Il problema del tempo prsente è la nostra mancanza di fede

Roberto Marchesini nella "Nuova Bussola" – 11 novembre 2024

Capita frequentemente che amici e conoscenti mi chiedano un parere sulla situazione attuale della Chiesa e sul presente pontificato. Li vedo spesso preoccupati, intimoriti e sgomenti: cosa sta accadendo, come andrà a finire, Gesù ci ha abbandonati?

In genere rispondo che la cosa non mi preoccupa e mi riguarda fino a certo punto: quello che mi interessa è farmi meno purgatorio possibile, quindi chiudere la mia giornata avendo fatto un po' di bene ed evitato un po' di male.

 

In ogni caso, c'è il Vangelo: l'insegnamento diretto della seconda Persona della Santissima Trinità, riferita da testimoni oculari e certificata dall'autorità della Chiesa. Proprio nel Vangelo c'è un brano che sembra fatto apposta per i nostri tempi, l'episodio della tempesta sedata (Mc 4, 35-40; oppure Lc 8, 22-25 o Mt 8, 23-26):

 

In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: "Passiamo all'altra riva".

E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.

Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena.

Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che moriamo?".

Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e vi fu grande bonaccia.

Poi disse loro: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?".

 

Nella tradizione ecclesiastica, la barca di Pietro rappresenta la Chiesa. Si leva una tempesta che investe la barca di Pietro, che comincia a fare acqua da tutte le parti. I discepoli sono terrorizzati ma Gesù, placido e tranquillo, se la dorme della grossa. Allora essi lo accusano: come può permettere che ci accada questo? Non t'importa di noi, della nostra barca? A quel punto, Gesù si alza, placa la tempesta e sgrida i discepoli: perché avete paura? Non avete fiducia!

 

È tutto qui. Il maestro sa perfettamente cosa accade alla barca di Pietro, lo permette perché sa benissimo che, con un solo gesto, può placare la tempesta. Tutto è sotto controllo, Gesù è saldamente al comando. Il problema vero è la nostra poca fede: arriva la tempesta e pensiamo che Gesù ci abbia abbandonati, si sia dimenticato di noi. Ma non è possibile, non è così.

 

Scuola Nazionale di Dottrina sociale della chiesa - Prigionieri di un algoritmo

I momenti di difficoltà non sono un disastro; in fondo servono, anche quelli, per accrescere la nostra fede e il nostro abbandono in Lui. Perché «chi persevererà sino alla fine, sarà salvato» (Mt 24, 13).

 

Il problema del momento presente è uno solo: la nostra mancanza di fede. Solo abbandonandoci completamente all'amore di Cristo passeremo indenni attraverso questa e altre tempeste.

Sia il nostro atteggiamento quello indicato dal Salmo 131:

 

Io sono tranquillo e sereno

come bimbo svezzato in braccio a sua madre,

come un bimbo svezzato è l'anima mia.

Speri Israele nel Signore,

ora e sempre.

 

Amen.

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