Domenica VIII

La fede nella Provvidenza nel Padre pieno di amore per tutti i suoi figli non dispensa dalla faticosa lotta per risolvere i problemi di una vita dignitosa, ma libera dall’affanno per le cose e dalla paura del domani

Nella liturgia odierna riecheggia una delle parole più toccanti della Sacra Scrittura sull’atteggiamento del Dio vivente con noi, giusti o ingiusti, buoni o cattivi. Lo Spirito Santo ce l’ha  donata mediante la penna del così detto “secondo Isaia”, il quale, per consolare Gerusalemme abbattuta dalle sventure
e dai conseguenti problemi da affrontare , così si esprime per il giusto atteggiamento con cuoi affrontarli e risolverli: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49,15) , buono o cattivo, giusto o ingiusto che tu sia. Il Padre ci ama non solo quando e perché siamo buoni, ma per farci diventare buoni. Non guarda quante volte cadiamo, ma quante volte ci lasciamo riconciliare. Questo invito alla fiducia nell’indefettibile amore, perdono di Dio viene accostato alla pagina, altrettanto suggestiva del Vangelo di Matteo, in cui Gesù esorta i suoi discepoli a confidare nella provvidenza del Padre celeste, il quale nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo, fa piovere sui giusti e gli ingiusti, fa sorgere il sole suibuoni e sui cattivi, e conosce ogni nostra necessità (6,24-34). Così si esprime il Maestro: “Non preoccupatevi dunque dicendo continuamente: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno”.
Di fronte alla situazione anche attuale di tante persone, vicine e lontane, che vivono in miseria, questo discorso di Gesù potrebbe apparire poco realistico, se non evasivo. In realtà, il Signore vuole farci capire con chiarezza sia che Lui non risolve i problemi al posto nostro e sia l’atteggiamento necessario per risolverli: non si può servire a due padroni, Dio e la ricchezza. Chi coglie la verità del proprio e altrui essere dono del Donatore divino, come di tutto il mondo che ci circonda, non può trasformare i doni in idoli: il denaro è un prezioso strumento per essere liberi e farsi dono, ma un terribile padrone che ti schiavizza in tutto il vissuto. Il Donatore divino storicamente in Gesù si è rivelato un Padre pieno di amore verso tutti i suoi figli e chi mette al primo posto la ricerca del suo Regno ne esperimenta tutto l’amore, il perdono. E ciò è proprio il contrario del fatalismo o di un ingenuo irenismo. La fede nella sua Provvidenza che vede e provvede con una onnipotenza più grande delle nostre necessità ci dà il vero atteggiamento per risolvere tutti i problemi, non dispensa dalla faticosa lotta per una vita dignitosa, ma libera dall’affanno per le cose  e dalla paura per il domani. E’ chiaro che questo insegnamento di Gesù, pur rimanendo sempre vero e valido per tutti, viene praticato in modi diversi a seconda delle diverse vocazioni: un frate francescano potrà affidarsi in maniera più radicale, mentre un padre di famiglia dovrà tener conto dei propri doveri verso la moglie e i figli, un industriale della rendita della propria azienda nel mercato, un politico di tutte le dinamiche di consenso sociale. In ogni caso, però, il cristiano si distingue per l’atteggiamento di fiducia nella Provvidenza del Padre celeste, come è stato per Gesù E’ proprio la relazione con Dio Padre che dà senso a tutta la vita di Gesù. E’ proprio la continua relazione con Dio Padre che dà senso a tutta la vita di Cristo, alle sue parole, ai suoi gesti di salvezza, fino alla sua passione, morte e risurrezione. Gesù ci ha dimostrato che cosa significa vivere con i piedi ben piantati per terra, attenti alle concrete situazioni del prossimo, e al tempo stesso tenendo sempre il cuore in cielo, immerso nella misericordia di Dio. Mi trovo qui in un’opera di san Giovanni Calabria che concretizza tutto questo lasciarsi assimilare a Cristo.
Carissimi alla luce della Parola di Dio di questa Domenica invochiamo la Vergine Maria con il titolo di Madre della Divina Misericordia. A lei affidiamo la nostra vita, il cammino della Chiesa diventato così difficile, le vicende misteriose della storia a cent’anni dalle apparizioni e messaggi di Fatima. In particolare, invochiamo la sua intercessione per vivere secondo uno stile più semplice e più sobrio, nella quotidiana operosità e nel rispetto del creato che Dio ha affidato alla nostra custodia.

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