Margherita d’Oingt

E’ solo la luce del Signore, la sua forza e il suo amore che ci pulisce, ci purifica e ci dà la retta via

“Con Margherita d’Oingt siamo introdotti nella spiritualità certosina, che si ispira alla sintesi evangelica vissuta e proposta da san Bruno…Non abbiamo notizie circa la sua infanzia (forse intorno al 1240), ma dai suoi scritti possiamo intuire che sia trascorsa tranquilla, in un ambiente familiare affettuoso. Infatti, per esprimere l’amore sconfinato di Dio, ella valorizza molto immagini legate alla famiglia, con particolare riferimento alle figure del padre e della madre…Sempre dalle sue meditazioni, intuiamo che entrò nella certosa di Poleteins in risposta alla chiamata del Signore, lasciando tutto e accettando la severa regola certosina, per essere totalmente del Signore, per stare sempre con Lui. Ella scrive: “Dolce Signore, io ho lasciato mio padre e mia madre e i miei fratelli e tutte le cose di questo mondo per tuo amore; Ma questo è pochissimo, poiché le ricchezze di questo mondo non sono che spine pungenti; e chi più ne possiede più è sfortunato. E per questo mi sembra di non aver lasciato altro che miseria e povertà; ma tu sai, dolce Signore, che se io possedessi mille mondi e potessi disporne a mio piacimento, abbandonerei tutto per amore tuo; e quand’anche tu mi dessi tutto ciò che possiedi in cielo e in terra, non mi riterrei appagata finché non avessi te, perché tu sei la vita dell’anima mia, né ho né voglio avere padre e madre fuori di te” (Margherita d’Oingt, Scritti spirituali, Cinisello Balsamo, p. 74)…Ella concepisce tutta la vita come un cammino fino alla piena configurazione a Cristo. Cristo è il Libro che va scritto, va inciso quotidianamente nel proprio cuore e nella propria vita, in particolare la sua passione. Nell’opera Speculum, Margherita, riferendosi a se stessa in terza persona, sottolinea che per grazia del Signore “aveva inciso nel suo cuore la santa vita che Dio Gesù Cristo condusse sulla terra, i suoi buoni esempi e la sua buona dottrina. Ella aveva messo così bene il dolce Cristo nel suo cuore che le sembrava perfino che questi le fosse presente e che tenesse un libro chiuso nella sua mano, per istruirla”(ibid., p.81). “In questo libro trovava scritta la vita che Gesù Cristo condusse sulla terra, dalla sua nascita all’ascesa al cielo” (ibid., p. 83).
Quotidianamente, fin dal mattino, Margherita si applica allo studio di questo libro. E, quando l’ha ben guardato, inizia a leggere nel libro della propria coscienza,che le rivela le falsità e le menzogne della sua vita; scrive di sé per giovare agli altri e per fissare più profondamente nel proprio cuore la grazia della presenza di Dio, per far sì, cioè, che ogni giorno la sua esistenza sia segnata dal confronto con le parole e le azioni di Gesù, con il Libro della vita di Lui. E questo perché la vita di Cristo sia impressa nell’anima in modo stabile e profondo, fino a poter vedere il Libro all’interno, ossia contemplare il mistero di Dio Trinità…
Il Dio Trinità, il Dio amore che si rivela nel Cristo l’affascina, e  Margherita vive un rapporto di amore profondo verso il Signore e, per contrasto, vede l’ingratitudine umana fino alla viltà, fino al paradosso della croce. Ella afferma che la croce di Cristo è simile alla tavola del parto. Il dolore di Gesù sulla croce è paragonato a quello di una madre. Scrive: “La madre che mi portò in grembo, soffrì fortemente, nel darmi alla luce, per un giorno o per una notte, ma tu, bel dolce Signore, per me sei stato tormentato non una notte o un giorno soltanto ma per più di trent’anni (…): quanto amaramente hai patito a causa mia per tutta la vita! E allorché giunse il momento del parto, il tuo travaglio fu tanto doloroso che il tuo santo sudore divenne gocce di sangue che scorrevano per tutto il tuo corpo fino a terra” (ibid.,p. 59).
Margherita, evocando i racconti della Passione di Gesù, contempla questi dolori con profonda compassione: “Tu sei stato deposto sul duro letto della croce, in modo tale da non poterti muovere o girare o agitare le tue membra così come suole fare un uomo che patisce un grande dolore, poiché sei stato completamente steso e ti sono stati conficcati i chiodi (…) e (,,,) sono stati lacerati tutti i tuoi muscoli e le tue vene. (…) Ma tutti questi dolori (…) ancora non ti bastavano, tanto che volesti che il tuo fianco venisse squarciato dalla lancia così crudelmente da far sì che il tuo docile corpo fosse del tutto arato e straziato; e il tuo prezioso sangue sgorgava con tutta violenza da formare una larga strada, quasi fosse un grande ruscello”. Riferendosi a Maria afferma: “Non c’era da meravigliarsi che la spada che ti ha spezzato il corpo sia anche penetrata nel cuore della tua gloriosa madre che tanto amava sostenerti (…) poiché il tuo amore è stato superiore a tutti gli altri amori” 8Ibid., p. 60).
Cari amici, Margherita ci invita a meditare quotidianamente la vita di dolore e di amore di Gesù e quella di sua Madre, Maria. Qui è la nostra speranza, il senso del nostro esistere. Dalla contemporaneità dell’amore di Cristo per noi nascono la forza e la gioia di rispondere con altrettanto amore, mettendo la nostra vita a servizio di Dio e degli altri…
Abbiamo sentito che Margherita ha considerato il Signore come un libro, ha fissato lo sguardo sul Signore, lo ha considerato come uno specchio nel quale appare anche la propria coscienza. E da questo specchio è entrata luce nella sua anima: ha lasciato entrare la parola, la vita di Cristo nel proprio essere e così è stata trasformata; la coscienza è stata illuminata, ha trovato criteri, luce ed è stata pulita. Proprio di questo abbiamo bisogno anche noi:lasciare entrare le parole, la vita, la luce di Cristo nella nostra coscienza perché sia illuminata, capisca ciò che è vero e buono e ciò che è male; che sia illuminata e pulita la nostra coscienza. La spazzatura non c’è solo in diverse strade del mondo. C’è spazzatura anche nelle nostre coscienze e nelle nostre anime. E’ solo la luce del Signore, la sua forza e il suo amore che ci pulisce, ci purifica e ci dà la retta via. Quindi seguiamo santa Margherita in questo sguardo verso Gesù. Leggiamo nel libro della sua vita, lasciamoci illuminare e pulire, per imparare la vera vita” (Benedetto XVI, Udienza Generale, 3 novembre 2010).

