mistero più profondo è quello

dell'amore".

Nel testo evangelico, è Gesù stesso ad esprimere un compiuto inno all'amore e un

profondo insegnamento sull'arte di amare. Dice Gesù: "Come il Padre ha amato me, così

anch'io ho amato voi". Non dice: "Così io ho amato Lui"; ma: "così io ho amato voi". Ecco la

logica dell'amore che viene da Dio. L'amore vissuto e poi chiesto da Gesù ai discepoli non è la

reciprocità, non è un moto circolare che si snoda in un 'va e vieni', tra amato e amante, come

nell'adolescenziale 'due cuori e una capanna'. Al contrario, come l'amore del Padre per Gesù

diviene l'amore con cui Gesù ama i suoi, così l'amore di Gesù per i suoi è chiamato a diffondersi

come amore di ciascuno per gli altri. Da qui nasce la gratuità che è il contrario del tornaconto

che fonda i normali rapporti interumani, ma non è mai generativo. Solo l'amore come l'agape di

Dio cioè gratuito e disinteressato suscita la vita e la diffonde. Anche l'amore di una madre che,

pure non è esente da imperfezioni e regressioni, tuttavia, brilla per questo investimento totale su

una persona che succhia la vita e il sangue.

Soltanto l'amore-agape è in grado di rigenerare la società e la chiesa. Lo aveva ben

compreso san Zeno, se è vero che ha stigmatizzato l'avarizia come una passione triste.

Relativamente al suo tempo dice: "È adorato soltanto ciò di cui è stato detto: Gli idoli delle genti

sono argento e oro, per il quale uno o è strozzato o strozza". Non è forse ancora oggi, pur in un

contesto profondamente mutato, la stessa dinamica di sopraffazione e di violenza? Per contro,

san Zeno addita il mondo di Dio come alternativo, alludendo alla Città celeste: "Volete sapere

quale felicità regni lassù? Nessuno nasconde la propria veste, nessune le proprie perle, nessuno

le pietre preziose, nessuno l'oro, nessuno l'argento, e tuttavia nessuno teme di essere derubato"

(Discorso V). San Zeno ripeta anche a noi cristiani di oggi: "Voi siete oro vivo di Dio, argento

di Cristo, ricchezza dello Spirito Santo. Se voi disprezzerete i metalli terreni, il tesoro della

vostra vita sarà di gran lunga più prezioso di essi (Discorso V)

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