Solennità di tutti i Santi

Quella di oggi è per noi   una grande festa di famiglia: siamo tutti nella gioia con tutti i nostri fratelli e sorelle che sono già in paradiso o in purgatorio
Convenendo nella celebrazione eucaristica non ci siamo solo noi ma anche chi è già giunto alla meta in Paradiso, una moltitudine immensa ci garantisce l’Apocalisse e chi è certo di giungervi e si trova nella purificazione ultraterrena del
Purgatorio. Più di tutti sono vicini a noi, ci capiscono, ci vogliono bene, ci aiutano illuminandoci la strada, ci guidano alla vera felicità attraverso le beatitudini.
In loro l’amore del Padre celeste si fa più manifesto, più sensibile, più vivo.
Insieme con loro oggi ringraziamo Dio, che ci ama nel suo Figlio diletto Gesù e ci fa suoi figli. Insieme con loro ascoltiamo la voce del Signore Gesù che ci promette la felicità e ce ne indica la via. I santi e le anime nella purificazione ultraterrena l’hanno seguita anche dopo tante riconciliazioni per le cadute e invitano noi a fare altrettanto, con fiducia crescente, con le possibilità e il rischio della nostra libertà.
La via della felicità l’abbiamo ascoltata nel Vangelo di oggi e desta stupore, perché ci fa vedere la felicità dove proprio il mondo non la cercherebbe mai.
Il mondo dice: “Beati i ricchi, perché possono soddisfare  i loro desideri”; Il Vangelo dice: “Beati i poveri”. Il mondo pensa e dice: “Beati i forti, i violenti, perché impongono la loro volontà a tutti e si impadroniscono di ciò che vogliono”; IL Vangelo ci ha detto: “Beati i miti”. Il mondo pensa e dice: “Beati coloro che ridono, che si godono la vita”; Cristo ci ha detto: “Beati quelli che piangono”… Il contrasto fra quel mondo dove è egemone una drammatica fattura tra Vangelo e cultura, modo di pensare, di vivere non può essere più grande.
Chi ha ragione, il mondo della frattura tra Vangelo e cultura o Cristo già in questa vita? La nostra fede pienamente accolta, vissuta, pensata ci fa esperimentare che ha ragione Cristo, però a volte ci è difficile accoglierlo, pensarlo. In realtà il discorso delle beatitudini non è una semplice proclamazione di verità, ma un invito alla conversione, al cambiamento di mentalità. Cristo ci invita con insistenza a lasciare le nostre vecchie idee e ad accettare il suo punto di vista, ci invita a cambiare atteggiamento abbandonando la nostra tendenza soprattutto al possesso, al successo per trovare in Lui la gioia dell’amore vero, largo, libero cioè il molto di più.
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. I beni anche temporali sono un dono, guai trasformarli in idoli, non usarli per farsi dono. Istintivamente tutti abbiamo la tendenza di porre al felicità nel possedere. In realtà nel finalizzare tutto al nostro io cadiamo nella solitudine e quindi nell’infelicità.
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”: è l’anima di tutte le beatitudini. Qui il verbo è al presente, non al futuro. Gesù non dice che i poveri saranno beati nell’al di là perché possederanno il regno dei cieli, senza escluderlo: i poveri sono già beati adesso, perché il regno dei cieli non è un al di là immaginario, posto in futuro che non arriva mai; il regno di Dio accade là dove Egli è amato e dove il suo amore ci raggiunge nella generosità fraterna.
La povertà evangelica non consiste nel non avere niente, magari invidiando chi ha beni salute, cultura,   ma nel ricevere tutto, anche quel tanto  da anziani come noi,  dono del Padre e un mezzo di unione, di rapporto con i fratelli.
San Francesco, l’icona del beati i poveri, aveva l’anima colma di ammirazione, di gratitudine per l’opera di Dio e di carità verso gli uomini fino a completare il cantico delle creature al termine della vita: laudato sì, mì Signore, per nostra sorella morte corporale, dalla quale nullo omo po’ scappare. Maria madre del Dio che ha assunto un volto umano, umile e povera, ci sia sempre accanto.

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