Solennità dell'Ascensione del Signore

 

L'Ascensione del Signore segna il compiersi della salvezza iniziata con l'Incarnazione del Figlio di Dio nel grembo verginale di Maria, proseguito nel vissuto e il lavoro di Nazareth con Giuseppe, compiuto nella Predicazione, Passione, Morte, Risurrezione, con i quaranta giorni del Risorto con gli undici Apostoli per fondare il suo corpo ecclesiale con a Capo Pietro infondendo il dono dello Spirito Santo cioè la libertà e l'amore.

Celebriamo quindi la solennità dell'Ascensione del Signore, che conclude la serie di apparizioni di Lui Risorto. Negli Atti degli Apostoli Luca ci fa memoria che Gesù si mostrò vivo dopo la passione, morte e sepoltura, apparendo per quaranta giorni agli undici apostoli con a capo Pietro per avviare il suo copro ecclesiale che noi viviamo fin dal Battesimo come sue membra e alimentiamo con l'Eucaristia almeno della domenica in grazia di Dio con la Confessione e poi fu assunto in cielo, la nostra meta cui tutto subordinare.

In questa solennità con il Natale, la Pasqua, la Pentecoste possiamo notare due aspetti importanti. Da una parte, l'Ascensione fa volgere i nostri sguardi, così secolarizzati e terreni, al cielo, dove Gesù glorificato siede alla destra del Padre in attesa di tutti noi, di me in anima e corpo. D'altra parte, essa è per noi l'inizio di un dinamismo che non invecchia anche da  vecchi: Gesù risorto in anima e corpo e asceso al cielo rimane sacramentalmente con noi inviando i suoi discepoli, con la forza dello Spirito Santo a diffondere in tutto il mondo e trasformare il mondo nella libertà e nell'amore secondo il disegno di Dio e l'azione della Regina dell'amore.

Luca ci racconta che gli apostoli aspettavano la venuta del regno di Dio, del regno del suo amore. Essi chiedono a Gesù: "Signore, è questo il tempo in cui ristabilirai il regno di Israele?". I discepoli concepiscono ancora il regno di Dio come un regno terreno, di natura politica, come l'indipendenza della nazione di Israele, o come il suo dominio sulle altre nazioni, una tentazione che continua anche oggi. Per loro la risurrezione di Gesù è un segno che questa restaurazione è vicina. Non avevano ancora ricevuto la pienezza dello Spirito, della'libertà e dell'Amore di Pentecoste.

Gesù non risponde alla domanda dei discepoli, ma si limita a dire: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre, l'Amante nell'unità trinitaria, ha riservato alla sua scelta". Gesù, l'Amato, ha sempre rifiutato di precisare la data certa del suo ritorno dopo l'azione del suo dono, dello Spirito Santo, l'Amore nell'unità trinitaria divina. "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria fino agli estremi confini della terra". L'Ascensione è un momento in cui con il cuore in attesa della meta, del cielo ci buttiamo nei compiti che la presenza sacramentale del Risorto ci affida.

Due uomini in bianche vesti – due angeli -vengono a richiamarlo: "Uomini di Galilea, perché state solo a guardare il cielo?    Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo". Non sappiamo quando e come ma è certo che sua sarà la vittoria anche nel mondo e noi, anche in tentazioni di dimenticarlo, dobbiamo attendere e preparare nella carità il ritorno glorioso del Signore. E per prepararlo, anche in pochi, dobbiamo accogliere la forza dello Spirito Santo, il dinamismo interiore dell'amore verso tutto e verso tutti, anche verso chi ci perseguita, dinamismo che lo Spirito Santo mette nei nostri cuori.

I discepoli, ormai apostoli cioè mandati tornano a Gerusalemme, per attendere per alcuni giorni, in preghiera con Maria, la venuta dello Spirito Santo, come noi in questi otto giorni.

