La figura dell’esorcista e il suo ministero ecclesiale
La figura dell’esorcista e il suo ministero ecclesiale presentato
all’Assemblea Plenaria della Congregazione per il Clero
Il Cardinale
Beniamino Stella, Prefetto della
«Congregazione per il Clero», con una lettera dell’8 maggio 2017, ha
chiesto, al nostro presidente, padre Francesco Bamonte, di presentare una
relazione sul sacerdote esorcista (qualità umane e spirituali, formazione,
difficoltà, etc.) e il ministero che esercita nella Chiesa, all’«Assemblea
Plenaria» dei membri della «Congregazione per il Clero» (Officiali e oltre 30
Cardinali), riunitisi a Roma nella Curia
Generalizia dei Gesuiti, dal 30 maggio al 1° giugno scorso. Pensiamo di fare
cosa gradita ai Soci dell’AIE nel proporre loro il testo presentato ai membri
del suddetto Dicastero nel pomeriggio del 31 maggio c.a.
LA
FIGURA DELL’ESORCISTA E IL SUO MINISTERO NELLA CHIESA
Signor Cardinale, Reverendissimi Confratelli nel
sacerdozio che partecipate a questa Assemblea Plenaria del Dicastero della
Congregazione per il Clero,
ringrazio di avermi cortesemente chiesto, tramite
sua Eminenza il Cardinale Beniamino Stella, una relazione sulla figura del
sacerdote esorcista e sul ministero a lui affidato dalla Chiesa. Presenterò la relazione alla luce della esperienza
che, come presidente dell’Associazione Internazionale Esorcisti,
raccolgo
da ogni parte del mondo; rimando anche alla “introduzione” -allegata a questa
esposizione
e
affidata
alla
lettura
personale-
circa
i
fondamenti evangelici e gli insegnamenti del magistero della Chiesa
sull’esistenza del mondo demoniaco; sulla sua attività ordinaria e
straordinaria nel mondo umano; sulle possessioni diaboliche e sul ministero
dell’esorcismo; sulla crescente pratica delle varie forme di occultismo tra le
nuove generazioni, con i conseguenti danni sul piano psicologico, morale e spirituale[1].
Papa Francesco, ricevendo il 17 marzo scorso i
partecipanti al «XXVIII Corso sul Foro Interno», promosso dalla Penitenzieria
Apostolica, ha auspicato una stretta collaborazione tra confessori ed
esorcisti. In quell’udienza ha detto
che, qualora il confessore rilevasse la presenza
di disturbi spirituali reali nei fedeli che si accostano al sacramento della
Confessione, non dovrà esitare a fare riferimento agli esorcisti della diocesi.
Alla luce di questo invito, è auspicabile che ogni
Vescovo - al fine di colmare l’"iter" formativo sacerdotale- promuova
incontri di aggiornamento pastorale nella formazione permanente dei sacerdoti,
affidati a un esorcista di provata esperienza, il quale istruisca accuratamente
i confratelli circa i criteri utili per un primo discernimento, al fine di
comprendere se le vicende, i segni,
i sintomi, i fenomeni -che i fedeli descrivono o manifestano- siano da
attribuire a una reale azione straordinaria del demonio.
Questo “primo discernimento” può e deve essere
fatto da ogni sacerdote, in modo che all’esorcista siano indirizzate solo le
persone che sembrano avere realmente bisogno del suo specifico ministero.
Il Papa
ha poi anche
ricordato che i
sacerdoti esorcisti
«devono essere scelti con molta cura e molta
prudenza».
Il Vescovo, in quanto successore degli Apostoli, è
il primo esorcista della diocesi a lui affidata: primo, ma non necessariamente l’unico della diocesi. Alcuni vescovi
esercitano questo ministero di carità sporadicamente, per i molteplici impegni
legati al loro ministero episcopale.
Il Codice di Diritto Canonico (canone n. 1172,
par. 1-2) stabilisce che il Vescovo individui uno o più sacerdoti idonei a
svolgere questo delicato ministero, al fine di assicurare tale servizio pastorale alla diocesi. I
candidati prescelti siano sacerdoti equilibrati e prudenti; di costante,
scrupolosa e personale cura spirituale, fedeli al Vangelo, dediti alla
preghiera e all’esercizio delle virtù.
