Il 18 maggio giornasta veronese della potestà e responsabilità universale del Papa

Il Vescovo di Roma rende permanente in ogni Chiesa particolare il ruolo continuodi Pietro: Gesù è il Signore che ci ama anche quando non l'amiamo per portarci ad amare

 

 Come il Signore Gesù sedeva insegnando (Lc 5,17) e oggi risorto alla destra del Padre irradia il suo magistero eterno e universale così il Vescovo di Roma, suo Vicario, è guida nella professione di fede in Cristo, il Figlio del Dio vivente. La Cattedra di Roma è anzitutto Cattedra di questo credo e dall'alto di questa Cattedra è venuto a Verona il 18 maggio a ripetere Dominus Iesus – "Gesù è il Signore della giustizia e della pace".

Il Vescovo di Roma, assiso sulla sua cattedra, rende permanente nella Chiesa il ruolo di Pietro, di cui è il successore. A lui compete dare stabilità e garanzia soprannaturale ai contenuti della fede, soprattutto nei momenti di dubbio e dello smarrimento, di non speranza: la Cattedra di Pietroobbliga coloro che ne sono i titolari a dire anche a Verona – come già fece Pietro in un momento di crisi dei discepoli - quando volevano andarsene: Signore, da chi andremo non partecipando nemmeno alla Messa di ogni domenica? Tu hai parole di vita eterna; noi nella Chiesa particolare di Verona abbia creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio (Gv6,68ss). Colui che oggi siede sulla Cattedra di Pietro venuto a Verona ha ricordato le parole che il Signore disse e dice a Simon Pietro nell'ora dell'Ultima Cena: "…e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli…" (Lc 22,32).

Nella giornata del 18 ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose in San Zeno e in piazza ai fanciulli, in Arena agli impegnati per la pace, nel carcere ai fiduciosi nella purificazione, allo Stadio alla Chiesa di Verona nella Pentecoste, il Papa ha dato testimonianza della presenza del Risorto con la Sua Parola viva del legare e sciogliere conferito dal Signore a Pietro e, dopo di Lui, in continuità ai Dodici.

Il Papa a Verona ha dato testimonianza del carattere di servizio eccezionale che è proprio del ministero petrino nonostante gli anni e la precaria salute. Il Papa è al servizio della verità nell'obbedienza della fede: il potere conferito da Cristo a Pietro e in continuità ai suoi successori è, insenso assoluto, un mandato per servire. La potestà di insegnare, nella Chiesa, comporta un impegno a servizio dell'obbedienza alla fede anche oggi per giustizia e pace. Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario abbiamo visto: il ministero del papa è garanzia dell'obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola di giustizia e di pace. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente sé stesso e la Chiesa nel dialogo con il mondo all'obbedienza verso la Parola viva di Dio che parla anche oggi, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento. Come di fronte ad ogni opportunismo.

Papa Francesco ha irradiato nei vari incontri e testimonianze la luce della Parola di Dio simbolo di potestà di insegnamento, che è una potestà diobbedienza e di servizio, affinché la Parola di Dio, la Parola viva del Risorto possa risplendere tra di noi indicandola strada nell'attuale confusione.

Culminante l'unione del munus docendi con il munus santificandi e mediante la predicazione del Vangelo, la meravigliosa celebrazione eucaristica della Pentecoste allo stadio sottolineando che Vangelo è l'amore del Signore anche quando non l'amiamo per portarci all'amore.

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