Anche Kasper ammette: Lutero non fu “ecumenico”
Di Francesco Agnoli in
La nuova Bussola del 21 ottobre 2016
È uscito, recentemente, un
libro del cardinale tedesco Walter Kasper, dedicato a Martin Lutero: Martin Lutero. Una prospettiva ecumenica (Queriniana). Si tratta di un saggio breve, ma denso, che pur
partendo da una certa simpatia per il monaco tedesco, definito capace di «un
fascino addirittura magnetico», ammette in vari punti, onestamente, la verità
storica. Che è questa: per quanto si voglia romanzare o alterare la stononeria,
Martin Lutero, quello vero, il personaggio storico e riformatore religioso, con
l'ecumenismo non ha nulla a che fare.
Scrive Kasper, a pagina 11:
«Lutero non fu una persona ecumenica.Verso la fine della sua vita egli non ha più
ritenuto possibile una riunificazione con Roma». E aggiunge che egli certamente
non poteva «immaginarsi il nostro dialogo con gli ebrei, sui quali si espresse
con disprezzo, in modo per noi imbarazzante...». Neppure avrebbe capito «il
nostro dialogo con gli anabattisti», lui che derise e attaccò con la massima
durezza molti dei movimenti protestanti nati dalla sua stessa protesta.
A pagina 23 Kasper parla della
«violenza di linguaggio che gli era propria» e aggiunge che «poteva essere rozzo e sgarbato fino a farsi
odiare, ma altrettanto devoto, delicato e sincero...». A pagina 45 vengono
ricordate la sua «durezza difficilmente superabile» e le sue «formulazioni a
volte esagerate e a stento accettabili, come quella secondo cui l'uomo è come
un animale da sella che viene cavalcato da Dio o dal diavolo».
A pagina 32 e 33 Kasper nota che «Lutero era pervaso da una coscienza apocalittica e si
vedeva impegnato nella lotta escatologica finale tra Cristo e l'Anticristo». E
commenta: «E' una posizione pericolosa. Essa esclude il dialogo e non permette
alcuna mediazione. Con l'Anticristo non si intrattiene alcun dialogo». Se poi,
aggiungiamo noi, gli Anticristi erano, oltre al papa dell'epoca («escremento
del diavolo, capo di assassini»), i papi, tutti quanti («maledetto, dannato,
sterminato sia il papato»); i cattolici, tutti quanti; gli italiani, sempre
"manigoldi"; gli ebrei, immancabilmente "Anticristi"; gli
anabattisti e i contadini («testardi, caparbi, e accecati...»); Erasmo da
Rotterdam, Tommaso Moro, Niccolò Copernico e i teologi di Lovanio («asini
grossolani, scrofe maledette, sacchi di bestemmie... brodaglia maledetta
dell'inferno») eccetera, vien da chiedersi: con chi potè mai dialogare il
povero Martino?
Con qualcuno, in verità
dialogò. Anche qui, pur smussando molto
gli spigoli del carattere e della predicazione luterana, pur mettendo
giustamente in rilievo le responsabilità di quegli ecclesiastici che tradivano
la loro missione e la loro fede, Kasper sposa in toto quello che tutti gli
storici sanno: Lutero dialogò solo con il potere, per ottenerne l'appoggio e il
sostegno. Se ne servì per sconfiggere la Chiesa, ma anche per far uccidere
senza pietà anabattisti e contadini.
Kasper ricorda così, a pagina
37, le «ragioni politiche» della Riforma, e come Lutero «pose la
riforma nelle mani della nobiltà cristiana e dei magistrati delle città
imperiali», consegnandosi ai nobili e ai principi, e generando nel tempo «il
particolarismo ecclesiale e politico» e «un nazionalismo che spesso prese
colore confessionale e riservò all'Europa molte sventure». Particolarismo
e nazionalismo: difficile immaginare concetti meno "cattolici",
secondo l'etimologia, cioè "universali".
Inoltre «dal punto di vista
ecclesiale si arrivò, già durante la vita di Lutero e
completamente dopo la sua morte, a una dissoluzione dell'unità anche
all'interno del movimento riformatore e ad un funesto pluralismo all'interno
della cristianità occidentale e poi dell'intera cristianità». Dando vita a
chiese nazionali di stato, Lutero asservì la religione ai sovrani, e, lungi dal
difendere la «coscienza soggettiva», come spesso si dice, la sottopose all'
«autorità secolare» (p. 44).
È vero, nel libretto di Kasper
ci sono anche passi che vanno in senso contrario a quelli citati, ma si tratta non tanto di constatazioni
storiche oggettive, quanto di desideri e pie aspirazioni. Oppure di
affermazioni vaghe e gratuite che contraddicono quanto detto in altri luoghi
del libro stesso. Certamente, tutti i cristiani aspirano all'unità, e spesso
cattolici e protestanti si sono trovati uniti in determinate occasioni.
Ma ciò che Lutero ha creato e
difeso in vita (le chiese nazionali di stato e
i settarismi; l'idea del servo arbitrio; la condanna radicale della ragione,
«prostituta del diavolo», e dell'uomo, del tutto incapace di bene; la condanna
della Messa cattolica e di 5 sacramenti...) va quanto prima dimenticato, in
nome proprio dell'unità auspicata.
none
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