Linee guida pastorali per l'attuazione di "Amoris laetitia"
Arcidiocesi
di Philadelphia, 1 Luglio 2016
L'esortazione
apostolica "Amoris laetitia" completa la riflessione sulla famiglia
condotta dai sinodi del 2014 e 2015, una riflessione che ha coinvolto il mondo
intero.
Pubblicando "Amoris laetitia", papa Francesco ancora una volta invita
la Chiesa a rinnovare e intensificare l'annuncio missionario cristiano della
misericordia di Dio, e allo stesso tempo a presentare in modo più persuasivo
l'insegnamento
della Chiesa sulla natura della famiglia e sul sacramento del matrimonio. "Amoris laetitia" ha sezioni di eccezionale bellezza e utilità sulla natura della vita familiare e dell'amore coniugale. Nel corso del prossimo anno (2016-17), queste saranno una risorsa fondamentale nel rivedere e aggiornare i nostri programmi di preparazione al matrimonio nell'arcidiocesi di Philadelphia.
della Chiesa sulla natura della famiglia e sul sacramento del matrimonio. "Amoris laetitia" ha sezioni di eccezionale bellezza e utilità sulla natura della vita familiare e dell'amore coniugale. Nel corso del prossimo anno (2016-17), queste saranno una risorsa fondamentale nel rivedere e aggiornare i nostri programmi di preparazione al matrimonio nell'arcidiocesi di Philadelphia.
Con tutto questo il Santo Padre, in unione con tutta la Chiesa, spera di
rafforzare le famiglie esistenti e di andare incontro a coloro i cui matrimoni
sono falliti, compresi i lontani dalla vita della Chiesa.
"Amoris laetitia" dunque invoca un accompagnamento attento di coloro
che hanno una comprensione imperfetta della dottrina cristiana sul matrimonio e
sulla vita familiare, che magari non vivono in accordo con la fede cattolica,
eppure desiderano di essere integrati più pienamente nella vita della Chiesa,
compresi i sacramenti della penitenza e dell'eucaristia.
Le affermazioni del Santo Padre si basano sulla classica visione cattolica,
fondamentale per la teologia morale, della relazione tra la verità oggettiva
circa il bene e male – per esempio, la verità circa il matrimonio rivelata da
Gesù stesso – e il modo conn cui la singola persona afferra e applica quella
verità a situazioni particolari nel suo giudizio di coscienza. L’insegnamento
cattolico chiarisce che la coscienza soggettiva dell'individuo non può mai
essere contrapposta alla verità morale oggettiva, come se la coscienza e la
verità fossero due principi in competizione nel processo per una decisione
morale.
Come Giovanni Paolo II ha scritto, tale punto di vista “mette in questione
l'identità stessa della coscienza morale di fronte alla libertà dell'uomo e
alla legge di Dio… La coscienza non è una fonte autonoma ed esclusiva per
decidere ciò che è buono e ciò che è cattivo” (Veritatis splendor 56, 60).
Piuttosto, "la coscienza è l'applicazione della legge oggettiva a un caso
particolare" (Veritatis splendor 59). La coscienza si trova sotto la legge
morale oggettiva e dovrebbe essere formata da essa, così che “la verità circa
il bene morale, dichiarata nella legge della ragione, è riconosciuta
praticamente e concretamente dal giudizio della coscienza" (Veritatis
splendor 61).
Ma siccome delle persone con retta intenzione possono sbagliare in questioni di
coscienza, soprattutto in una cultura che è già profondamente confusa circa le
questioni complesse del matrimonio e della sessualità, uno può essere non
pienamente colpevole per il fatto di agire contro la verità. I ministri della
Chiesa, mossi dalla misericordia, dovrebbero adottare un approccio pastorale
attento a tutte queste situazioni, un approccio sì paziente ma anche fedelmente
fiducioso nella verità salvifica del Vangelo e nella forza trasformante della grazia
di Dio, confidando nelle parole di Gesù Cristo, il quale promette che
"conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Gv 8, 32). I
pastori dovrebbero sforzarsi di evitare sia un soggettivismo incurante della
verità, sia un rigorismo che manca di misericordia.
