Tra Dottrina e pastorale non ci può mai essere opposizione
Tra Dottrina e pastorale distinzione sì opposizione mai
Sul tema dei divorziati risposati e l’accesso alla comunione
la Chiesa e il magistero hanno dato una risposta nell’oggettività e nella
natura propria di un sacramento donato e ricevuto. Se qualcuno si è risposato
civilmente non si tratta evidentemente di un matrimonio sacramentale, così il
matrimonio sacramentalmente ricevuto continua a perdurare. E quindi l’accesso
all’Eucarestia, attraverso il sacramento della riconciliazione presuppone che
il matrimonio sacramentalmente concluso sia recuperato molto concretamente nella
vita quotidiana, oppure che la seconda relazione non sia vissuta in
maniera coniugale nell’esercizio della sessualità. Certo la Chiesa
anche
attraverso il Sinodo sulla Famiglia vuole anche aiutare queste persone in
difficoltà in maniera conforme alla Dottrina cioè ai contenuti della fede cioè
riaffermando che il matrimonio, se è concluso tra due cristiani, non è più un
soggetto da dibattere, ma come ha detto Gesù dura per sempre, fino alla morte. E’ dono totale.
Per la Congregazione
della Dottrina della fede principale la missione di sostenere i vescovi nella
promozione e difesa della Dottrina cattolica o riformulare la fede in modo che
il mondo di oggi possa percepirla e accoglierla, e questa è la pastorale, come
un indicatore nel cammino della vita. Anche nell’attuale mondo occidentale
secolarizzato la verità, la Dottrina resta la verità: è qualcosa di
intoccabile, dono di Dio per aiutare tutti gli uomini. Gesù Cristo è il senso profondo
della nostra vita, di tutte le relazioni, oggi quella matrimoniale in
particolare.
Il Cardinale Muller è intervenuto con una lunga intervista
concessa al canale televisivo francese KTO e Lorenzo Bertocchi, su La nuova Bussola Quotidiana del
06-04-2015 ne ripropone alcuni punti sottolineando da parte di Muller la
necessità di non interpretare la Chiesa secondo categorie di stampo politico
dal momento che “Dio ha fondato la Chiesa. E la Chiesa ha il grande dovere di
riunire gli uomini. Dobbiamo superare le polarizzazioni”.
Infatti, rispondendo a una domanda sulla
presunta “rivoluzione” di Papa Francesco, ha
tenuto a specificare che quella della Chiesa «non è una rivoluzione nel senso
di un combattimento di una classe contro l'altra. La divisione della società in
destra e sinistra, conservatori e progressisti, tutto questo deve essere
superato. Papa Francesco ripete che bisogna ogni giorno ricominciare a livello
della persona di Cristo».
Anche il tema della Chiesa povera per i
poveri, secondo Muller, deve essere
affrontato facendo attenzione a non cadere in trabocchetti ideologici. Il Papa
pone attenzione ai poveri perchè lo ha “sperimentato”, viene da un contesto
geografico che ha vissuto, e vive, una situazione di diffusa povertà e
difficoltà sociale. «Naturalmente - ha detto Muller - noi abbiamo bisogno dei
beni della Chiesa per compiere la missione, ma il Papa invita a domandarci qual
è la nostra profonda attitudine. Noi non siamo soltanto dei principi della
Chiesa, dei cardinali, dei vescovi, dei preti, non siamo qui per diventare noi
stessi ricchi, ma per aiutare e servire. Questa è la ragione per cui la Chiesa
deve essere povera con Cristo».
Dopo circa 15 minuti di domande e risposte l'argomento è scivolato inevitabilmente sui temi del Sinodo della
famiglia. Anche in questo caso il cardinale ha fatto notare che «in un mondo
fortemente politicizzato c'è il pericolo che le questioni teologiche e
pastorali siano presentate solo a livello politico, invece, di luoghi
dell'amore di Dio per gli uomini. L'amore di Dio non divide, ma unisce sempre».
