Domenica di Quaresima V
Gesù pur invitando a tentare e ritentare di evitare il peccato mette al centro lo sguardo
misericordioso
Oggi la liturgia di questo cammino quaresimale c’invita ad
accogliere le cose nuove che il Signore nella Pasqua di quest’anno vuole fare
per ciascuno di noi. La prima lettura ci parla in questo senso. La seconda ci
riferisce una cosa nuova, che è la conversione di Paolo.
Nel Vangelo vediamo che Gesù non è venuto nel mondo per
giudicare, ma per salvare, come dice egli stesso: “Dio non ha
manato suo Figlio
per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv
3,17).
Lo vediamo in un caso concreto, reale, in cui si nota la
grande differenza di prospettiva tra gli scribi e i farisei che mettono al centro del rapporto tra uomo e
Dio “il peccato”, la condanna e Gesù, invece, lo sguardo non giudicante, lo
sguardo misericordioso pur non ignorando chi è quella donna, non finge di non
sapere chi è, cosa ha commesso, ma la accoglie con le sue ferite e soprattutto
con la sua scintilla di luce, che Lui stesso fa sgorgare.
Si tratta di una donna sorpresa in fragrante adulterio. Gli
scribi e i farisei sono preoccupati di condannarla e di farla morire senza possibilità di recupero. “Postala in
mezzo, dicono a Gesù, il volto divino-umano della misericordia del Padre:
“Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella
legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”.
Essi vogliono rinchiudere anche Gesù nella prospettiva nella
quale i peccati del passato non son perdonabili, definiscono la persona, la
escludono per sempre. Ma la novità che Gesù è venuto a portare è questa. Noi
uomini non possiamo perdonare i peccati del passato, ma Dio ricreando con
l’onnipotenza del suo perdono quello che il peccato ha rovinato, perdona il
pentito del male commesso e lo fa rivivere. Lui non è venuto per giudicare e
condannare chi ha sbagliato, ma per rendere possibile una vita nuova, un nuovo
inizio come nel Battesimo, una nuova creazione. Perciò in questa circostanza trova
il modo di liberare questa donna, senza contraddire la legge di Mosè non certo
tenera mirante a togliere il male di mezzo al popolo. Propone agli accusatori
di applicare questa legge, ma aggiunge una condizione: per il passato “Chi di
voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei”. Chi vuol
giudicare e condannare, deve essere senza colpa.
Ma chi è senza colpa nel suo passato? Gli scribi e i
farisei, i pii, i potenti colgono che Gesù può leggere nelle loro coscienze;
perciò non possono fingere di essere
senza colpa tanto più che Gesù si mise a scrivere per terra. Cosa? “Se ne
andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi”. Quanto più
lunga è la vita, tanto più numerose sono le occasioni di colpa. Gli anziani si
sentono colpevoli, e così rinunciano alla lapidazione.
Alla fine rimane solo Gesù con la donna là in mezzo. E il
Vangelo ci fa sentire un dialogo commovente che ci prepara alla novità della
Confessione e Comunione pasquale in quest’anno giubilare. Gesù è l’unico che
potrebbe scagliare la pietra contro la donna. Tuttavia le chiede: “Donna, dove
sono? Nessuno ti ha condannata?” Lei risponde: “Nessuno, Signore”. E Gesù:
“Neanch’io ti condanno”. Ma subito dopo aggiunge una cosa importante: Va’ e
d’ora in pio tenta e ritenta di non peccare più.
Con la Confessione e Comunione pasquale ci offre la novità
di portarci fuori dal peccato, dal passato colpevole offrendoci la vita in
pienezza, con la novità del molto amore di oggi e di domani. La Regina di
questo amore che perdona si faccia sentire sempre accanto.
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