Nel Vangelo di Marco l'Ascensione viene subito dopo la missione che Gesù affida agli Undici, non più semplici discepoli ma apostoli, cui succederanno i Vescovi guidati dal Vicario di Cristo e successore a Roma di Pietro. Si tratta di una missione immensa, che stiamo vivendo, che supera le forze umane e sempre più contestata dal Maligno con i suoi. Gesù dice ai discepoli: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura" che dotata del libero arbitrio può accoglierlo con amore e salvarsi nel rischio di rifiutarlo con odio e dannarsi eternamente.

A un piccolo gruppo di uomini di Galilea, cioè un piccolo popolo, insignificante nel grande impero romano, a undici uomini modesti, che non hanno nessuna particolare capacità, Gesù affida il compito di andare in tutto il mondo, in tutti i tempi e di predicare (e non semplicemente dialogare) il Vangelo ad ogni creatura.

Queste parole di Gesù indicano l'unico progetto di Dio sulla storia umana, che può essere realizzato solo con la forza soprannaturale che Dio stesso concede a chi liberamente glielo consente. Questa si manifesta anche con segni prodigiosi, secondo quanto promette Gesù: "Nel mio nome scacceranno i demoni ( e come esorcista per tanti anni l'ho esperimentato), parleranno lingue nuove, prederanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno ( anche questa esperienza l'ho constatata tante volte in chi con fede la chiede al prete attraverso il quale Cristo agisce continuamente). Questi sono i segni straordinari, accanto a quelli ordinari, della presenza sacramentale di Cristo risorto, segni della potenza divina del soprannaturale nel naturale, che si mette a disposizione degli apostoli per il compimento di questa missione.

In effetti, dopo la Pentecoste, che attualizzeremo sacramentalmente Domenica prossima, gli apostoli cominciarono realizzare questa missione che, secondo la promessa di Gesù, dev'essere rivolta prima a Gerusalemme  ( migliaia si convertirono alla predica di Pietro nel girono stesso di Pentecoste), alla Samaria, fino agli estremi confini della terra (E Giacomo e Paolo lo hanno constatato). Sembrava veramente audace pensare a un tale progetto, eppure questa missione si è realizzata. Gli apostoli hanno cominciato tutti quest'opera fino al martirio, che poi è stata continuata fino a noi dai loro successori, e così la missione avviata nell'Ascensione e affidata da Gesù agli Apostoli è andata avanti in continuità attraverso i secoli. E oggi, solennità dell'Ascensione con noi qui convenuti in preghiera non è ancora finita. Certo non dobbiamo pretendere di crederci noi i realizzatori di questa missione che Gesù ha affidato agli Apostoli con Pietro a capo, ma dobbiamo per giungere alla meta sentirci umili strumenti di essa.

Questa missione, fatta di uomini peccatori anche tra i successori di Pietro e degli Apostoli ma che si fanno perdonare,            produce anche temporalmente frutti meravigliosi: tutte le persone diventano un solo corpo la Chiesa, il corpo stesso di Cristo risorto, come dice Paolo nella Lettera agli Efesini. In modo misterioso, noi diventiamo membra del Cristo risorto. Viviamo con un solo spirito, lo Spirito santo, l'Amore trinitario. Siamo a servizio di un solo Dio, che è "Padre, l'Amante di tutti, è al disopra di tutti, agisce per mezzo di Tutti ed è in Cristo, l'Amato, presente in tutti".

"A ciascuno di noi è data la grazia secondo la misura del dono di Cristo". Ciascuno di noi ha un suo compito da svolgere pur avendo sbagliato tante volte nella vita. Ciascuno deve ascoltare e riflettere sulla parola di Gesù, per capire qual è il suo compito ogni giorno. E ciascuno deve pregare per ricevere lo Spirito santo cioè l'Amore, così da poter realizzare tramite Lui la sua opera di salvezza che si estende sino agli estremi confini della terra.

L'Ascensione di Gesù mette nei nostri cuori una grande speranza pur tra tante difficoltà e sofferenze: non solo quella di raggiungere Lui e Lei non solo con l'anima ma anche con il corpo, ma anche quella di ricevere subito la libertà verso tutto e verso tutti che rende la vita capace di essere nella gioia anche fra tutte le tribolazioni.

 

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