Come con tutti i documenti magisteriali, "Amoris laetitia" si
comprende meglio se letta all'interno della tradizione di insegnamento e di
vita della Chiesa. In effetti, lo stesso Santo Padre afferma chiaramente che né
l'insegnamento della Chiesa, né la disciplina canonica sul matrimonio sono
cambiate: "È comprensibile che non ci si dovesse aspettare dal sinodo o da
questa esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a
tutti i casi". ("Amoris laetitia" 300): un punto, questo,
ribadito dal cardinale Schönborn nel presentare il documento in Vaticano.
L’esortazione del Santo Padre dovrebbe quindi essere letta in continuità con il
grande tesoro della sapienza tramandata dai Padri e Dottori della Chiesa, la
testimonianza della vita dei Santi, gli insegnamenti dei Concili della Chiesa e
i precedenti documenti magisteriali.
Come "Amoris laetitia" fa notare, i vescovi devono provvedere
all'accompagnamento di persone estraniate e ferite con delle linee guida che
riflettano fedelmente la fede cattolica ("Amoris laetitia" 300).
Quelle che seguono sono le linee guida dell'arcidiocesi destinate ai sacerdoti
e diaconi, seminaristi e laici che lavorano nel campo del matrimonio, del
ministero sacramentale e della cura pastorale delle questioni della sessualità
umana. Esse sono in vigore a partire dal 1 luglio 2016.
Per
le coppie cattoliche sposate
Il matrimonio cristiano, per sua natura, è permanente, monogamo e aperto alla
vita. L'espressione sessuale dell'amore all'interno di un matrimonio veramente
cristiano è benedetta da Dio: un potente legame di bellezza e di gioia tra uomo
e donna. Gesù stesso ha elevato il matrimonio a una nuova dignità. Il
matrimonio valido di due battezzati è un sacramento che conferisce la grazia,
con la potenzialità di approfondire la vita della coppia in Cristo,
specialmente attraverso il privilegio condiviso di portare nuova vita nel mondo
e far crescere i figli nella conoscenza di Dio.
Il matrimonio e la crescita dei figli sono fonti di grande gioia. Hanno momenti
(come la nascita di un figlio) nei quali la presenza di Dio è palpabile. Ma una
vita intimamente condivisa può anche causare tensione e sofferenza. La fedeltà
coniugale è un incontro continuo con la realtà. Quindi comporta veri e propri sacrifici
e la disciplina di subordinare le proprie esigenze ai bisogni degli altri.
"Amoris laetitia" ricorda ai mariti e alle mogli che "tutta la
vita in comune degli sposi, tutta la rete delle relazioni che tesseranno tra
loro, con i loro figli e con il mondo, sarà impregnata e irrobustita dalla
grazia del sacramento" ("Amoris laetitia" 74). Integrate in ogni
piano pastorale che miri a sostenere le coppie sposate ci dovrebbero essere
delle istruzione sulla grazia sacramentale a loro disposizione e, in particolare,
su come possono più pienamente attingere a questa fonte di grazia, così che
essi sperimentino la potenza del sacramento per rafforzare il loro rapporto,
non solo come un'idea, ma come una realtà che ha un impatto sulla loro vita
coniugale quotidiana.
Strettamente legate a questo, i pastori dovrebbero sottolineare l'importanza
della preghiera comune e della lettura domestica della Scrittura, traendo
beneficio della grazia offerta a loro dalla ricezione frequente dei sacramenti
della penitenza e della comunione, e la necessità di costruire un sostegno
reciproco con amici e famiglie cattoliche impegnate. Ogni famiglia è una
"chiesa domestica", ma nessuna famiglia cristiana può sopravvivere
indefinitamente senza l'incoraggiamento di altre famiglie credenti. La comunità
cristiana deve soprattutto trovare il modo di coinvolgere e aiutare le famiglie
che sono oppresse dalla malattia, da rovesci finanziari e da attriti tra
coniugi.
