Nuovi interrogativi su Papa Francesco
Roberto de Mattei in "Corrispondenza Romana" – 28 dicembre 2022
Natale, si sa, è una stagione di buoni sentimenti ed è comprensibile che papa Francesco abbia scelto questo momento per entrare nelle case degli italiani, attraverso l'intervista che ha rilasciato il 18 dicembre a Canale 5 sul tema "Il Natale che vorrei". I temi che ha toccato sono argomenti a cui ognuno è sensibile, come la guerra, la povertà, la fame, l'inverno demografico, lo sport, i bambini. Le sue osservazioni sono sembrate ispirate a un buon senso naturale, tralasciando però di toccare le questioni di fondo, in tema di fede e di morale, che pure interpellano ogni giorno la nostra vita quotidiana. Molti di questi problemi vengono affrontati in due libri, apparsi in questi giorni, che cercano di far chiarezza sul pontificato e sulla personalità di papa Francesco. Sono, va detto subito, studi rigorosi e non pamphlet. Il primo, dal titolo François, la conquête du pouvoir. Itinéraire d'un pape sous influences (Contretemps, Versailles 2022, pp. 386, 25 euro), è di Jean-Pierre Moreau, uno specialista francese della teologia della liberazione; il secondo, Super hanc petram. Il Papa e la Chiesa in un'ora drammatica della storia (Fiducia, Roma 2022, pp. 276, euro 22), si deve a padre Serafino Lanzetta, un valente teologo italiano, che esercita il suo ministero nel Regno Unito.
Moreau va alla ricerca dei "maîtres à penser" di papa Francesco e li identifica negli artefici della "Teologia del Popolo", un ramo della teologia latino-americana della liberazione ispirata al Patto delle Catacombe celebrato a Roma il 16 novembre 1965, quando una quarantina di vescovi, tra i quali monsignor Helder Câmara, proclamarono la necessità di tornare alla prassi del Gesù storico attraverso "una Chiesa serva e povera". In quello stesso anno fu eletto generale della Compagnia di Gesù padre Pedro Arrupe, autore di un progetto di riforma della Chiesa che ne stravolgeva le fondamenta. Sia di mons. Câmara che di padre Arrupe è stata introdotta, sotto il pontificato di papa Francesco, la causa di beatificazione suscitando l'indignata sorpresa di conoscitori della teologia della liberazione, come Julio Loredo de Izcue, che si è giustamente chiesto se non ci troviamo di fronte a una «beatificazione del male».
Secondo Moreau, l'arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio, divenuto nel 2013 papa Francesco, ispirandosi alla "teologia del Popolo", si sarebbe proposto di realizzare il piano politico-religioso di Arrupe, interrotto nel 1981 dalle sue dimissioni e dal successivo commissariamento della Compagnia di Gesù da parte di Giovanni Paolo II. Ma Moreau risale ancora più indietro e rintraccia il vero mentore di Jorge Mario Begoglio nel dittatore argentino Juan Domingo Peron, che giocò un ruolo decisivo nella politica del suo paese tra il 1940 e la sua morte, nel 1975. Sotto questo aspetto papa Francesco sarebbe anzitutto un "peronista", non un ideologo, ma un uomo d'azione pragmatico e populista, attratto dalla dimensione politica, prima che soprannaturale della fede cattolica.
Se l'approccio di Moreau è storico-politico, quello di padre Lanzetta è squisitamente teologico. Le parole e gli atti di papa Francesco sono esaminati nel suo libro con rigoroso spirito critico, ma anche con filiale devozione al Papato, mostrando il pericolo di far precedere la pastorale alla dottrina, l'agire all'essere, la persona del Papa all'istituzione della Chiesa. Molto penetranti sono le pagine che l'autore dedica alla nuova forma di Nominalismo, oggi diffuso, per cui le parole non corrispondono più alla realtà, ma sono usate per dire un'altra cosa rispetto al loro significato originario e autentico. Il Nominalismo è storicamente la strada maestra che porta al pragmatismo, cioè alla dissoluzione del pensiero, attraverso la dissoluzione del linguaggio. Gli stessi concetti di ortodossia ed eresia svaporano nel nominalistico primato della prassi. Sotto questo aspetto, più che la diffusione dell'eresia, il vero problema della Chiesa consiste oggi in quella che padre Lanzetta definisce efficacemente un'«apostasia liquida», che affonda le sue radici nel tentativo di separare «l'aspetto dottrinale della Rivelazione da quello pastorale, vedendo il cominciamento della predicazione non nelle verità da credere ma nel come credere, giudicandone l'opportunità e le modalità».
La crisi religiosa è dunque profonda, ma lo stesso papa Francesco, nell'Angelus di domenica 18 dicembre, ha affermato che nelle epoche di crisi Dio apre prospettive nuove, che noi prima non immaginavamo, magari non come noi ci aspettiamo, ma come Lui sa. Chi si sarebbe atteso, ad esempio le dichiarazioni rilasciate quello stesso 18 dicembre al quotidiano spagnolo ABC ?
Il Papa che all'epoca del Sinodo postamazzonico del 2019 aveva contrapposto la saggezza dei nativi all'arroganza dei conquistadores spagnoli, oggi dice che: «L'ermeneutica per interpretare un evento storico deve essere quella del suo tempo, non quella attuale. È ovvio che lì (in America Latina, n.d.r.) sono state uccise delle persone, è ovvio che c'è stato uno sfruttamento, ma anche gli indiani si sono uccisi a vicenda. L'atmosfera di guerra non fu esportata dagli spagnoli. E la conquista apparteneva a tutti. Distinguo tra colonizzazione e conquista. Non mi piace dire che la Spagna ha semplicemente "conquistato". È discutibile, quanto volete, ma ha colonizzato. Se si leggono le direttive dei re spagnoli dell'epoca su come dovevano agire i loro rappresentanti, nessun re di nessun altro Paese fece tanto. La Spagna entrò nel territorio, gli altri Paesi imperiali rimasero sulla costa. La Spagna non ha fatto pirateria. Bisogna tenerne conto. E dietro a questo c'è una mistica. La Spagna è ancora la Madrepatria, cosa che non tutti i Paesi possono dire». Ha ragione Marcello Veneziani quando dice che papa Francesco sta cambiando da qualche tempo le sue posizioni ("La Verità", 17 dicembre 2022) o ci troviamo di fronte allo svolgimento di un programma politico ispirato a una coerente filosofia della prassi?.
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