Protestantizzazione
CARD. KOCH: PROTESTANTIZZAZIONE? NIENTE PAURA…
di GIUSEPPE RUSCONI, 04
Novembre 2016
Ampia intervista su Lund e dintorni al
cardinale svizzero-tedesco, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei
Cristiani. Si commemora la Riforma, non si festeggia. Le due facce di Lutero:
può essere considerato come un riformatore ben intenzionato all’inizio, ma poi
ha scritto cose orribili contro i contadini insorti e contro gli ebrei, che non
avevano aderito come sperava alla nuova Chiesa. Con i luterani sono cresciute
le differenze sul piano etico-antropologico, che hanno fatto irruzione nel
dialogo ecumenico.
Nato a Emmenbrűcke (alle porte di
Lucerna) il 15
marzo 1950, Kurt Koch è stato consacrato vescovo da Giovanni Paolo II in San
Pietro nella festa dell’Epifania del 1996. Pastore della diocesi di Basilea
(comprendente anche Lucerna), dal 2006 al 2010 è stato presidente della
Conferenza episcopale svizzera. Molto attivo nel dialogo ecumenico e vicino al
pensiero teologico di Benedetto XVI, è stato chiamato da quest’ultimo a Roma
come successore del
cardinale Walter Kasper alla testa del Pontificio Consiglio
per l’Unità dei Cristiani, che implica anche la presidenza della Commissione
per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo. Dal 2013 accompagna gli slanci
ecumenici di papa Francesco con il grande lavoro del suo dicastero: ad esempio
un mese fa, a seguito della riunione a Chieti della commissione
cattolico-ortodossa, è stato approvato un importante documento – atteso da un
decennio – su primato e sinodalità. Ora però incombe un avvenimento di grande
rilievo storico nel dialogo ecumenico: il viaggio papale a Lund per la
commemorazione dei cinquecento anni della Riforma. Perplessità e critiche non
mancano in fasce consistenti del mondo cattolico, che esprimono il timore che
la presenza di Francesco confermi solennemente ciò che non pochi definiscono
già una ‘protestantizzazione’ sciagurata della Chiesa cattolica.
Lunedì 10 ottobre siamo dunque saliti al quarto piano del
palazzo di via della Conciliazione, dove ha sede il Pontificio Consiglio per
l’Unità dei Cristiani. Lì ci attendeva, con la solita cortesia, il cardinale
Koch, che ci ha rilasciato l’intervista che segue su Lund e dintorni. Il
sessantaseienne presule svizzero-tedesco come sempre ha parlato con lingua
chiara, condita a volte da quel tradizionale humour svizzero-tedesco che mira a
sdrammatizzare la realtà in cui ci tocca vivere.
Eminenza, il 31 ottobre Francesco andrà
a Lund per commemorare ufficialmente con i luterani il cinquecentesimo della Riforma
protestante. E’ la prima volta nella storia che un Papa agisce in questo modo.
Solo un gesto di grande amicizia o c’è qualcosa di più?
Prima di tutto va rilevato che si
tratta della prima commemorazione storica della Riforma in età ecumenica. In precedenza
tali commemorazioni erano confessionali, talvolta con toni un po’ trionfalisti.
Oggi la situazione è cambiata, dopo cinquant’anni di dialogo ecumenico tra
cattolici e luterani. Sono gli stessi luterani che hanno espresso il desiderio
di commemorare insieme con noi l’avvenimento. E’ chiaro che è molto di più di
un segno di amicizia: l’ecumenismo è anche scambio di doni, che anzi è il suo
nucleo. Nessuna Chiesa è tanto povera da non poter dare un contributo alla
bellezza del cristianesimo, a una sua maggiore unità. E nessuna Chiesa è così
ricca da permettersi di non ricevere doni dalle altre.
Commemorazione per ricordare o anche
per festeggiare?
In tedesco è difficile dire
‘festeggiare’, feiern. Nel documento fondamentale per
la commemorazione comune emergono tre punti forti. Il primo è la gratitudine: il 2016-17 è anche il cinquantesimo
anniversario del dialogo cattolico-luterano e grazie ad esso abbiamo potuto
scoprire tutto ciò che è comune tra noi. Il secondo punto è il pentimento, la penitenza. Infatti la
Riforma non ha portato soltanto un rinnovamento, ma anche la divisione, cui
sono seguite le orribili guerre confessionali del XVI e del XVII secolo. Penso
in particolare alla Guerra dei Trent’Anni tra il 1618 e il 1648, che ha fatto
dell’Europa di allora un mare rosso di sangue. Come potremmo festeggiare questo?
Il terzo punto è la speranza che la commemorazione possa
apportare nuovi frutti per il dialogo. In sintesi è difficile dire festeggiare, meglio commemorare.
