Il prossimo Papa e la pienezza della fede cattolica
Il nuovo papa dovrà comprendere che la dottrina è liberante e che il cattolicesimo può e deve caratterizzarsi tanto per la chiarezza dottrinale quanto per la manifestazione della (giustizia) misericordia.
Sembra esserci una sorta di legge di ferro costruita intorno alle relazioni tra cristianesimo e modernità (e tarda modernità, post-modernità e forse ciò che verrà dopo la postmodernità): le comunità cristiane che hanno un chiaro senso dell'identità dottrinale e morale possono sopravvivere e persino fiorire sotto le sfide poste dalla cultura contemporanea; le comunità cristiane il cui senso dell'identità si indebolisce e i cui confini diventano permeabili appassiscono – e alcune muoiono.
Questa legge di ferro si manifestò per la prima volta tra le varie forme di protestantesimo liberale nel mondo.
Le denominazioni protestanti liberali che iniziarono ad accantonare la chiarezza morale nel XX secolo sono ovunque moribonde. I rami in crescita del protestantesimo nel mondo sono evangelici, pentecostali o fondamentalisti. E benché ci siano ampie differenze nella sensibilità teologica e nel metodo pastorale tra evangelici, pentecostali e fondamentalisti, ciascuna di queste forme di cristianesimo manifesta un insegnamento chiaro e salde aspettative morali.
Le legge di ferro è applicabile anche al cattolicesimo mondiale. C'è una stretta correlazione tra il crollo della fede e della pratica cattolica in Europa occidentale e il costante tentativo di creare proprio lì un "cattolicesimo light" – fatto di opinioni vaghe e confini comportamentali porosi – come metodo pastorale del XXI secolo. Questo fenomeno è evidentissimo nei Paesi europei di lingua tedesca, ma non è limitato a questi. Il cattolicesimo light è un fallimento evangelico e pastorale in Europa occidentale come in Nord America, America Latina, Australi e Nuova Zelanda.
Per contrasto, le parti vive e vibranti della Chiesa mondiale nel terzo decennio del XXI secolo sono quelle che hanno dato priorità alla proclamazione del Vangelo; che insegnano la fede cattolica in pienezza, con fantasia e compassione; e che offrono ai cattolici allontanatisi, ai protestanti insoddisfatti e ai non credenti uno stile di vita rinnovato e più soddisfacente, radicato nell'amicizia con il Signore Gesù Cristo. Questo è palesemente vero nella Chiese locali più giovani dell'Africa subsahariana. È vero anche in quei germogli di rinnovata vita cristiana che spuntano sul suolo duro e secolarizzato dell'Europa.
Questa elementare realtà della vita cattolica del XXI secolo – il cattolicesimo in pienezza è attrattivo e persuasivo; il cattolicesimo light è moribondo – si estende in una varietà di istituzioni cattoliche. Vale per parrocchie, diocesi, comunità religiose, seminari e movimenti laici di rinnovamento. Forse l'esempio più drammatico si riscontra nelle comunità religiose femminili dell'Occidente. Le comunità che hanno abbandonato l'abito e uno specifico modello di vita, le cui religiose dissentono dall'insegnamento autorevole della Chiesa, sono morenti; quelle che hanno accolto la riforma della vita religiosa disposta dal Concilio Vaticano II nel decreto Perfectae Caritatis (Perfetta Carità), secondo l'interpretazione autorevole di papa Giovanni Paolo II nell'esortazione apostolica Vita Consacrata del 1996, sono in crescita – anche quando la società offre alle donne innumerevoli occasioni di servizio e responsabilità. I movimenti laici di rinnovamento della Chiesa seguono una strada simile: quelli fioriti negli scorsi decenni accolgono il cattolicesimo in pienezza.
Che il cattolicesimo vissuto in pienezza attragga è dimostrato inoltre dal fatto significativo che negli Stati Uniti, gli ingressi in seminario non sono crollati sotto la pressione dello scandalo degli abusi sessuali del clero. Un giovane che oggi è in discernimento sulla vocazione sacerdotale, non sta solo intraprendendo una strada impegnativa per vivere la sua fede, ma va incontro anche a un grave rischio di disprezzo sociale. Eppure negli Stati Uniti i seminari del XXI secolo sono pieni di giovani che intendono abbracciare il Vangelo in pienezza e non sono interessati a un cattolicesimo light.