Per
i cattolici e i cristiani che sono separati o divorziati ma non risposati
I pastori incontrano spesso delle persone i cui matrimoni devono affrontare
gravi disagi, a volte per ragioni che sembrano immeritate e talvolta per colpa
di una o di entrambe le parti sposate. L'essere separato o divorziato, e così
trovarsi solo, può comportare grandi sofferenze. Può significare la separazione
dai propri figli, una vita senza intimità coniugale e per alcuni la prospettiva
di non avere figli. I pastori dovrebbero offrire a queste persone amicizia,
comprensione, contatti con esperti laici affidabili e aiuto pratico, in modo
che possano mantenere la loro fedeltà anche quando è posta sotto
pressione.
Allo stesso modo, le parrocchie dovrebbero essere vivamente impegnate per il
bene spirituale di coloro che si trovano separati o divorziati per un lungo
periodo. Alcune persone, consapevoli che un vincolo matrimoniale valido è
indissolubile, si astengono consapevolmente da una nuova unione e si dedicano a
svolgere i loro compiti familiari e cristiani. Nessun ostacolo impedisce che
questi ricevano la Comunione e gli altri sacramenti. In effetti, essi
dovrebbero ricevere i sacramenti regolarmente, e meritano il caloroso sostegno
della comunità cristiana, in quanto mostrano una straordinaria fedeltà a Gesù
Cristo. Dio è fedele con loro anche quando i rispettivi coniugi non lo sono: è
questa una verità che i cattolici dovrebbero rafforzare.
In alcuni casi, si può ragionevolmente chiedere se l'originario vincolo
matrimoniale sia valido, e quindi se possano esistere ragioni per un decreto di
nullità (un "annullamento"). Ai giorni nostri tali casi non sono
infrequenti. Quelli che si trovano in queste circostanze dovrebbero essere
fortemente incoraggiati a chiedere l'assistenza di un tribunale matrimoniale
della Chiesa. L'indagine in questi casi dovrebbe essere sempre guidata dalla
verità della situazione: Un matrimonio valido c'è stato? i decreti di nullità
non sono un rimedio automatico o un diritto. Non possono essere concessi in
modo informale o privatamente da singoli parroci o sacerdoti. Siccome il
matrimonio è una realtà pubblica, e siccome una determinazione circa la
validità di un matrimonio tocca la vita, i diritti, i doveri di tutte le parti
in causa, ci devono essere un processo canonico e una decisione dell'autorità
appropriata, sulla base del diritto canonico. Tali materie esigono che coloro
che conducono l'inchiesta siano non solo compassionevoli ma anche attenti alla
verità. Dovrebbero indagare su tali questioni in modo tempestivo, nel rispetto
dei diritti di tutte le parti e garantendo che tutti abbiano accesso alle
procedure di annullamento.
Per
i cattolici e i cristiani che sono divorziati e risposati civilmente
"Amoris laetitia" manifesta una preoccupazione speciale per i
cattolici divorziati e risposati civilmente. In alcuni casi, un primo vincolo
matrimoniale valido potrebbe non essere mai esistito e un'indagine canonica sul
primo matrimonio da parte di un tribunale della Chiesa può essere opportuna. In
altri casi, il primo legame matrimoniale di una o di entrambe delle persone
civilmente risposati può essere invece valido. E ciò impedirebbe qualsiasi
tentativo di un successivo matrimonio. Se hanno figli dal matrimonio
originario, essi hanno l'importante compito di educarli e di prendere cura di
loro.