Il pastore valdese Paolo Ricca ha
scritto tra l’altro: “Partecipare alla commemorazione significa, a mio parere,
considerare la Riforma un evento positivo nella storia della Chiesa che ha
fatto bene anche al cattolicesimo. La mia impressione è che lui (NdR: papa
Francesco), in un modo che non saprei definire, si senta parte di quella
porzione di cristianità che è nata dalla Riforma”…
Il primo punto sopra ricordato è quello
della gratitudine, per tutto ciò che abbiamo
riscoperto di comune tra noi. Ma poi non si può negare quanto è successo nella
storia, con la divisione e l’uso della forza, della violenza, gli uni contro
gli altri: e anche questo fa parte della commemorazione. Del resto proprio i
valdesi hanno molto sofferto a causa dei cattolici e, a tale proposito, il
Santo Padre ha chiesto scusa quando li ha incontrati a Torino.
MARTIN LUTERO: UNA PERSONALITA’
CONTROVERSA, CON LUCI E OMBRE CHE NON POSSIAMO NEGARE
Nell’ambito della commemorazione emerge
naturalmente la figura di Martin Lutero. Da parte di vari gruppi
cattolici - ad esempio dal mensile di apologetica cattolica “Il Timone” -
sono state sollevate forti riserve sull’opportunità di rendere omaggio a un
personaggio come il monaco agostiniano fondatore della Riforma…
Se commemoriamo la Riforma, non
possiamo negare la storia, in cui Lutero ha assunto un ruolo molto importante…
Ruolo positivo?
Un ruolo complesso, a prescindere dalla
sua volontà originaria.
Qual era la sua volontà
originaria?
Non era quella di rompere l’unità e
creare nuove Chiese. Ha detto papa Francesco - nella conferenza stampa in aereo
di ritorno dall’Armenia - di credere che le intenzioni di Lutero non fossero
sbagliate, erano quelle di un riformatore.
LE COLPE DELLA ROTTURA? DA AMBO
LE PARTI
Ma come mai poi la situazione è
degenerata?
Le colpe stanno da tutte e due le
parti. Anche la Chiesa cattolica a quel tempo non era aperta al rinnovamento
chiesto da Lutero, come già aveva evidenziato papa Adriano VI nel suo messaggio
alla dieta di Norimberga del 1522-23, quando chiese scusa per il comportamento
inammissibile della Curia Romana. D’altra parte Lutero si appoggiò talmente ai
principi che si venne a creare una grande mescolanza di religione e politica
con gravi sviluppi; non solo, ma non possiamo negare l’atteggiamento
assolutamente inammissibile di Lutero verso i contadini (NdR: ‘Guerra dei contadini’, 1524-26,
rivolta popolare per ragioni religiose ed economiche, duramente repressa,
300mila insorti, che Lutero chiamò “banditi di strada ed assassini” meritevoli
di morte). Lutero ha poi scritto cose orribili contro gli ebrei…
LUTERO CONTRO GLI EBREI: PUO’ ESSERE
LETTO COME UN ANTICIPATORE DELL’OLOCAUSTO
Ad esempio nell’opuscolo del 1543
“Degli ebrei e delle loro menzogne” si legge: “In primo luogo bisogna dar fuoco
alle sinagoghe e scuole dei giudei. E ciò che non si può bruciare deve essere
ricoperto di terra e sepolto, in modo che nessuno possa mai più vederne un
sasso”…
Queste frasi possono essere lette come
un’anticipazione dell’Olocausto. Penso che Lutero fosse convinto che gli ebrei
entrassero nella nuova Chiesa,‘purificata’ e non riuscì mai a capire perché non
lo fecero. Da tale constatazione il grande odio verso il popolo ebraico.
Eminenza, può dare allora un giudizio
complessivo su Lutero?
Per dare una valutazione complessiva su
Lutero, si deve però riconoscere che la sua intenzione originaria era
incentrata sui modi di annunciare Dio, che si era manifestato attraverso la
presenza di Cristo. In Lutero la questione di Dio e il Cristocentrismo del suo
annuncio sono fondamentali e molto positivi: e noi cattolici abbiamo ancora da
imparare su questi temi.
Ancora il pastore valdese Ricca ha
rilevato che i frutti del dialogo ecumenico di questi cinquant’anni non sono
esaltanti. Ad esempio la Dichiarazione congiunta di Augusta del 1999 sulla dottrina
della giustificazione che non è stata così feconda di conseguenze positive
perché per i protestanti la giustificazione (Dio salva, rende ‘giusti’ se
l’uomo ha fede) è centrale, per i cattolici meno. Ha ragione?