Il cattolicesimo in pienezza non contrappone il "Vangelo" alla "dottrina". Questa è una tendenza protestante che ha recato gravi danni all'identità cristiana e alla testimonianza di molte comunità nate dalla Riforma del XVI secolo. Il cattolicesimo in pienezza riconosce che l'annuncio essenziale del Vangelo – "Gesù è Signore" – si è sviluppato intellettualmente e in continuità attraverso una dinamica guidata dallo Spirito all'interno della Chiesa, da cui sono scaturite le dottrine e le definizioni dogmatiche. Il cattolicesimo in pienezza riconosce inoltre che, sotto la medesima ispirazione divina, si è sviluppata nel tempo da parte della Chiesa la comprensione delle verità che la rendono tale – sempre in continuità dinamica con ciò che è stato tramandato dal passato. Pertanto il cattolicesimo in pienezza si serve tanto del Vangelo quanto della dottrina nell'evangelizzazione e nel ministero pastorale, persuaso che l'intera verità della fede cattolica sia realmente liberante nel senso più profondo della libertà umana.
I fallimenti del cattolicesimo light sono stati evidenti per qualche tempo e assumono una sorta di peculiare arroganza o semplicemente testardaggine, rifiutandosi di guardare in faccia la concreta realtà del cattolicesimo attuale. Il cattolicesimo light potrebbe anche essere in grado di conservare provvisoriamente le istituzioni cattoliche esistenti, ma non ha dimostrato capacità di accrescerle e, ben più rilevante, di trasformarle in binari per l'evangelizzazione e la missione.
Questo indica che, in un futuro non troppo remoto, il cattolicesimo light porterà a "cattolicesimo zero" o a qualcosa che suoni pericolosamente simile – un cattolicesimo che ha perso ogni seria capacità per la missione o la testimonianza pubblica. Se ne possono trovare esempi sia in Europa sia nel Nord America, in culture e società un tempo ferventi come quelle del Québec, della Spagna, del Portogallo e dell'Irlanda. Queste società sono ora adeguatamente definite "post-cristiane". In molti casi "post-cristiano" sfocia rapidamente in "anti-cristiano", con alla Chiesa incapace di qualsiasi difesa dell'innocente contro la cultura della morte, o di rispondere alla propaganda anticristiana in un ambito politico, culturale e mediatico impegnato ad espellerla dalla vita pubblica.
Per ripetere e riassumere: non c'è un solo esempio, in ogni angolo del mondo, in cui il cattolicesimo light mantenga la sua promessa di "significatività". Dove ha contagiato le Chiese locali, il fervore evangelico è diminuito e così la capacità dei cattolici di plasmare le società umane. Queste situazioni sono a volte descritte, anche da ecclesiastici di rango, come una "emergenza pastorale" che richiede un cattolicesimo diluito. La legge di ferro su cristianesimo e modernità suggerisce una diagnosi e una prescrizione alternative. L'"emergenza" è un crollo nella profonda convinzione che Gesù è il Signore, il che ha portato al fallimento nell'annuncio del Vangelo. Il rimedio consiste in un fervente cattolicesimo vissuto in pienezza che offra l'amicizia con Gesù Cristo vivo e presente soprattutto eucaristicamente e l'incorporazione nella comunione dei Suoi amici come via per la felicità umana, la pienezza e la salvezza.
Il nuovo papa dovrà conoscere queste verità e guidare la Chiesa alla luce di esse.
Nonostante le parodie contrarie, il cattolicesimo in pienezza non è revival del giansenismo o di altre forme di rigorismo morale nella Chiesa. Le parti vive e ferventi della Chiesa mondiale non sono quelle che riservano l'amichevole stretta di mano a chi sia già perfetto, ma sono quelle che offrono l'amicizia con Gesù Cristo vivo e presente a quanti sono caduti nel culto dei falsi dei, siano essi gli idoli che spaventano le popolazioni indigene o, in Occidente, i falsi idoli della dittatura del Sé autonomo – il falso idolo chiamato "Me". Le parti vive della Chiesa mondiale sono quelle che offrono la misericordia nella verità, nella giustizia, riconoscendo che proporre la verità, la giustizia è l'opera più misericordiosa che un cristiano può compiere per le anime sofferenti o perdute: che, in Gesù Cristo, noi incontriamo il Volto del Padre misericordioso e la verità su noi stessi – il Padre che accoglie i prodighi a casa mentre questi riconoscono di aver svenduto la propria dignità umana, e la verità che tale dignità è esaltata in Cristo.
