La Chiesa, i Santi

Nella solennità dei Santi, nella commemorazione di tutti i Fedeli defunti emerge il mistero della Chiesa nella sua totalità

“Alla solennità dei Santi è seguita la commemorazione di tutti i Fedeli defunti. Queste due celebrazioni, vissute in un profondo clima di fede e di preghiera, ci aiutano a percepire il mistero della Chiesa nella sua totalità e a comprendere sempre più che la vita deve essere una continua vigile attesa, un pellegrinaggio verso la vita eterna, compimento ultimo che dà senso e pienezza al nostro cammino terreno. Alle porte della Gerusalemme celeste “già sono fermi i nostri piedi”. Ricordiamo i cardinali (…) che ci hanno lasciato durante quest’ultimo anno. (…)Pensiamo a loro nella comunione, reale e misteriosa che unisce noi pellegrini sulla terra a quanti ci hanno preceduto nell’al di là, certi che la morte non spezza i vincoli di fraternità spirituali sigillati dai Sacramenti del Battesimo e dell’Ordine. (…)
Cari fratelli e sorelle, sappiamo bene e lo esperimentiamo nel nostro cammino che non mancano difficoltà e problemi in questa vita, ci sono situazioni di sofferenza e di dolore, momenti difficili da comprendere e da accettare. Tutto però acquista valore e significato se viene considerato nella prospettiva dell’eternità. Ogni prova, infatti, accolta con perseverante pazienza ed offerta per il Regno di Dio, torna a nostro vantaggio spirituale già quaggiù e soprattutto nella vita futura, in Cielo. In questo mondo siamo di passaggio, saggiati nel crogiolo come l’oro, afferma la Scrittura (Sap 3,6). Misteriosamente associati alla passione di Cristo, possiamo fare della nostra esistenza un’offerta gradita al Signore, un volontario sacrificio di amore. (…)
Di fronte all’inevitabile dissolversi della scena di questo mondo – san Pietro nella sua Prima Lettera – ci è data la promessa di una “eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce” (v. 4), perché Dio ci ha rigenerati, nella sua grande misericordia, “mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti” (1,3). Ecco il motivo per cui dobbiamo essere “ricolmi di gioia”, anche se afflitti da varie pene. Se, infatti, perseveriamo nel bene, la nostra fede, purificata da molte prove, risplenderà un giorno in tutto il suo fulgore e tornerà a nostra lode, gloria e onore quando Gesù si manifesterà nella sua gloria. Sta qui la ragione della nostra speranza, che già qui ci fa esultare “di gioia indicibile e gloriosa”, mentre siamo in cammino verso la meta della nostra fede: la salvezza delle anime (vv. 6-8)” (Benedetto XVI,Omelia nella Messa in suffragio di Cardinali e Vescovi defunti nel corso dell’anno, 5 novembre 2009).

Chi incontra il Risorto nella Sua Chiesa, chi si lascia assimilare a Lui pregusta, pur in tutte le tribolazioni, la Comunità celeste e ravviva la speranza nella vita veramente vita che vagamente intuiamo e, tuttavia, nell’intimo aspettiamo attraverso quella luce che proviene dal Mistero pasquale. Cristo è morto e risorto e ci ha aperto il passaggio alla casa del Padre, il Regno della vita e della pace, presente là dove Egli è amato e dove il suo amore ci raggiunge. Chi segue, chi si lascia assimilare da Gesù in questa vita è accolto dove Lui ci ha preceduto, preparandoci un posto. “Cari amici – Benedetto XVI all’Angelus di Domenica 1 novembre -, quanto è bella e consolante la comunione dei santi! E’ una realtà che infonde una dimensione diversa a tutta la nostra vita. Non siamo mai soli! Facciamo parte di una “compagnia” spirituale in cui regna una profonda solidarietà: il bene di ciascuno va a vantaggio di tutti e, viceversa, la felicità comune si irradia sui singoli. E’ un mistero che, in qualche misura, possiamo già esperimentare in questo mondo, nella famiglia, nell’amicizia, specialmente nella comunità spirituale della Chiesa”.

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