La differenza sta in questo: alcuni luterani
sostengono che la dottrina della giustificazione è l’unico fondamento e
per i cattolici essa è un fondamento elementare e centrale. Nella stessa
Dichiarazione congiunta di Augusta ci rende attenti sul fatto che le
conseguenze ecclesiologiche non sono ancora definite: questa mi sembra una
grande sfida per il futuro del dialogo. Perciò ho proposto di preparare una
nuova Dichiarazione congiunta sulla Chiesa, l’Eucarestia, il Ministero. Se la
proposta dovesse essere concretizzata, il passo in avanti verso l’unità sarebbe
rilevante.
INTERCOMUNIONE IMPOSSIBILE SE NON C’E’
IL RICONOSCIMENTO DELLE FORME DI MINISTERO DELLE ALTRE CHIESE
Eucarestia… dunque anche il tema
dell’intercomunione cattolico-luterana?
La Dichiarazione proposta riguarda tre
temi: la Chiesa, l’Eucarestia, il Ministero. Se vogliamo trattare solo
dell’Eucarestia, non possiamo arrivare a un risultato positivo. Prima dobbiamo
chiarire i concetti di Chiesa e di Ministero. Per i cattolici il Ministero
sacerdotale è il presupposto per celebrare l’Eucarestia. Penso che fin qui non
l’abbiamo ancora approfondito e chiarito sufficientemente, nei rapporti con i
luterani, i concetti sopra ricordati. Se non possiamo riconoscere le forme di
Ministero delle altre Chiese, è impossibile permettere l’intercomunione.
LE DIFFERENZE SUL PIANO
ETICO-ANTROPOLOGICO OSTACOLANO IL DIALOGO CON I LUTERANI
Rilevava Giovanni Paolo II il 6 giugno
del 1989 davanti ai vescovi luterani di Danimarca: “Tuttavia esistono ancora,
in tempi di dialogo ecumenico, dei grandi ostacoli”. A 27 anni di distanza gli
ostacoli sono ancora grandi?
Ostacoli ce ne sono. Non a caso ho
fatto la proposta di cui sopra. Sono convinto che possiamo approfondire anche
le questioni aperte.
A considerare lo sviluppo della storia,
con i protestanti abbiamo culturalmente rapporti assai stretti. Ma negli ultimi
anni sono emerse molte differenze con loro, maggiori che con gli ortodossi, in
materia di vita e di famiglia…
Con i protestanti in genere abbiamo una
buona affinità culturale, più che con gli ortodossi; ma con gli ortodossi
abbiamo maggiori affinità di fede. Per quanto riguarda i nostri rapporti dal
punto di vista etico-antropologico, ci stiamo confrontando con sviluppo nuovi
nel dialogo ecumenico, che oggi risente indubbiamente di molte tensioni a
livello di concezioni etiche. Nell’ecumenismo degli Anni Ottanta si diceva che
la fede divide e l’azione unisce. Oggi si può dire quasi il contrario: abbiamo
approfondito molte questioni della fede, ma hanno fatto irruzione molte
differenze sul piano etico, soprattutto in bioetica, famiglia, matrimonio, gender. Se noi cristiani non riusciamo in Europa a farci
sentire con una sola voce su queste questioni fondamentali per la vita e la
convivenza tra gli uomini, la conseguenza è che la voce del cristianesimo qui
si indebolirà sempre più.
PROTESTANTIZZAZIONE DELLA CHIESA?
NIENTE PAURA, PERCHE’ IL PAPA E’ CATTOLICO
Papa Francesco a Lund: temono alcuni
gruppi cattolici che la sua presenza alla commemorazione della Riforma sia la
conferma clamorosa della ‘protestantizzazione’ della Chiesa cattolica…
Se abbiamo fiducia nel Santo Padre, non
possiamo nutrire questa paura. Perché il Papa è cattolico…
Concludiamo: il 2016 è stato un anno
ricchissimo di gesti papali ‘ecumenici’ (e includiamo anche gli ebrei). Visita
alla Sinagoga, incontro con Kirill, con gli anglicani, incontri durante i
viaggi internazionali, incontri a Roma, Concilio panortodosso, commissione
cattolico-ortodossa a Chieti, tra poco ci sarà Lund…. Ma tutto ciò ha portato
frutti tangibili?
Fin qui è stato certamente un anno
ecumenico intensissimo. Ha portato frutti molto importanti a livello di
amicizia, ma anche nel dialogo teologico, come si è visto recentemente a
Chieti, dopo dieci anni di attesa…
Eminenza, certo Le è richiesto un
grande dispendio di energie…
Non è un lavoro facile, ma molto bello.
Il Signore vuole l’unità. E io sono convinto che il vero ministro ecumenico non
sono io, ma lo Spirito Santo. Io posso solo aiutare. Perciò in questo senso io
posso dormire tranquillamente, perché so che lo Spirito Santo è sempre sveglio.
Commenti
Posta un commento