I divorziati risposati dovrebbero essere accolti dalla comunità cattolica. I
pastori dovrebbero garantire che tali persone non si considerino come "al
di fuori" della Chiesa. Al contrario, come persone battezzate, possono (e
dovrebbero) prendere parte alla sua vita. Essi sono invitati a partecipare alla
messa, a pregare e a partecipare alle attività della parrocchia. I loro figli –
sia dal matrimonio originario come dal loro rapporto attuale – sono parte
integrante della vita della comunità cattolica, e dovrebbero essere educati nella
fede. Le coppie dovrebbero sperimentare dai loro pastori, e da tutta la
comunità, l'amore che meritano come persone fatte a immagine di Dio e come
fratelli cristiani.
Nello stesso tempo, come nota "Amoris laetitia", i sacerdoti
dovrebbero "accompagnare [i divorziati e risposati] sulla via del
discernimento secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del
vescovo. In questo processo sarà utile fare un esame di coscienza, tramite
momenti di riflessione e di pentimento. I divorziati risposati dovrebbero
chiedersi come si sono comportati verso i loro figli quando l’unione coniugale
è entrata in crisi; se ci sono stati tentativi di riconciliazione; come è la
situazione del partner abbandonato; quali conseguenze ha la nuova relazione sul
resto della famiglia e la comunità dei fedeli; quale esempio essa offre ai
giovani che si devono preparare al matrimonio". ("Amoris
laetitia" 300). Prosegue "Amoris laetitia": "Si tratta di
un itinerario di accompagnamento e di discernimento che ‘orienta questi fedeli
alla presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio… Questo
discernimento non potrà mai prescindere dalle esigenze di verità e di carità
del Vangelo proposte dalla Chiesa’”. ("Amoris laetitia" 300).
Alla luce di questo, i sacerdoti devono aiutare i divorziati risposati
civilmente a formare la loro coscienza secondo la verità. Si tratta di una vera
e propria opera di misericordia. Dovrebbe essere effettuata con pazienza,
compassione e un desiderio genuino per il bene di tutti gli interessati, sensibile
alle ferite di ogni persona, e portando ognuno dolcemente verso il Signore. Lo
scopo non è la condanna, ma il contrario: una riconciliazione completa della
persona con Dio e il prossimo, e il restauro alla pienezza della comunione
visibile con Gesù Cristo e la Chiesa.
Nei fatti, i pastori devono sempre trasmettere fedelmente l'insegnamento
cattolico a tutte le persone – compresi i divorziati risposati – sia nel
confessionale come in pubblic. Dovrebbero farlo con grande fiducia nella forza
della grazia di Dio, sapendo che, quando si parla di amore, la verità guarisce,
edifica, e rende liberi (cfr Gv 8, 32).
I divorziati risposati civilmente possono ricevere i sacramenti? In generale, i
membri battezzati della Chiesa sono sempre in linea di principio invitati ai
sacramenti. Le porte del confessionale sono sempre aperte ai pentiti e contriti
di cuore. E la comunione? Ogni cattolico, non solo il divorziato risposato
civilmente, deve confessare sacramentalmente tutti i peccati gravi di cui è
consapevole, con un fermo proposito di cambiare, prima di ricevere
l'eucaristia. In alcuni casi, la responsabilità personale della persona
riguardo a una sua azione passata può essere diminuita. Ma la persona deve
ancora pentirsi e rinunciare al peccato, con un proposito fermo di
rettifica.
Con le persone divorziate e risposate civilmente, l'insegnamento della Chiesa
richiede che si astengano dall’intimità sessuale. Ciò vale anche se essi devono
(per la cura dei loro figli) continuare a vivere sotto lo stesso tetto.
L’impegno a vivere come fratello e sorella è necessario a far sì che i
divorziati risposati civilmente ricevano la riconciliazione nel sacramento
della penitenza, che potrebbe poi aprire la strada all'eucaristia. Tali persone
sono incoraggiate ad accostarsi al sacramento della penitenza regolarmente,
ricorrendo alla grande misericordia di Dio nel sacramento, se falliscono nella
castità.