Il rituale dell’esorcismo, al n. 13 dei Prænotanda, riprendendo il
CDC (can. 1172/2),
suggerisce ai Vescovi
«sacerdoti
di provata pietà, scienza, prudenza e integrità di vita». Tali caratteristiche risultano determinanti nel
primo discernimento e in quello successivo e cioè nel modo di fronteggiare il
maligno una volta accertata la sua reale azione straordinaria; nel
modo di relazionarsi con il fedele che ha bisogno di tale ministero, con i suoi familiari e con i propri ausiliari; e, soprattutto, nella
capacità di guidare le anime ad
acquisire le disposizioni necessarie
per conseguire la liberazione.
Dopo aver riportato le note caratteristiche che un
Vescovo deve riscontrare in un sacerdote, perché svolga con frutto
questo
ministero, il rituale degli esorcismi, al n. 13
dei Prænotanda, aggiunge che i
sacerdoti siano «specificamente preparati
a tale ufficio». Prima di iniziare ad esercitare il ministero, dovrebbero
essere disponibili per un tempo di formazione esperienziale pratica,
affiancandosi a un esorcista che svolga con zelo tale specifica missione. Non
si può improvvisare l’esercizio di questo ministero, così delicato.
Il tirocinio iniziale dovrebbe, poi, essere
accompagnato e seguito da una formazione permanente. Ai nostri tempi la portata del fenomeno “occultismo”,
vasta, articolata e multiforme, esige che l’esorcista -per quanto agisca già in
comunione con il proprio Vescovo, in virtù della licenza da lui ricevuta - non
sia isolato rispetto agli altri confratelli impegnati in questo campo: gli
stessi sacerdoti esorcisti, al fine di aiutare in maniera sempre più efficace i
fratelli e le sorelle tribolati dal
maligno, avvertono il bisogno di una sempre più stretta unione fra di loro e la necessità di incontrarsi periodicamente, per approfondire la formazione personale, per condividere le proprie esperienze, per scambiarsi
notizie, per stringere una più stretta fraternità sacerdotale e per condividere
momenti di preghiera comune.
In tal senso, il 13 giugno 2014, è stata accolta con grande gioia
l’approvazione dello Statuto dell'Associazione
Internazionale Esorcisti (AIE) e il conferimento ad essa della personalità giuridica, con decreto della Congregazione per il Clero, che l’ha
riconosciuta come associazione privata
internazionale di fedeli.
L’Associazione
Internazionale Esorcisti periodicamente organizza corsi e convegni, per una
prima formazione “di base” e per la successiva formazione permanente degli
esorcisti e dei loro ausiliari.
Al fine di favorire i contatti e l’unità tra gli esorcisti, e garantirne la formazione permanente, l’Associazione
-oltre i momenti “ufficiali” d’incontro- cura una «Lettera Circolare», che
viene inoltrata ai soci, in versione digitale, periodicamente, nelle varie
lingue, con informazioni e avvisi sulla vita interna dell’Associazione; una
rivista periodica dal titolo: «Quaderni AIE», con articoli, approfondimenti,
aggiornamenti su temi riguardanti il ministero degli esorcismi. Inoltre la segreteria provvede ad inviare, a tutti
i membri dell’Associazione, in versione digitale, gli Atti dei Convegni annuali.
Da qualche anno l’Associazione ha avviato uno studio accurato, dal titolo: “Linee guida per una corretta prassi del
ministero degli esorcismi”, articolato in tre parti:
1. La prima è finalizzata a facilitare
il discernimento dei casi particolari, con indicazioni specifiche che aiutino
tutti i sacerdoti a capire quando realmente necessiti l’intervento di questo ministero.
2. La seconda parte offre indicazioni
ai sacerdoti esorcisti, affinché siano evitati prassi o metodi dubbi, cioè non corrispondenti alle norme con le quali la
Chiesa regola l’azione liturgica di questo ministero. Il sacerdote non
può procedere a proprio arbitrio, in quanto opera nel quadro di una missione
ufficiale: rappresenta Cristo e la Chiesa.
Nell’amministrare l’esorcismo, deve anche conoscere e seguire le norme stabilite dalla Chiesa. Il
servizio pastorale dell’esorcismo, infatti, si colloca prettamente in ambito
ecclesiale e l’esorcista deve attenersi fedelmente a tutto ciò che la Chiesa stabilisce nella realizzazione
di questo specifico “sacramentale”.
