Meditazione, non passare oltre
Meditazione/Non passare oltre
Meditazione/ "Duc in altum" – 13 luglio 2025
Oggi il Signore ci mette davanti una parola fortissima. Non è una parabola per raccontare qualcosa di edificante, non è una bella favola per bambini. È una parola che ti spoglia, che ti smaschera. Perché parla di te. Di me. Di ognuno di noi. Un dottore della Legge si alza per mettere alla prova Gesù. Non è un ignorante. È uno che conosce la Scrittura. È uno religioso. È uno che sa tutto. Ma il problema non è sapere. Il problema è vivere. E allora chiede: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Come se la vita eterna si potesse guadagnare con le opere. Come se fosse un premio di questo mondo.
Ma Gesù non risponde direttamente. Gli fa una domanda: «Che cosa c'è scritto nella Legge? Cosa leggi?». Vedete che delicatezza? Gesù non impone, non si mette a discutere. Entra nel cuore dell'uomo. E il dottore risponde bene, perché conosce: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, tutta l'anima, la forza, la mente… e il prossimo come te stesso». Perfetto. Ma la domanda resta: chi è il mio prossimo? Perché amare Dio è facile a parole. Il difficile è amare l'altro. Il difficile è amare il nemico. Amare chi non ti capisce. Amare chi ti ha ferito.
Ed è qui che Gesù racconta questa parabola. Un uomo scende da Gerusalemme a Gerico. È la tua storia, fratello mio. È la mia. Gerusalemme è il luogo della comunione, della liturgia, del tempio. Ma l'uomo scende. Esce. Va verso il basso. E lì, nella strada, lo aspettano i briganti. Lo spogliano. Lo feriscono. Lo lasciano mezzo morto.
Quanti di noi sono feriti così. Dal peccato. Dalle esperienze della vita. Dai genitori. Dalla solitudine. Dal fallimento. Ci hanno lasciati mezzi morti, senza forze, senza amore.
E passa un sacerdote. Passa un levita. Gente religiosa. Gente che conosce la Legge. Ma passano oltre. E, quante volte anche noi passiamo oltre. Vediamo un fratello ferito, e cambiamo strada. Per paura. Per fastidio. Perché non abbiamo tempo. Perché ci disturbano. Perché il cuore è chiuso. Non basta essere religiosi. Non basta andare in chiesa. Non basta conoscere la dottrina. Il cristianesimo non è teoria. È vita. È carne.
E poi passa un samaritano. Uno straniero. Uno impuro, per gli ebrei. Uno scomodo. Ma è lui che si ferma. È lui che ha compassione. E guardate cosa fa: si fa vicino, fascia le ferite, versa olio e vino, lo carica, lo porta all'albergo, si prende cura di lui. Questo è Cristo. Questo è Gesù. Lui è il samaritano. Lui è passato per la tua strada, ti ha visto mezzo morto, e non è passato oltre. Ti si è fatto vicino. Ti ha curato con l'olio dello Spirito e il vino della sua Pasqua. Ti ha caricato su di sé. Si è preso cura di te. E continua a farlo. Attraverso la Chiesa. Attraverso i fratelli. Attraverso questa parola.
Ma adesso Gesù ti dice: «Va' e anche tu fai così». Non è un comando morale. Non è un obbligo. È una chiamata. È una possibilità nuova. Se hai ricevuto misericordia, se sei stato amato quando eri ferito, ora anche tu puoi avere compassione. Non con le tue forze, ma con lo Spirito Santo. Perché se il tuo cuore è stato toccato, non puoi più vivere da indifferente. Perché non c'è vita eterna senza amare il fratello. Perché il prossimo non è chi ti è simpatico. Il prossimo è colui che Dio mette sul tuo cammino.
Oggi il Signore ci dà una parola per convertirci. Per smettere di fare i religiosi che passano oltre. Per entrare in una vita nuova, una vita in cui l'altro non è più un problema, ma una chiamata. Una vita in cui non si cerca di ereditare il cielo con i propri meriti, ma lo si riceve come dono, perché si è stati amati quando si era a terra. Questa è la buona notizia. Questo è il Vangelo.
Amen.
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