Contemplare la Croce di Cristo!


La Croce gloriosa di Cristo riassume le sofferenze del mondo, ma è soprattutto segno tangibile dell’amore, misura della bontà di Dio verso ogni uomo e l’umanità collettiva

Contemplare la Croce di Cristo! Siamo saliti pellegrini presso il Sasso Spicco della Verna dove “due anni prima della sua morte” (Celano, Vita Prima, 94) san Francesco ebbe impresse nel suo corpo le piaghe della gloriosa passione di Cristo. Il suo cammino di discepolo lo aveva portato aduna unione così profonda con il Signore da condividerne anche i segni esteriori del supremo atto
di amore della Croce. Un cammino iniziato a san Damiano davanti al Crocifisso contemplato con la mente e con il cuore. La continua meditazione della Croce, in questo luogo santo, è stata via di santificazione per tanti cristiani, che, durante otto secoli, si sono qui inginocchiati a pregare, nel silenzio e nel raccoglimento.
La croce gloriosa di Cristo  riassume le sofferenze del mondo, ma è soprattutto segno tangibile dell’amore, misura della bontà di Dio verso l’uomo. In questo luogo anche noi siamo chiamati a recuperare la dimensione soprannaturale della vita, a sollevare gli occhi da ciò che è contingente, per tornare ad affidarci completamente al Signore, con cuore libero e in perfetta letizia, contemplando il Crocefisso perché ci ferisca il suo amore.
Altissimu, onnipotente, bon Signore, Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et omnebenedictione” (Cantico di Frate Sole: FF, 263). Solo lasciandosi illuminare dalla luce dell’amore di Dio, l’uomo e la natura intera possono essere riscattati, la bellezza può finalmente riflettere lo splendore del volto di Cristo, come la luna riflette il sole. Sgorgando dalla Croce gloriosa, il Sangue del Crocifisso torna a vivificare le ossa inaridite dell’Adamo che è in noi, perché ciascuno ritrovi la gioia di incamminarsi verso la santità, di salire verso l’alto, verso Dio. Da questo luogo benedetto, mi unisco alla preghiera di tutti i francescani e le francescane della terra: “Noi ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo qui e in tutte le chiese che sono nel mondo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo”.
Rapiti dall’amore di Cristo! Non si sale a La Verna senza lasciarsi guidare dalla preghiera di san Francesco dell’absorbeatche recita: “Rapisca, ti prego o Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore dell’amor tuo, come tu ti sei degnato di morire per amore dell’amor mio” Preghiera !Absorbeat”, 1: FF, 277). La contemplazione del Crocifisso è opera della mente,  ma non riesce a liberarsi in alto senza il supporto, senza la forza dell’amore. In questo stesso luogo, Fra’ Bonaventura da Bagnoreggio, insigne figlio di san Francesco, progettò il suo Itinerarium mentis in Deum indicandoci la via da percorrere per avviarsi verso le vette dove incontrare Dio. Questo grande Dottore della Chiesa ci comunica la sua stessa esperienza, invitandoci alla preghiera. Anzitutto la mente va rivolta alla Passione del Signore, perché è il sacrificio della Croce che cancella il nostro peccato, una mancanza che può essere colmata solo dall’amore di Dio: “Esorto il lettore – egli scrive, prima di tutto al gemito della preghiera per il Cristo crocifisso, il cui sangue deterge le macchie delle nostre colpe ( Itinerarium mentis in DeumProl. 4). Ma, per avere efficacia, la nostra orazione ha bisogno delle lacrime, cioè del coinvolgimento interiore, del nostro amore che risponda all’amore di Dio. Ed è poi necessaria quella admiratio, che san Bonaventura vede negli umili del Vangelo, capaci di stupore davanti all’opera salvifica di Cristo. Ed è proprio l’umiltà la porta di ogni virtù. Non èinfatti con l’orgoglio intellettuale del ricerca chiusa in se stessa che è possibile raggiungere Dio, ma con l’umiltà, secondo una celebre espressione di san Bonaventura: “(l’uomo) non creda che basti la lettura senza l’unzione, la speculazione senza la devozione, la ricerca senza l’ammirazione, la considerazione senza l’esultanza, l’industria senza la pietà, la scienza senza la carità, l’intelligenza senza l’umiltà, lo studio senza la grazia divina, lo specchio senza la sapienza divinamente ispirata” (ibidem).