3. Nella terza parte sono riportate indicazioni precise sui requisiti e sui
compiti dei fedeli laici che aiutano
i sacerdoti esorcisti.
Un’altra esigenza fondamentale dei sacerdoti
esorcisti è quella di essere circondati da un presbiterio solidale e
comprensivo nei loro confronti. È fondamentale l’opportuno intervento del
Vescovo -che favorisca tale fraterna comunione- e l’atteggiamento serio ed
equilibrato dell’esorcista, nel ministero che gli è stato affidato.
Un ulteriore elemento essenziale riguarda il
rapporto personale con il proprio Vescovo ordinario. Ogni ministero richiede di
essere svolto nella piena comunione ecclesiale: è importante, perciò, che vi
siano periodici incontri, perché il Vescovo possa vigilare paternamente,
verificando le condizioni fisiche,
psicologiche e spirituali del sacerdote e perché l’esorcista senta il sostegno e
l’incoraggiamento paterno del proprio Vescovo. Il rituale degli esorcismi (n.
13 dei Prænotanda) afferma che il
sacerdote deve compiere tale «servizio di carità con fiducia e umiltà, sotto la guida dell’Ordinario», che di regola è appunto il Vescovo diocesano.
L’esorcista contribuisce a prevenire il triste fenomeno del funesto ricorso di
molti agli “operatori dell’occulto”. La mancanza
di esorcisti in una diocesi può, infatti, indurre la gente a rivolgersi a
tali personaggi, o a “sette” di vario genere. Il fedele che necessita realmente
dell’esorcismo «è un membro della
comunità, uno di quei membri che la comunità deve amare di un amore
preferenziale: quando è in potere del maligno, infatti, egli è il più povero
dei poveri, bisognoso di aiuto, di comprensione e di consolazione. Il ministero
dell’esorcista perciò, oltre che di liberazione, è anche un ministero di consolazione»[2].
«I sacerdoti esorcisti, in
comunione con i propri Vescovi e Ordinari, manifestano così l'amore e
l’accoglienza della Chiesa, verso quanti soffrono a causa dell'opera del
maligno»[3].
Un altro aspetto importante, dell’esercizio del
ministero dell’esorcismo, è la sua
idonea e feconda collocazione all’interno
di una evangelizzazione integrale.
Gesù inviò i suoi Apostoli prima di tutto ad
annunciare il Regno di Dio, poi a guarire gli
ammalati e a liberare, nel suo nome, gli indemoniati. Qualunque sia
l’origine del male di chi chiede aiuto (che sia o meno un’autentica
forma di azione straordinaria del
demonio), l’esorcista s’impegna, anzitutto, a indicare e a sostenere un vero
cammino di conversione e di vita cristiana; a infondere serenità, pace, fiducia
in Dio e speranza nella sua grazia; a correggere atteggiamenti erronei, nei
fedeli, riconducendoli a una fede autentica e
genuina.
Gli esorcisti non sono soltanto gli strumenti di
cui Dio si avvale per sostenere i fedeli nella lotta contro il maligno, ma sono
anche i testimoni, la voce e gli ambasciatori della loro drammatica sofferenza.
Questi fratelli e sorelle, tormentati dal maligno, sono infatti particolarmente
cari al Cuore di Gesù e della Madre sua, poiché le loro sofferenze, accettate
con amore, li avvicinano e li introducono sempre più nel Mistero della Passione
di Cristo. L’offerta della loro sofferenza per la Chiesa tutta è quanto mai
preziosa.
Sempre nella udienza dei partecipanti al «XXVIII
Corso sul Foro Interno», promosso
dalla Penitenzieria Apostolica,
in riferimento ai disturbi di origine
incerta, il Papa ha accennato anche a
«una sana collaborazione con le scienze umane». Condividiamo particolarmente
questo suo invito, perché tale collaborazione, segnalata anche tra gli
obiettivi dell’Associazione Internazionale
Esorcisti nello Statuto (art. 3.6), è già in atto da tempo. L’Associazione,
infatti, promuove e incoraggia la collaborazione con esperti in medicina e in
psichiatria, di vita cristiana esemplare, e competenti nelle realtà spirituali
cristiane: essi, ovviamente, non possono sostituirsi al ministero di esorcista,
ma possono essere, in circostanze specifiche, di efficace supporto ad esso.