Quando un papa manifesta la potenza della divina misericordia nella propria vita, rafforza i membri della Chiesa a farsi veicoli di quella misericordia nel mondo. Il nuovo papa dovrà vivere e insegnare così che la relazione tra misericordia, giustizia e verità è palese e in maniera tale che la misericordia (spesso confusa dal mondo con un'amnesia terapeutica) non scade nel sentimentalismo. La divina misericordia è al contempo purificatrice e consolatrice, e ciò che sembra dare sollievo, a lungo termine non lo darà realmente se è sganciato dalla purificazione.
Crescere nella vita cristiana è per ciascuno un processo che dura per tutta l'esistenza, un compito che chiama in causa verità, giustizia e misericordia insieme. I cattolici imparano questa lezione dalle vite dei santi, a partire da Pietro stesso. Il nuovo papa dovrà insegnare questa lezione a una Chiesa talora confusa sull'intima relazione tra verità, giustizia e misericordia, e dovrebbe manifestare il senso nel suo stesso svuotamento per testimoniare Cristo.
Nel corso di due millenni di storia della Chiesa, sono sorti predicatori e maestri che sostenevano di aver trovato la chiave, a lungo dimenticata o nascosta, del Vangelo e quindi dell'intero edificio della fede cristiana. Tuttavia, ponendo un'enfasi sproporzionata sull'una o l'altra verità di fede, questi aspiranti riformatori hanno degradato le verità restanti, in modo implicito o esplicito. Nel far questo hanno deformato ciò che tentavano di elevare e fallito nel riformare quanto nella Chiesa era bisognoso di riforme.
Questa tentazione di riduzionismo – talora proclamato in nome di una semplicità evangelica – sbilancia la struttura della fede e di conseguenza arreca un grave danno alla Chiesa. Esso portò a fratture laceranti nel primo millennio cristiano. Forse gli esempi più drammatici sono avvenuti nel corso della Riforma del XVI secolo, quando il possibile recupero di certe significative verità di fede si risolse, non nelle riforme auspicate, ma in una grave rottura nella testimonianza della Chiesa al Vangelo, nella misura in cui il mondo cristiano si frantumò, spesso violentemente.
Nella Chiesa contemporanea si verificano tentazioni analoghe. Una di esse, predominante in America Latina nel tardo XX secolo, consisteva nel trovare la chiave perduta del Vangelo nella proclamazione, da parte del Signore, della giustizia per i poveri. Questa riduzione trasformò i sacerdoti in attivisti politici, più che evangelizzatori e pastori. Nel terzo decennio del XXI secolo, la misericordia divina viene spesso annunciata come se fosse la chiave perduta del Vangelo. Questo ha portato alcuni ad immaginare che la divina misericordia, di cui tutti hanno bisogno, si possa contrapporre alle verità che la Chiesa insegna su ciò che occorre per una vita retta e per la felicità umana. Ne deriva un'altra variante del cattolicesimo light, in cui una sorta di sollievo si sostituisce alla vera liberazione offerta dalla radicale conversione a Cristo, al Vangelo.
Quando una verità evangelica essenziale diventa l'unica verità, il Vangelo viene distorto e la sua proclamazione è compromessa. Il nuovo papa dovrà comprenderlo e insegnare alla Chiesa a resistere alla tentazione di semplificare il messaggio evangelico riducendolo a una sua distorsione.
Al fine di predicare e testimoniare il Vangelo in pienezza e aiutare la Chiesa mondiale a comprendere che non si possono contrapporre il Vangelo alla dottrina e la misericordia alla verità, alla giustizia, il nuovo papa dovrà riconoscere il grande sviluppo della teologia morale cattolica compiuto negli ultimi decenni.
