Papa Francesco e il nuovo Cardinale Sebastian Aguilar

“Il papa accentua i gesti di rispetto e di stima a tutte le persone, ma non tradisce né modifica il magistero tradizionale della Chiesa” come è attualizzato dal Catechismo della Chiesa Cattolica e dal suo Compendio

Papa Francesco, nella scelta dei nuovi cardinali, ha inserito, unico fra gli spagnoli,  Fernando Aguilar, 84 anni, della Missione dei Figli del Cuore Immacolato di Maria, arcivescovo emerito di Pamplona.

Ma come mai papa Jorge Mario Bergoglio – si chiede Sandro Magister –ha voluto far cardinale proprio lui, unico fra gli spagnoli? “Semplicemente – sempre Magister – per averne divorato e ammirato i libri, all’insaputa del loro autore. Nel 2006 quando l’allora arcivescovo di Buenos Aires si recò
in Spagna a Predicare un corso di esercizi a dei vescovi e per la prima volta incontrò di persona Sebastian Aguilar, gli rivelò di considerarsi “suo alunno a distanza”. E quando da papa, gli diede udienza, ancora gli disse che non avrebbe mancato di leggere il suo ultimo libro”La f e que nos salva”, nonostante il poco tempo a disposizione”.

In un’intervista al quotidiano “Sur” di Malaga, la città dove risiede, il neocardinale ha detto cose parecchio controcorrente.

Richiesto di commentare il famoso “Chi sono io per giudicare?” di papa Francesco, Sebastian Aguilar ha detto:

“Il papa accentua i gesti di rispetto e di stima a tutte le persone, ma non modifica il magistero tradizionale della Chiesa. Una cosa è manifestare accoglienza e affetto a una persona omosessuale, un’altra è giustificare moralmente l’esercizio dell’omosessualità. A una persona posso dire che ha una deficienza, ma ciò non giustifica che io rinunci a stimarla e aiutarla. Credo che è questa la posizione del papa”. Ma da sempre è l’atteggiamento cristiano!

E all’intervistatore che gli ha chiesto se per “deficienza” intendeva l’omosessualità dal punto di vista morale, ha risposto:

. Molti si lamentano e non lo tollerano, ma con tutto il rispetto dico che l’omosessualità è una maniera deficiente di manifestare la sessualità, perché questa ha una struttura e un fine, che è quello della procreazione. Una omosessualità che non può raggiungere questo fine sbaglia. Questo non è per niente un oltraggio. Nel nostro corpo abbiamo molte deficienze. Io ho l’ipertensione. Mi devo arrabbiare perché me lo dicono? E’ una deficienza che cerco di correggere come posso. Il segnalare a un omosessuale una deficienza non è un’offesa, è un aiuto perché molti casi di omosessualità si possono recuperare e normalizzare con un trattamento adeguato.  Non è offesa, è stima. Quando una persona ha un difetto, il vero amico è colui che glielo dice”.

E’ elemento essenziale della morale cristiana il comando di Gesù: giudicate le azioni se vere o false, se giuste o non giuste, se buone o cattive, ma non giudicate mai né in bene e né in male chi le fa,  il soggetto di queste azioni per cui “Chi sono io per giudicare?”: lo giudica il Signore. Per cui uno non può essere definito in bene o in male dal bene o dal male che fa. Inoltre la morale cristiana è un cammino, una tensione, un tentare ritentare con fiducia e speranza anche quando non si riesce, ravvivando la fiducia che se trovati in cammino fino al termine della vita Lui porterà a compimento ogni tentativo di lasciarsi assimilare a Lui. La morale cristiana non è fondata sui comandamenti, sul dovere per il dovere, ma sul lasciarsi assimilare a Cristo anche con i comandamenti, con le beatitudini. Benedetto XVI nella Veglia di preghiera con i giovani, a Freiburg, il 24 settembre 2011: “Cari amici. Ripetutamente l’ immagine dei santi è stata sottoposta a caricatura e presentata in modo distorto, come se essere santi significasse essere fuori dalla realtà, ingenui e senza gioia. Non di rado si pensa che un santo sia soltanto colui che compie azioni ascetiche e morali di altissimo livello e che perciò certamente si può venerare, ma mai imitare nella propria vita. Quanto è errata e scoraggiante questa opinione! Non esiste alcun santo, fuorché la beata Vergine Maria, che non abbia conosciuto anche il peccato e che non sia mai caduto. Cari amici, Cristo non si interessa tanto a quante volte nella vita vacilliamo e cadiamo, bensì a quante volte noi, con il suo aiuto, ci rialziamo. Non esige azioni straordinarie, ma vuole che la sua luce splenda in voi. Non vi chiama perché siete buoni e perfetti, ma perché Egli è buono vuole rendervi suoi amici. Sì, voi siete la luce del mondo, perché Gesù è la vostra luce. Voi siete cristiani –non perché realizzate cose particolari e straordinarie – bensì perché Egli, Cristo, è la vostra, nostra vita. Voi siete santi, noi siamo santi, se lasciamo operare la sua grazia in noi”.

Papa Francesco lui e invita tutti, soprattutto pastori e genitori, in questo momento storico di crisi di fede e con un grande e inutilmente nascosto bisogno di speranza ad accentuare pastoralmente questa attenzione prioritaria a tutte le persone, senza tradire e né modificare il magistero tradizionale della Chiesa, come è richiamato dal Catechismo della Chiesa Cattolica e dal suo Compendio. Trovo offensivo o per lo meno equivoco definire il nuovo corso di Papa Francesco “rivoluzionario”, sia da chi accentua la tradizione e sia da chi è più “liberal”.

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