II Domenica di Avvento

 

L'Evangelista punta il vedere della fede cioè l'attendere la venuta sacramentale di Gesù a Natale, il comprendere oggi con il Catechismo della Chiesa cattolica, riascoltando la memoria di Giovanni Battista, che del Messia fu il precursore, e traccia con grande precisione e abbondanza le coordinate spazio-temporali della sua predicazione.

 Due cose attirano la nostra attenzione. La prima è l'abbondanza di riferimenti a tutte le autorità politiche e religiose della Palestina nel 27/28 dopo Cristo. Evidentemente l'Evangelista vuole avvertire chi legge o ascolta che il Vangelo non è una leggenda, un fatto privato, ma il racconto di una storia vera, che Gesù di Nazaret è un personaggio storico inserito in quel preciso contesto. Il secondo elemento che oggi svilupperemo perché anima di tutto l'Avvento è che, dopo questa ampia introduzione storica, il soggetto diventa "la parola di Dio", presentata come una forza scesa dall'alto e si posa allora su Giovanni Battista e in questo momento su di noi nella seconda delle quattro domeniche di Avvento. La Persona del Figlio di Dio cioè il Verbo, l'Amato dell'Amante, il Padre, nell'Amore, lo Spirito Santo, prima di radunare la Chiesa, agisce anzitutto nel suo umile servo. Perciò dice bene san Luca che la parola di Dio, che in questo momento giunge a noi, scese su Giovanni, figlio di Zaccaria nel deserto, perché la Chiesa non ha preso inizio dagli uomini, ma dalla Parola di Dio che opera ciò che dice in chi congiunge all'udire l'ubbidire. Ecco dunque il significato: La Parola di Dio che come ha parlato allora mi parla ora e opera ciò che dice in chi ascolta con fede, è il soggetto che muove la storia, ispira i profeti, prepara la via del Messia, convoca in continuità la Chiesa. Gesù stesso è la Parola divina che si è fatta carne nel grembo verginale di Maria: In Lui Dio si è rivelato pienamente, ci ha detto e dato tutto, aprendoci i tesori della sua verità e della sua misericordia. Nell'iconografia del Seicento troviamo un'immagine ricorrente, nella quale Gesù Bambino dorme sulla Croce, esplicita allusione all'amore divino e al sacrificio di Cristo che nella Messa di Natale riattulizzeremo Natale e Pasqua sono intrinsecamente legati, sicché nella preparazione alla Nascita del salvatore cioè in Avvento dobbiamo sempre contemplare come centro e fulcro proprio la Croce, su cui riposa il piccolo Gesù e sulla quale sale, tramite una mistica scala, l'Agnello immacolato. È lì che dobbiamo arrivare anche noi, perché è sulla Croce, resa attuale in ogni Celebrazione eucaristica e feconda di perdono nella Confessione, che troviamo salvezza e misericordia. Discese e discende dunque la Parola, affinché la terra, che prima era un deserto, producesse frutti per noi. La sua Chiesa, noi, abbiamo continuamente bisogno di purificarci, perché il peccato insidia tutti i suoi membri. Nella Chiesa è sempre in atto una lotta tra il deserto e il giardino, tra il peccato che inaridisce la terra e la grazia cioè l'unione sacramentale con Gesù Cristo che la irriga perché produca frutti abbondanti di amore, di santità. I quattro pilastri della nostra fede sono: la preghiera, la dottrina cattolica, l'amore verso tutti i successori di Pietro e la carità reciproca. Senza la preghiera personale e comunitaria, senza l'unità con Dio, ogni tentativo di consolidamento della Chiesa e della fede soprattutto da comunicare ai nostri giovani risulterà vano. E la fonte ci precede e ci viene offerta: è la Rivelazione che abbiamo ricevuto che dice così: "I fratelli erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" (Att 2,42). A questa dobbiamo essere fedeli e il popolo cristiano ha diritto a un insegnamento chiaro, fermo e sicuro. L'unità della fede implica l'unità continua del magistero nel tempo e nello spazio. Quando ci viene trasmesso un insegnamento nuovo esso deve sempre venire coerentemente interpretato con quello che l'ha preceduto. Da aspirante ero più entusiasta del curato che del parroco. I miei genitori che ogni domenica andavano non solo a Messa il mattino, ma a dottrina il pomeriggio, mi hanno fatto incontrare con il curato per correggerlo. Quanto è stato provvidenziale sapere a memoria il Piccolo catechismo di San Pio X a sei anni per la prima Comunione e la Cresima. Anche oggi dobbiamo essere fedeli e il popolo cristiano ha diritto a un insegnamento chiaro, fermo e sicuro anche per il rapporto tra genitori e figli, tra insegnanti e studenti. La fede è sì un atto intimo, personale e interiore ma è al contempo un'adesione a un contenuto oggettivo che non abbiamo scelto noi. Con la fede noi compiamo un atto mediante il quale decidiamo di affidarci totalmente a Dio in piena libertà e amore. Affermare "Io credo" significa aprire personalmente il proprio cuore sotto l'influsso della grazia al contenuto oggettivo che Dio rivela e al quale concediamo il nostro assenso. Allora la fede diventa pubblica testimonianza, perché il nostro atto di fede non può mai rimanere privato soprattutto a livello educativo nel rapporto in famiglia. La fede può essere comunicata solo nella Chiesa, la quale ci trasmette la conoscenza integrale del Mistero, i contenuti da conoscere e da credere con entusiasmo. Purtroppo oggi il relativismo dominante nel mondo è talmente penetrato nella Chiesa al punto che molto spesso la fede è ridotta a puro sentimento personale; ma così la si rende incomunicabile a livello educativo, la si separa dalla Chiesa e la si svuota di ogni contenuto. Per questo oggi riprendere il Catechismo, conoscerlo, insegnarlo, è urgente: provvidenziale l'iniziativa della Nuova Bussola Quotidiana dalla seconda domenica di Avvento. L'insegnamento del Catechismo non si riduce a una conoscenza intellettuale dei suoi contenuti, a una conoscenza storico-critica della Bibbia. Favorisce un vero incontro e duna Santa intimità con Gesù che, sacramentalmente presente, ci ha rivelato e ci rivela queste verità. Fintantoché non abbiamo incontrato sacramentalmente Gesù non siamo veramente e gioiosamente cristiani. All'insegnamento viene oggi opposta l'esperienza catechetica, ma non si può fare esperienza di Dio se non attraverso l'insegnamento. Dice san paolo ai Romani (10, 14): "come potranno credere senza averne sentito parlare?". Il venir meno del Catechismo porta i cristiani ad alimentare una certa confusione attorno alla fede. Alcuni scelgono di credere ad un articolo del Credo rifiutandone un altro. Si arriva persino a realizzare dei sondaggi circa l'adesione dei cattolici alla fede. La fede non è una bancarella del mercato dove si può scegliere la frutta e i legumi più convenienti. Ricevendo la fede riceviamo interamente Dio, la sua parola, la Sua Dottrina, il suo insegnamento, la sua speranza, il suo amore. Siamo chiamati ad amare il nostro Catechismo. Se lo riceviamo non solo con le labbra ma anche con il cuore, allora attraverso le formule della fede potremo entrare in comunione con Dio, strappare i cristiani dal dilagante relativismo che anestetizza i cuori e addormenta l'amore.

Preghiamo dunque la Madre del Signore affinché ci aiuti, in queto tempo di Avvento, a "raddrizzare" le nostre vie, lasciandoci guidare dalla parola di Dio in tutto.

 

 

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