II Domenica o della Divina Misericordia
"Mio Signore e mio Dio"! Rinnoviamo anche noi la meravigliosa professione di fede di Tommaso [ … ] L'odierna umanità attende dai cristiani una rinnovata testimonianza della risurrezione di Cristo nella Confessione pasquale; ha bisogno di incontrarlo e di poterlo riconoscere come vero Dio e vero uomo attraverso il ministero del Confessore.
Se in questo Apostolo possiamo riscontrare i dubbi e le incertezze di tanti cristiani di oggi per il peccato e il perdono, le paure e le delusioni di innumerevoli nostri contemporanei, con il confessore possiamo anche riscoprire con convinzione rinnovata la fede nella presenza e nel perdono in Cristo fisicamente morto e risorto e presente sacramentalmente per noi.
Questa fede necessaria a tutti, tramandata nel corso dei secoli dai successori degli Apostoli, continua, perché il Signore risorto sacramentalmente, ecclesialmente non ci lascia più. Egli vive e sacramentalmente opera in continuità nella Chiesa come allora otto giorni dopo la risurrezione, la guida saldamente verso il compimento del suo eterno disegno di salvezza.
Ciascuno di noi, soprattutto nell'attuale secolarizzazione, può essere tentato dall'incredulità di Tommaso. Il dolore, il male, le ingiustizie, la morte, specialmente quando colpiscono gli innocenti – ad esempio, i bambini vittime della guerra e del terrorismo, delle malattie, dell'aborto, della fame – non mettono forse a dura prova la nostra fede?
Eppure paradossalmente, proprio in questi casi, l'incredulità di Tommaso di fronte alal testimonianza dei suoi compagni, ci è utile e preziosa, perché ci aiuta a purificare ogni falsa concezione di Dio e ci conduce a scoprire il volto autentico: il volto di un Dio che, in Cristo, si è caricato lui stesso di tutte le piaghe storiche dell'umanità ferita, soprattutto oggi. Tommaso ha ricevuto dal Signore, e, a sua volta, ha trasmesso sacramentalmente alla Chiesa, ina particolare dalla Confessione pasquale, il dono di una fede provata dalla passione e morte di Gesù e confermata da ogni incontro sacramentale con Lui risorto.
Una fede che era quai morta ed è rinata allora fisicamente e oggi sacramentalmente grazie al contatto fisico con le piaghe di Cristo, con le ferite che il Risorto non ha nascosto, ma ha mostrato e continua a mostrare nelle pene e nelle sofferenze di ogni essere umano che incontriamo.
"Dalle sue piaghe site stati guariti" (1 Pt 2,24), è questo l'annuncio che Pietro e tutti i suoi successori responsabilmente annunciano ad ogni cristiano convertito pieno di fede nella misericordia divina.
Quelle piaghe, che allora per Tommaso e in continuità oggi ecclesialmente sono un ostacolo alla fede, perché segni dell'apparente fallimento storico di Gesù; quelle stesse piaghe sono diventate e diventano, in ogni incontro sacramentale soprattutto nella Confessione e Comunione pasquale, prove di un amore vittorioso pi grande di ogni peccato.
Queste piaghe che Cristo ha contratto e contrae per amore nostro ci aiutano a capire chi è Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo e a ripetere anche noi oggi: "Mio Signore e mio Dio". Solo un Dio delle relazioni trinitarie che ci ama fino a prendere su di sé le nostre ferite e il nostro dolore, soprattutto quello innocente, è degno di fede.
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