Le risposte sui temi del Sinodo non hanno
mancato di essere molto chiare, però, come ha
più volte sottolineato, non dobbiamo catalogarle come prese di posizione di
parte, o, peggio, come chiusure per evitare un dibattito. Al contrario «non è
possibile opporre la teologia alla pastorale. La pastorale è il cammino della
relazione, tutti i giorni più profonda, con Cristo Gesù. E Gesù, così come noi
crediamo, è una persona, la Verità e la Vita. Così c'è la dottrina e la pastorale,
allo stesso tempo».
Per quanto riguarda la famiglia e il
matrimonio, ha detto, «noi ci
troviamo a vivere dopo 200 anni di secolarizzazione generale». L'amore, la
sessualità e la famiglia vengono ormai interpretati in maniera esclusivamente
“funzionale”. «Noi diciamo, invece, che il matrimonio è un sacramento, un modo
per vivere nella grazia di Dio e nella relazione con Dio». «Per gli effetti del
sacramento del matrimonio noi partecipiamo alla vita di grazia dell'unità
intima e intensa tra Cristo e la Chiesa. (…) Noi non possiamo, né vogliamo,
cambiare tutto questo, semplicemente perché il matrimonio è stato instaurato da
Dio ed è stato trasformato da Gesù Cristo in sacramento».
Gli interventi del prefetto della Dottrina
della Fede, che negli ultimi tempi si stanno
intensificando, ribadiscono alcuni concetti molto precisi. «Molte persone, ha
detto, incontrano delle difficoltà nel contesto del loro matrimonio e nella
loro famiglia. Come Chiesa di Cristo noi vogliamo aiutare queste persone, ma
dobbiamo farlo in una maniera che sia conforme alla nostra fede. Non possiamo
fare sconti sui contenuti della nostra fede, quello che possiamo fare è
soltanto considerare queste situazioni da un punto di vista umano. Noi vogliamo
aiutarli, ma dobbiamo dire chiaramente che il matrimonio, se è concluso tra due
cristiani, non è più un soggetto da dibattere, ma come ha detto Gesù dura per
sempre, fino alla morte. È dono totale».
Incalzato dall'intervistatore sul tema dei
divorziati risposati e l'accesso all'eucaristia, Muller dice che «la Chiesa e il magistero hanno già dato una
risposta, non si tratta di una convinzione personale, ma dell'oggettività e
della natura propria di un sacramento donato e ricevuto. Se qualcuno si è
risposato civilmente non si tratta evidentemente di un matrimonio sacramentale,
così il matrimonio sacramentalmente ricevuto continua a perdurare. È questo il
punto». In questo caso, quindi l'accesso all'Eucaristia, attraverso il
sacramento della riconciliazione, presuppone che «il matrimonio
sacramentalmente concluso sia recuperato molto concretamente nella vita
quotidiana, oppure che la seconda relazione non sia vissuta in maniera
coniugale nell'esercizio della sessualità».
Certo, aggiunge, vi sono alcune prassi della
Chiesa che possono essere approfondite e
rivalutate, come ad esempio quella di «accelerare le procedure di dichiarazione
di nullità del matrimonio». Un problema che papa Benedetto XVI aveva già
sollevato, insieme a quello più delicato riferito a quale «tipo di fede, nel
senso di confessione della fede, è richiesta perché un matrimonio possa
considerarsi valido nel senso della sacramentalità di questo atto». Su questi
argomenti il cardinale prefetto non ha soluzioni facili, ma dice che «occorre
ben riflettere» per far fronte a questo frutto della secolarizzazione e trovare
risposte.
A proposito del ruolo della Congregazione
della Dottrina della Fede ha voluto
ricordare che «la nostra missione principale è sostenere i vescovi» nella
promozione e difesa della fede cattolica, ma anche quella di «riformulare la
fede in modo che il mondo di oggi possa accoglierla e percepirla come un
indicatore nel cammino della vita. Nel nostro mondo secolarizzato, ha concluso,
la verità resta la verità. Come qualcosa di intoccabile, dono di Dio per
aiutare tutti gli uomini. (…) Gesù Cristo è il senso profondo della nostra
vita».
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