Una benedizione che si è realizzata in Maria

Maria è sempre presente nel cuore, soprattutto nel cammino di fede del popolo cristiano

“Ti benedica il Signore e ti custodisca”: sono parole di forza, di coraggio, di speranza. Non una speranza illusoria, basata su fragili promesse umane; neppure una speranza ingenua che immagina migliore il futuro perché è futuro. Questa speranza ha la sua ragione proprio nella benedizione di Dio, una benedizione che contiene l’aiuto più grande, l’augurio della Chiesa ad ognuno di noi, pieno di tutta la protezione amorevole del Signore, del suo provvidente aiuto. L’augurio contenuto in questa benedizione si è realizzato pienamente in una donna, Maria, in quanto destinata a diventare la Madre di Dio che possiede un volto umano, e si è realizzato in lei prima che in ogni creatura

“Madre di Dio. Questo è il titolo principale ed essenziale della Madonna. Si tratta di una qualità, di un ruolo che la fede del popolo cristiano, nella sua tenera e genuina devozione per la mamma celeste, ha percepito da sempre.
Ricordiamo quel grande momento della storia della Chiesa antica che è stato il Concilio di Efeso, nel quale
fu autorevolmente definita la divina maternità della Vergine. La verità sulla divina maternità di Maria trovò eco a Roma dove, poco dopo, fu costruita la Basilica di Santa Maria Maggiore, primo santuario marino di Roma e dell’intero Occidente, nel quale si venera l’immagine della Madre di Dio – laTheotokos – con il titolo di Salus populi romani.  Si racconta che gli abitanti di Efeso, durante il Concilio, si radunassero ai lati della porta della basilica dove si riunivano i Vescovi e gridassero: “Madre di Dio!”. I fedeli, chiedendo di definire ufficialmente questo titolo della Madonna, dimostravano di riconoscere la divina maternità. E’ l’atteggiamento spontaneo e sincero dei figli, che conoscono bene la loro Madre, perché la amano con immensa tenerezza. Ma è di più: è ilsensus fidei del santo popolo fedele di Dio, che mai, nella sua unità, mai sbaglia.
Maria è da sempre presente nel cuore, nella devozione e soprattutto nel cammino di fede del popolo cristiano. “La Chiesa cammina nel tempo…e in questo cammino procede ricalcando l’itinerario compiuto dalla Vergine Maria” (Giovanni Paolo II, Redemptoris mater, 2). Il nostro itinerario di fede è uguale a quello di Maria, per questo la sentiamo particolarmente vicina a noi! Per quanto riguarda la fede. che è il cardine della vita cristiana, la Madre di Dio ha condiviso la nostra condizione, ha dovuto camminare sulle stesse strade frequentate da noi, a volte difficili e oscure, ha dovuto avanzare nel “pellegrinaggio della fede” (LG 58).
Il nostro cammino di fede è legato in modo indissolubile a Maria da quando Gesù, morente sulla croce, ce l’ha donata come Madre dicendo: “Ecco tua madre!” (Gv 19,27). Queste parole hanno il valore di un testamento e danno al mondo una Madre. Da quel momento la Madredi Dio diventata anche Madre nostra! Nell’ora in cui la fede dei discepoli veniva incrinata da tante difficoltà e incertezze, Gesù li affidava a Colei che era stata la prima a credere, e la cui fede non sarebbe mai venuta meno. E la “donna” diventa Madre nostra nel momento in cui perde il Figlio divino. Il suo cuore ferito si dilata per fare posto a tutti gli uomini, buoni e cattivi, tutti, e li ama come li amava Gesù. La donna che alle nozze di Cana di Galilea aveva dato la sua cooperazione di fede per la manifestazione delle meraviglie di Dio nel mondo, al calvario tiene accesa la fiamma della fede nelal risurrezione del Figlio, e la comunica con affetto agli altri. Maria diventa così sorgente di speranza e di gioia vera!
La Madre del Redentore ci precede e continuamente ci conferma nella fede, nella vocazione e nella missione. Con il suo esempio di umiltà e di disponibilità alla volontà di Dio ci aiuta a tradurre la nostra fede in annuncio del Vangelo gioioso e senza frontiere. Così la nostra missione sarà feconda, perché è modellata sulla maternità di Maria. A Lei affidiamo il nostro itinerario di fede, i desideri del nostro cuore, le nostre necessità, i bisogni del mondo intero, specialmente la fame e la sete di giustizia e di pace e di Dio; e la invochiamo tutti insieme, e vi invito ad invocarla tre volte, imitando quei fratelli di Efeso, dicendole “Madre di Dio”; Madre di Dio!Madre di Dio! Madre di Dio! Amen” (Papa Francesco, Omelia, 1 gennaio 2014).

Il Vangelo di Giovanni ci invita a contemplare il momento della Redenzione, quando Maria, unita al Figlio nell’offerta del  sacrificio, estese la sua maternità a tutti gli uomini e, in particolare, ai discepoli di Gesù. Testimone privilegiato di tale evento è lo stesso autore del quarto vangelo, Giovanni, unico degli apostoli a restare sul Golgota insieme alla madre di Gesù e alle altre donne. La maternità di Maria, iniziata col fiat di Nazareth, si compie sotto la Croce. Se è vero – come osserva sant’Anselmo – che “dal momento del fiat Maria cominciò a portarci tutti nel suo seno”, la vocazione e la missione materna della Vergine nei confronti dei credenti in Cristo iniziò effettivamente quando Gesù le disse: “Donna, ecco il tuo figlio” (Gv19,26). Vedendo dall’alto della croce la Madre e lì accanto il discepolo amato, il Cristo morente riconobbe la primizia della nuova Famiglia che era venuto a formare nel mondo, il germe della Chiesa e della nuova umanità. Per questo si rivolse a Maria chiamandola “donna” e non “madre”; termine ch invece utilizzò affidandola al discepolo: “Ecco la tua madre!” (Gv19,27).Il Figlio di Dio che attraverso Maria, per opera dello Spirito santo, possiede un volto umano, compì la sua missione amandoci sino ala fine, ogni singolo e l’umanità nel suo insieme: nato dalla Vergine per condividere in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana di peccato sin dalle origini, al momento del ritorno al Padre lasciò nel mondo il sacramento dell’unità del genere umano (LG 1): la Famiglia “adunata dall’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, il cui nucleo primordiale è proprio questo vincolo nuovo tra la madre e il discepolo. In tal modo rimangono saldate in maniera indissolubile la maternità divina e la maternità ecclesiale.
Ecco il fondamento teologico, il Concilio di Efeso di proporre il nuovo anno al modello da seguire, la Madre che ci precede e ci acco9mpagna nel nostro cammino di fede.

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