Proprio perché con l’Incarnazione Gesù è Dio che possiede un volto umano, quello che è avvenuto allora dalla nascita all’ascensione ed effusione dello Spirito per amore, soprattutto la passione, mi diviene contemporaneo soprattutto nella fede celebrata, nella liturgia aiutata a livello soggettivo, affettivo dalle devozioni.
C’è una contemporaneità di Cristo ininterrotta nella creazione, continuata nella storia antico testamentaria, realizzata completamente nel momento temporale della incarnazione, continuata nella Chiesa. Il Figlio del Padre nello Spirito Santo è contemporaneo, attraverso varie mediazioni, sempre. Questa realtà, questa verità oggettiva va colta e vissuta esistenzialmente non solo con l’intelligenza ma anche con il cuore, soggettivamente attraverso le devozioni, come ci viene documentato nei Santi. Margherita d’Oingt ha una modalità certosina medioevale e quindi tutta la modalità della sua vita, del suo pensiero, appaiono molto lontani da noi, dalla nostra vita, dal nostro modo di pensare e di agire. Ma se guardiamo all’essenziale di questa vita, vediamo che l’insostituibilità della contemporaneità del Dio che possiede un volto umano che ci ha amati sino alla fine tocca anche noi e l’ininterrotta contemporaneità dell’incontro con la Persona di Gesù Cristo dovrebbe divenire essenziale anche nella nostra esistenza, coinvolgendo tutto l’io, intelligenza, volontà, sensibilità.

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