La teologia morale inizia con le Beatitudini di Mt 5,1-11, in cui il Signore descrive ciò che rende felici gli uomini. Pertanto il legalismo è estraneo a una autentica comprensione della vita morale. Per alcuni secoli la Chiesa tese a dimenticarlo e la teologia morale veniva presentata come un rigoroso codice legale. Sulla scia del Vaticano II, alcuni tentativi di riformare la teologia morale cambiarono il legalismo "severo" con un legalismo "leggero": la vita morale era ancora basta sulle regole, ma queste diventavano più elastiche.
La riforma più profonda della teologia morale cattolica sin dal Concilio Vaticano II ha insegnato alle parti vive della Chiesa ad andare oltre il legalismo, davvero o leggero che sia, e ad abbracciare una teologia morale in cui lo scopo della vita morale consista nella virtù e nella beatitudine. In questa riforma più profonda, la vita morale ha inizio con la conversione a Cristo vivo e presente. Infatti, Cristo è venuto "perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10) e Cristo ha risposto alla domanda del giovane su cosa dovesse vare di "buono" per avere la vita eterna (Mt 19,16).
La conversione a Cristo allora porta i cattolici a comprendere che Dio ha fornito dei guardrail nel viaggio verso la virtù e la beatitudine. Questi si trovano nella legge morale scritta in ogni cuore umano, nella legge morale data al popolo di Israele in Es 20,1-17, e nell'insegnamento morale della Chiesa, fondato sulla Rivelazione e sulla ragione. Le "regole" della vita morale ci incoraggiano a condurre una vita buona e in ultima analisi ci conducono alla beatitudine; esse non sono espressioni arbitrarie della volontà di Dio, né tantomeno dei diktat di una Chiesa autoritaria.
Vista attraverso le lenti della conversione a Cristo e compresa alla luce del Vangelo, la vita morale non è solo questione di comandamenti e doveri, benché implichi anche comandamenti e doveri. Alla luce del Vangelo, la vita morale riguarda l'integrità, la felicità e le virtù che conducono all'integrità e alla felicità. In definitiva, la vita morale cristiana riguarda l'amore che offre sé stesso – quel genere di amore che dispone di sé stesso come un dono, facendo di noi quel popolo in grado di vivere eternamente alla luce della Santissima Trinità, una comunione che si dona e accoglie.
Il nuovo papa dovrà comprendere questa profonda riforma della teologia morale cattolica e insegnarla alla Chiesa, affinché i cattolici e coloro che approfondiscono il cattolicesimo, giungano a loro volta a comprendere la vita morale come un viaggio nella virtù verso la beatitudine.
Il Grande Mandato di Mt 28,19-20 ordina agli amici del Signore Gesù di ammaestrare tutte le nazioni, insegnando e battezzando. Non include istruzioni sul dialogo o sull'accompagnamento. Dialogo e accompagnamento possono essere strumenti utili nell'adempiere il Grande Mandato o nell'opera pastorale, invitando il credente a crescere maggiormente nelle liberanti verità della fede; possono aiutare i cristiani a fare un'esperienza più intensa della divina misericordia. Comunque sia, si tratta di mezzi. Non sono dei fini.
I promotori del cattolicesimo Light spesso sembrano immaginare che dialogo e accompagnamento siano tutto ciò che la Chiesa può offrire e di certo tutto ciò che deve offrire. Ridurre la missione della Chiesa al dialogo e all'accompagnamento, secondo alcuni, può essere la sola possibile risposta cattolica alla secolarizzazione dei tempi. Questa riduzione è un grande insuccesso per l'immaginario e l'obiettivo dei cattolici; può essere un sintomo del crollo di una fede soprannaturale e cristocentrica, sostituita da altre forme di fede. Tuttavia, né una terapeutica affermazione del narcisismo occidentale, né un'acritica accoglienza della religiosità pagana, né una devozione ecologica incentra su Gaia, possono sostituire la verità di Dio, in Cristo, rivelata nel Vangelo. La Chiesa esiste per proclamare quella verità e quel Vangelo.
Il nuovo papa dovrà ricordarlo all'intera Chiesa.
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