Omelia natalizia alla scuola di Benedetto XVI n. 3

3. Ipotesi di Omelia natalizia alla scuola i Benedetto XVI

Dio si nasconde in un bambino, in una particola, per assimilare ogni volto umano a Lui

Dio per nove mesi nel grembo di Maria assume un volto umano per amarci fino a lasciarci uccidere ma senza soccombere con la risurrezione, presente risorto fino al compimento della storia nella corporeità della Chiesa, parla in continuità attraverso le Scritture e dalla croce si fa dono in persona nei sacramenti, si fa presenza reale nell’Eucaristia per assimilare a Lui, col dono del Suo Spirito, ogni uomo, salvarlo e rialzarlo chiamandolo a quell’unione di amore con Lui per la vita veramente vita, la vita eterna. E tutto fin dal grembo materno in Maria.

L’Essere tutto in atto cui rimanda ciò che viene all’esistenza, teorizzato dai grandi filosofi secondo i quali con nessun rapporto con ciò che esiste, inutile quindi la preghiera, biblicamente quest’Essere ama ogni uomo e
 per questo entra nella storia, dà vita ad una autentica storia di amore con Israel, suo popolo, e poi in Gesù Cristo adempie la grande e misteriosa promessa secondo la quale sarà “Emanuele, un Dio con noi”. Dio si è fatto così vicino a noi, si è presentato in maniera così dimessa, senza costringere e fare spettacolo, che ognuno può sentirsi libero, a suo agio con lui in una risposta d’amore. Diventando un bambino, con un volto umano ci propone di dargli del tu. Essendo amore e non potendo costringere ma solo attirare liberamente ha abbandonato ogni lontananza e inacessibilità. Non è più irraggiungibile per nessuno. A meno che qualcuno si ponga talmente al di sopra degli altri oscurando la verità del proprio e altrui essere Suo dono da scandalizzarsi del suo farsi bambino, nato in una stalla, presente nella e attraverso la Chiesa. Ma Dio è Emanuele Diventando un bambino che attira senza fare spettacolo e senza costringere, ci propone di dargli del tu.

Bella una storia rabbinica che racconta di un ragazzo, chiamato Jeschiel, che un giorno si precipita piangendo nella camera di suo nonno, il famoso rabbino Baruch. Le lacrime gli scorrono sulle guance ed egli si lamenta dicendo: “Il mio amico mi ha piantato in asso. E’ stato proprio ingiusto con me”. “Senti, non puoi spiegarmi meglio come sono andate le cose?”, gli chiede il rabbino. “Sì”, risponde il ragazzo. “Stavamo giocando a nascondino, e mi ero nascosto così bene che il mio amico non riusciva a trovarmi. Allora ha smesso di cercarmi e se n’è andato. Che razza di modo di comportarsi!”. Il più bello dei nascondigli ha perso tutto il suo fascino perché l’amico smette di giocare. Il rabbino accarezza il fanciullo sulle guance, anche a lui salgono le lacrime agli occhi mentre dice: “Sì, è davvero un modo di comportarsi che non va. E guarda: con Dio è la stessa cosa. Si è nascosto, presente in ciò che ha creato, e noi non andiamo a cercarlo. Pensa un po’: Dio onnipotente si nasconde per non costringerci e rendere possibile un libero, gioioso rapporto di amore e noi non lo cerchiamo neppure, pur essendo l’unica speranza affidabile per vivere con gioia”.

In questa storiella un cristiano può trovare compendiato tutto il mistero del Natale. Dio che ama ogni uomo, comunque ridotto si nasconde per non abbagliarlo con lo splendore della sua grandezza, per non costringerlo ma attiralo liberamente. Non ci costringe con la sua potenza a inginocchiarci davanti a lui. Vuole che tra Lui e noi accada sempre una relazione di amore, che presuppone la grandezza e il rischio della libertà. Vuole che vi sia l’attendere, il cercare, l’andare e il trovare. Dai quali sorge di nuovo da ogni creatura quel sì all’amore che in essa rappresenta il mistero divino peculiare ed eterno. Dio aspetta che ogni creatura si metta in cammino, che esprima un nuovo e libero sì alla sua proposta, che a partire dalla consapevolezza del proprio e altrui essere dono di Lui si realizzi di nuovo l’evento dell’amore. Dio aspetta l’uomo poiché è il vero educatore. E per noi vuole che possiamo fare, educandoci, questa esperienza realmente divina e umana: l’esperienza della libertà, del cercare, dello scoprire e del gioioso sì a un amore che è il cuore del mondo e grazie al quale il mondo è buono nel suo essere dono e noi siamo buoni, lo diventiamo sempre più lodando e ringraziando perché tutto il bello e il buono che riceviamo ogni giorno non è ovvio, è suo dono e così nella preghiera cresce la gratitudine. E con la gratitudine cresce la gioia natalizia per il fatto che Dio, attraverso tanti volti, ci è vicino, ci parla e si fa dono in persona nei sacramenti, Confessione e Comunione natalizia in particolare .

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