Anche quando, per il bene dei loro figli, essi vivono sotto lo stesso tetto in
continenza casta e hanno ricevuto l'assoluzione (così che sono liberi dal
peccato personale), resta il fatto spiacevole che, oggettivamente, il loro
stato pubblico e la loro condizione di vita nel nuovo rapporto sono in
contrasto con l'insegnamento di Cristo contro il divorzio. Concretamente, quindi,
dove i pastori danno la comunione ai divorziati risposati che cercano di vivere
castamente, dovrebbero farlo in un modo che eviti lo scandalo o la deduzione
che l'insegnamento di Cristo può essere messo da parte. In altri contesti,
inoltre, bisogna fare attenzione ad evitare l’impressione non voluta di
un'approvazione del divorzio e del nuovo matrimonio civile; quindi le persone
divorziate e risposate civilmente non dovrebbero assumere incarichi di
responsabilità in una parrocchia (ad esempio in un consiglio parrocchiale), né
dovrebbero svolgere ministeri o funzioni liturgici (ad esempio, lettore o
ministro straordinario della santa comunione).
Questo è un insegnamento difficile per molti, ma qualsiasi sua diminuzione
induce le persone in errore circa la natura dell'eucaristia e della chiesa. La
grazia di Gesù Cristo è più di un pio cliché; si tratta di un reale e potente
seme di cambiamento nel cuore credente. Le vite di molti santi testimoniano che
la grazia può investire grandi peccatori e, per il suo potere di rinnovamento
interiore, rifarli in santità di vita. I pastori e tutti coloro che lavorano
nel servizio della Chiesa dovrebbero promuovere instancabilmente la speranza in
questo mistero salvifico.
Per
le coppie che convivono e non sono sposate
La convivenza di coppie non sposate è ormai comune, spesso alimentata dalla
convenienza, dalla paura di un impegno definitivo, o dal desiderio di
"provare" un rapporto. Alcune coppie ritardano il matrimonio fino a
che possono permettersi una festa di nozze elaborata. Molti bambini sono nati
da queste unioni irregolari. Coppie conviventi e quelle che usano la
contraccezione spesso entrano nel rito per l'iniziazione cristiana degli
adulti, o cercano di ritornare alla fede cattolica, solo vagamente consapevoli
dei problemi creati dalla loro situazione.
Lavorando con queste coppie, i pastori dovrebbero prendere in considerazione
due questioni. In primo luogo, la coppia ha figli insieme? Un obbligo naturale
di giustizia esige che i genitori prendano cura dei loro figli. E i bambini
hanno il diritto naturale di essere educati da entrambi i genitori. I pastori
dovrebbero cercare, nella misura possibile e quando un impegno permanente del
matrimonio è praticabile, di rafforzare i rapporti esistenti in cui una coppia
ha già figli insieme. In secondo luogo, la coppia ha la maturità per
trasformare il loro rapporto in un matrimonio impegnato permanentemente? Le
coppie conviventi spesso si astengono dal prendere impegni definitivi perché
uno o entrambi i soggetti è gravemente carente di maturità o ha altri ostacoli
significativi per entrare in una unione valida. Qui, la prudenza svolge un
ruolo fondamentale. Qualora l'una o l'altra persona non è atta a sposarsi, o
non è disposta a impegnarsi per un matrimonio, il parroco deve esortarli a
separarsi.
Dove la coppia è disposta al matrimonio, dovrebbe essere incoraggiata a
praticare la castità fino al matrimonio sacramentale. Essa troverà ciò
impegnativo, ma ancora una volta, con l'aiuto della grazia, la padronanza di sé
è possibile, e questo digiuno dall’intimità fisica è un elemento forte di
preparazione spirituale per una vita duratura insieme. (Certo, le persone
dovrebbero essere guidate a una presa di coscienza della loro situazione di
fronte a Dio, in modo che possano fare una buona confessione prima del loro
matrimonio, e così iniziare la loro vita coniugale con gioia nel
Signore.).