La contemplazione del Crocifisso ha una straordinaria efficacia, perché ci fa passare dall’ordine delle cose pensate, all’esperienza vissuta; dalla salvezza sperata, alla patria beata. SanBonaventura afferma: “Colui che guarda attentamente (il Crocifisso)…compie con lui la pasqua, cioè il passaggio” (Ibid., VII,2). Questo è il cuore dell’esperienza della Verna, dell’esperienza che qui fece il Poverello di Assisi. In questo Sacro Monte, san Francesco vive in se stesso la profonda unità tra sequela, imitatio e conformatio Christi. E cosi dice anche a noi cristiani che non basta dichiararsi cristiani per essere cristiani, e neppure cercare di compiere le opere del bene. Occorre conformarsi a Gesù, con un lento, progressivo impegno di trasformazione del proprio essere, a immagine del Signore, perché, per grazia divina, ogni membro del Corpo di Lui, che è la Chiesa, mostri la necessaria somiglianza con il Capo, Cristo Signore. E anche in questo cammino si parte – come ci insegnano i maestri medioevali sulla scorta del grande Agostino – dalla conoscenza di se stessi, dall’umiltà di guardare con sincerità nell’intimo di sé.
Portare l’amore di Cristo! Quanti pellegrini sono saliti e salgono su questo Sacro Monte a contemplare l’Amore di Dio crocifisso e lasciarsi rapire da Lui. Quanti pellegrini sono saliti alla ricerca di Dio, che è la vera ragione per cui la Chiesa esiste: fare da ponte tra Dio e l’uomo. E qui incontrano anche voi, figli e figlie di san Francesco. Ricordate sempre che la vita consacrata ha lo specifico compito di testimoniare, con la parola e con l’esempio di una vita secondo i consigli evangelici, l’affascinante storia d’amore tra Dio e l’umanità, che attraversa la storia…
Mi sono fatto pellegrino alla Verna, come Successore di Pietro, e vorrei che ognuno di voi riascoltasse la domanda di Gesù a Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?..Pasci i miei agnelli” (Gv 21,15). E’ l’amore per Cristo alla base della vita del Pastore, come pure di quella del consacrato; un amore che non ha paura dell’impegno e della fatica. Portate questo amore all’uomo del nostro tempo, spesso chiuso nel proprio individualismo; siate segno dell’immensa misericordia di Dio. La pietà sacerdotale insegna ai sacerdoti a vivere ciò che si celebra, spezzare la propria vita per chi incontriamo: nella condivisione del dolore, dell’attenzione ai problemi, nell’accompagnare il cammino di fede” (Benedetto XVI, Visita al santuario di La Verna13 maggio 2012).

Benedetto XVI a La Verna ha detto che la Croce gloriosa di Cristo riassume le sofferenze delmondo tormentato da Satana e da chi si lascia da lui sedurre, ma è soprattutto icona tangibile dell’amore, misura senza misura della bontà di Dio verso l’uomo. In Croce liberamente per noi Cristo non si interessa tanto a quante volte nella vita vacilliamo e cadiamo, bensì a quante volte noi, con il suo aiuto, ci rialziamo. Non esige azioni straordinarie, ma vuole che la sua luce splenda nella storia. Non ci chiama perché siamo buoni e perfetti, ma perché Egli e buono e vuole renderci suoi amici. Non crede soprattutto chi non ha mai esperimentato o incontrato chi lo testimoni l’amore di Dio. E’ l’esperienza dell’amore di Cristo Crocefisso e risorto che cambia anche oggi l’orizzonte di tutta la vita, della storia e dona la speranza veramente affidabile.

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