Domenica XVII anno A

Domandiamo un “cuore” perfettamente “docile” cioè una coscienza sempre aperta alla verità e sensibile alla giustizia per il bene di tutti per servire il Regno di Dio

Quest’oggi, nella Liturgia, ci soffermeremo sulla Lettura dell’Antico Testamento che ci presenta la figura del re Salomone, figlio e successore di Davide. Ce lo presenta all’inizio del suo regno, quando era ancora
giovanissimo. Salomone ereditò un compito molto impegnativo, e la responsabilità che gravava sulle sue spalle era grande per un giovane sovrano. Per prima cosa egli offrì a Dio, ponendolo al di sopra di tutti e di tutto, un solenne sacrificio “mille olocausti”, dice la Bibbia. Allora il Signore gli apparve in visione notturna e promise di concedergli ciò che avrebbe domandato nella preghiera. E qui si vede la grandezza d’animo di Salomone: egli non domanda una lunga vita, né ricchezze oltre il necessario per vivere, né l’eliminazione dei nemici: dice invece al Signore: “Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male” (1 Re 3,9). E il Signore lo esaudì perché avendoci creati liberi può operare quando nella preghiera glielo permettiamo, così che Salomone divenne celebre  il tutto il mondo per la sua saggezza anche politica di bene comune e i suoi retti giudizi.
Egli dunque pregò Dio di concedergli “un cuore docile”. Che cosa significa questa espressione? Sappiamo che il “cuore” nella Bibbia non indica solo una parte del corpo, ma tutto l’uomo cioè il centro spirituale e corporale della persona, la sede delle sue intenzioni e dei suoi giudizi che non creano la verità ma ha la capacità di cogliere la verità. Potremmo dire: la coscienza che non dice niente di se stessa ma coglie la realtà in tutti gli ambiti o verità che rende liberi. “Cuore docile” allora significa  una coscienza, come gli occhiali, pulita e aperta alla realtà in tutti gli ambiti, che sa ascoltare, che è sensibile alla voce della verità, e per questo è capace di discernere il bene dal male. Nel caso di Salomone è motivata dalla responsabilità di dover guidare una nazione, Israele, il popolo che Dio ha scelto per manifestare a tutte le genti, al mondo il suo disegno di salvezza culminante nell’incarnazione, passione, morte e risurrezione del Figlio di Dio Padre. Il re di Israele, pertanto, deve cercare di essere sempre in sintonia con Dio, in ascolto della sua Parola cioè della persona del Verbo del Padre nello Spirito Santo, per guidare il popolo nelle vie del Signore, la via della giustizia e dell’amore, della pace.
Ma l’esempio di Salomone vale per ogni uomo. Ognuno di noi ha una coscienza cioè la capacità di cogliere la verità per poterla accogliere liberamente, per amore, per essere in un certo senso “re”, cioè esercitare la grande dignità umana di agire responsabilmente secondo la retta coscienza operando il bene ed evitando a qualunque costo il male. La coscienza morale presuppone la capacità di ascoltare la voce della verità, di essere docili alle sue indicazioni.
Le persone chiamate a compiti di governo hanno naturalmente una responsabilità ulteriore, e quindi – come insegna Salomone – hanno ancora più bisogno dell’aiuto di Dio. Ma ciascuno ha la propria parte da fare, nella concreta situazione in cui si trova a vivere e operare. Una mentalità sbagliata ci suggerisce di chiedere a Dio cose o condizioni di favore; in realtà, la vera qualità della nostra vita e della vita sociale dipende dalla retta coscienza di ognuno, dalla capacità di ciascuno e di tutti di riconoscere il bene, separandolo dal male, e di cercare di attuarlo e così contribuire alla giustizia, al bene comune e alla pace.
Chiediamo per questo l’aiuto della Stella dell’Evangelizzazione, Sede della sapienza. Il suo “cuore immacolato” è perfettamente “docile” alla volontà del Signore per il bene di tutti. Pur essendo una persona umile e semplice, Maria è una regina agli cocchi di Dio, e come tale noi la veneriamo. La Vergine Santa aiuti anche noi a formarci, con la grazia di Dio, una coscienza sempre aperta alla verità e sensibile alla giustizia, per servire il regno di Dio.

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