Impegno politico dei cattolici
I discepoli di Cristo sono
chiamati ad essere, anche nel politico e nel sociale, il motore della società
nella promozione della pace, attraverso la pratica della giustizia
“Mille anni fa, i santi pellegrini Arcano ed
Egidio, di fronte alle grandi trasformazioni del
tempo, si misero alla ricerca della verità e del
senso della vita, dirigendosi verso la Terra
Santa. Tornando, portarono con sé non solo pietre
raccolte sul monte Sion, ma la speciale idea
che avevano elaborato nella Terra di Gesù: costruire nell’Alta
Valle del Tevere la civitas hominis a immagine di Gerusalemme
che, nel suo stesso nome, evoca giustizia e pace. Un progetto che richiama la
grande visione della storia di sant’Agostino nell’opera “La Città di Dio”. Quando
i Goti di Alarico entrarono in Roma e il mondo pagano
accusò il Dio dei Cristiani di non aver salvato Roma caput mundi,
il santo Vescovo di Ippona chiarì ciò che
dobbiamo aspettarci da Dio, la giusta relazione tra
sfera politica e sfera religiosa. Egli vede nella storia la presenza di due
amori: “amore di sé”, fino all’indifferenza per Dio e per
l’altro, e “amore di Dio”, che porta alla piena libertà per
gli altri e ad edificare una città dell’uomo retta dalla giustizia e
dalla pace (La Città
di Dio, XIV, 28).
Di certo
questa visione non fu estranea ai fondatori di Sansepolcro. Essi idearono un
modello di città articolato e carico di speranza per il futuro, nel quale i discepoli di Cristo erano chiamati ad essere il motore
della società nella promozione della pace, attraverso la pratica della
giustizia. La loro efficacia coraggiosa diventò realtà, con la perseveranza di
un cammino che, grazie al supporto del carisma benedettino
prima e dei monaci Camaldolesi poi, è continuato per generazioni. Fu
necessario un forte impegno per fondare una comunità monastica e poi, intorno
alla Chiesa Abbaziale, la vostra città. Non fu solo un progetto che segna
l’urbanistica di Sansepolcro, perché la stessa collocazione del Duomo ha
una forte valenza simbolica: è il punto di riferimento, a partire dal quale
ciascuno può orientarsi nel cammino, ma soprattutto nellal
vita; costituisce un forte richiamo a guardare in alto, a sollevarsi dalla
quotidianità, per dirigere gli occhi al Cielo, in una continua tensione verso i
valori spirituali e verso la comunione con Dio, che non aliena dal quotidiano,
ma lo orienta e lo fa vivere in modo ancora più intenso. Questa prospettiva è
valida anche oggi, per recuperare il gusto della ricerca del
“vero”, per percepire la vita come un cammino che avvicina al
“vero” e al “giusto”.
Cari
amici, l’ideale dei vostri fondatori è giunto fino ai nostri giorni e
costituisce non soltanto il cardine dell’identità di Sansepolcro e della
Chiesa diocesana, ma anche una sfida a conservare e promuovere il pensiero
cristiano, che è all’origine di questa Città. Il Millenario è l’occasione
per compiere una riflessione, che è, ad un tempo, cammino interiore sulle vie
della fede e impegno a riscoprire le radici cristiane, affinché i valori
evangelici continuino a fecondare le coscienze e la storia quotidiana di voi
tutti. Oggi vi è particolare bisogno che il servizio della Chiesa al mondo si
esprima con fedeli laici illuminati, capaci di operare dentro la città
dell’uomo, con la volontà di servire al di là dell’interesse
privato, al di là delle visioni di parte. Il bene comune conta di più del bene
del singolo, e tocca anche ai cristiani contribuire alla nascita di una nuova
etica pubblica. Ce l ricorda la splendida figura del
neo – beato Giuseppe Toniolo. Alla sfiducia
verso l’impegno nel politico e nel sociale, i cristiani, specialmente i
giovani, sono chiamati a contrapporre l’impegno e l’amore per la
responsabilità, animati dalla carità evangelica. Che chiede di non rinchiudersi
in se stessi, ma coraggio di osare! Siate pronti a dare nuovo sapore
all’intera società civile, con il sale dell’onestà e dell’altruismo
disinteressato. E’ necessario ritrovare solide motivazioni
per servire il bene dei cittadini” (Benedetto
XVI, Incontro con la cittadinanza a Sansepolcro, 13 maggio 2012).
Francesco Bacone e gli
aderenti alla corrente di pensiero dell’età moderna a lui ispirata, sia
con l’ideologia borghese del 1789, sia in quella proletaria marxista
leninista, come nell’attuale dominio della finanza internazionale portata
a trattare
l’uomo con la scienza positiva come un animale, sbagliavano. Con una tale
attesa si chiede troppo alla scienza positiva pur avendo aperto non solo una
misura immensa di sapere e di potere con il pericolo, però, della caduta nella
disumanità, un pericolo mai semplicemente scongiurato, come lo vediamo nel
panorama della storia attuale, richiamato anche dalle apparizioni della
Madonna; questa specie di speranza secolare, senza la ricerca della ragione comune a tutti del
“vero”, del “bene”, di Dio e, su questo cammino di
senso religioso naturale, di laicità positiva, scorgere le utili luci
soprannaturali sorte lungo la storia della fede cristiana percependo così Gesù
Cristo come la luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il
futuro, è fallace. La scienza può contribuire molto all’umanizzazione del
mondo e dell’umanità e quindi l’urgenza del dialogo sulla base di
una ragione comune a tutti. Ma la sola scienza positiva senza alcuna apertura
al Trascendente a fondamento della morale e dell’etica pubblica, però, può
anche distruggere l’uomo e il mondo, se non viene orientata da forze che
si trovano al di fuori di essa. Se la ragione – sollecita della sua
presunta purezza – diventa sorda al grande messaggio che le viene dalla
fede cristiana e dalla sua sapienza, se l’Europa e l’Occidente si
staccano dalle radici cristiane come un albero le cui radici non raggiungono
più le acque che gli danno vita, perde il coraggio della verità e la stessa
possibilità di un’etica pubblica. Da’altra parte, dobbiamo anche
constatare che il cristianesimo moderno, di fronte ai successi della scienza
nella progressiva strutturazione del mondo oggi egemonizzato dalla finanza
internazionale secolarizzata, si concentra in gran parte soltanto
sull’individuo e sulla sua salvezza personale. Con ciò ha ristretto
l’orizzonte della sua speranza e non è consapevole della grandezza del
suo compito anche storico, politico e sociale per portare non solo gli
individui ma anche i popoli all’incontro con Cristo – anche se
resta grande ciò che continua a fare nella formazione dell’uomo e nella
cura dei deboli e dei sofferenti.
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