Le coppie che non hanno figli dovrebbero prepararsi per il matrimonio con un
periodo di separazione domestica. Dove una coppia convivente ha già figli, il
bene della prole può richiedere che la coppia rimanga a vivere insieme, ma
nella castità.
Per
le persone che sperimentano l’attrazione per lo stesso sesso
La medesima chiamata alla castità e alla santità di vita vale ugualmente per
tutte le persone, attratte per lo stesso sesso come per l’opposto. La cura
pastorale delle persone con attrazione per lo stesso sesso deve essere guidata
dallo stesso amore e rispetto che la Chiesa cerca di offrire a tutte le
persone. I ministri della Chiesa dovrebbero evidenziare a tali persone che sono
amate da Dio, che Gesù desidera che esse ricevano una eredità da figli adottivi
del Padre, e che, come per ogni cristiano, ciò è reso possibile attraverso il
dono della grazia .
Coloro che lavorano nel ministero pastorale spesso incontrano delle persone con
diverse forme di attrazione verso lo stesso sesso. Molte di queste persone
hanno trovato la possibilità di vivere una vocazione al matrimonio cristiano
con dei figli, nonostante sperimentino un certo grado di attrazione per lo
stesso sesso. Altri hanno trovato difficoltà a fare così. Poiché il matrimonio
cristiano con figli è un grande bene, quelli che si trovano incapaci di
abbracciare questo bene possono soffrire di un senso di perdita o di solitudine.
E, come per coloro che sono attratti dal sesso opposto, alcuni possono trovare
la castità molto difficile. La cura pastorale di tali persone non deve mai
perdere di vista la loro vocazione alla santità individuale e all’unione con
Gesù Cristo, e che il potere della grazia di Dio può fare di questo una
possibilità reale per la loro vita.
La fede cattolica, radicata nella Scrittura, riserva tutte le espressioni di
intimità sessuale a un uomo e a una donna in alleanza l’uno con l’altro in un
matrimonio valido. Noi riteniamo che questo insegnamento è vero e immutabile,
legato com'è alla nostra natura e al nostro scopo come figli di un Dio
amorevole che desidera la nostra felicità. Quelli con predominanti attrazioni
per lo stesso sesso sono quindi chiamati a lottare per vivere castamente per il
regno di Dio. In questo sforzo hanno bisogno di sostegno, amicizia e
comprensione se non ci riescono. Dovrebbero essere consigliati, come tutti gli
altri, di fare frequente ricorso al sacramento della penitenza, dove dovrebbero
essere trattati con gentilezza e compassione. In realtà, non poche di queste
persone, con l'aiuto della grazia e dei sacramenti, vivono delle vite cristiane
esemplari e anche eroiche.
La
situazione pastorale delle coppie dello stesso sesso
Quando due persone dello stesso sesso si presentano apertamente in una
parrocchia come una coppia dello stesso sesso (comprese quelle che potrebbero
essere entrate in una unione dello stesso sesso sotto la legge civile), i
pastori devono giudicare con prudenza come affrontare la situazione al meglio,
sia per l’autentico bene spirituale delle persone coinvolte, sia per il bene
comune della comunità credente. È importante ricordare che alcune coppie dello
stesso sesso vivono insieme in amicizia casta e senza intimità sessuale, e
molti pastori hanno avuto l'esperienza di seguire queste coppie. La Chiesa
accoglie tutti gli uomini e le donne che onestamente cercano di incontrare il
Signore, qualunque sia la loro situazione. Ma due persone in una relazione dello
stesso sesso pubblica e attiva, non importa quanto sincera, offrono una grave
contro-testimonianza della fede cattolica, che può produrre solo confusione
morale nella comunità. Tale relazione non può essere accolta nella vita della
parrocchia senza compromettere la fede della comunità, in particolare dei
bambini.
Infine, quelli che manifestano apertamente uno stile di vita omosessuale non
dovrebbero ricoprire posizioni di responsabilità in una parrocchia, né
dovrebbero svolgere qualche ministero o funzione liturgica.
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