Il giudizio ultimo, se procedere o meno
all’esorcismo, spetta comunque al sacerdote esorcista, il quale, come afferma
il rituale che la Chiesa gli consegna, al n. 16 dei Prænotanda, deciderà di proferire l’esorcismo maggiore, quando sarà
moralmente certo di una reale possessione diabolica.
A conclusione di questa esposizione, e cogliendo l’occasione dai contenuti della
prima mattinata dell’Assise in corso,
dedicata alla formazione iniziale in Seminario, con la presentazione della nuova Ratio
fundamentalis institutionis sacerdotalis, esprimo la comune convinzione dei
sacerdoti esorcisti sulla
necessità che coloro che sono preposti alla formazione dei seminaristi, alla
luce del Vangelo e dell’insegnamento della Chiesa, li istruiscano sulla reale esistenza, consistenza e natura del
mondo demoniaco.
La scarsa attenzione che nei seminari e nelle
facoltà teologiche oggi si rivolge alla realtà del mondo demoniaco e/o
addirittura la sua negazione da parte di alcuni insegnanti, pur preposti alla
formazione integrale -spirituale, pastorale e teologica- dei seminaristi,
costituiscono una realtà decisamente preoccupante.
La diffusa “ignoranza” di tali fenomeni, oltre a
provocare un grande impoverimento nella formazione dei seminaristi e dei
candidati alla vita religiosa, ha
fatto sì che -una volta ordinati
sacerdoti e introdotti “nel vivo” del loro impegno pastorale- essi non siano in
grado di garantire una profonda direzione spirituale; di offrire un’opportuna catechesi ai fedeli
sull’esistenza e sull’attività del demonio; di affrontare le serie problematiche legate
all’incremento delle pratiche occulte, che si è registrato negli ultimi decenni, e che ha spalancato la strada a un’azione straordinaria del
demonio nella società, sempre più virulenta.
Certamente il primo impegno pastorale di ogni
sacerdote è quello della evangelizzazione: Cristo deve essere il centro
dell’annuncio, ma è inevitabile che un’autentica evangelizzazione non si
scontri con il mistero dell’iniquità e
non si apra a una riflessione sull’origine e sulla presenza del male
nell’Universo, creato buono da Dio.
Pertanto auspico, almeno una volta nell’iter di
formazione dei seminaristi, l’incontro con un sacerdote esorcista che dia
testimonianza, ovviamente in modo adeguato, del ministero da lui svolto. In tal modo, la figura del sacerdote
esorcista diventerebbe più familiare per i futuri sacerdoti, predisponendo una
futura e più fruttuosa collaborazione tra i sacerdoti non esorcisti e quelli
esorcisti, a beneficio dei nostri fratelli e sorelle afflitti dal maligno.
Consapevoli della grave responsabilità e della
delicatezza del nostro ministero, ringraziamo questa Assise, per averci concesso la possibilità di esprimere quello che ci sembrava necessario,
farvi conoscere in questo momento, riguardo il
particolare ministero di esorcismo.
Affidando i lavori dell’Assise all’intercessione
della beata Vergine Maria, porgo
a sua Eminenza
il Cardinale Beniamino Stella, agli altri Cardinali
presenti, agli Officiali della
Congregazione per il Clero, e a voi tutti, i miei più deferenti saluti.
[1] Nel corso di questa esposizione userò talvolta l’espressione: “sacerdote
esorcista”. Con essa intendo riferirmi a un sacerdote che ha ricevuto dal suo
Vescovo ordinario, una “peculiare ed espressa licenza” per esercitare il
ministero degli esorcismi. L’esorcistato è parte essenziale del sacramento
dell’Ordine; tuttavia in analogia con il sacramento della Confessione, -che per
essere amministrato validamente richiede, oltre alla potestà di Ordine, anche
il possesso della potestà di giurisdizione- perché un sacerdote possa
esercitare legittimamente il ministero dell’esorcismo, è infatti necessario che
egli riceva dal suo Vescovo ordinario, una “peculiare ed espressa licenza”.
[2] “Rito degli esorcismi e preghiere per
circostanze particolari”, Presentazione, par. 16, pag. 13-14, Libreria
Editrice Vaticana, 2001. [Testo
promulgato dalla «Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei
Sacramenti». Versione italiana a cura della Conferenza
Episcopale Italiana].
[3] Cfr: Messaggio di Papa Francesco ai membri dell’Associazione Internazionale Esorcisti in Convegno a Roma dal 20 al
25 ottobre 2014.
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