Commenti di Benedetto XVI ai Vangeli del Natale del Signore

 

Il Figlio di Maria Vergine è nato per tutti, è il Salvatore di tutti. Così lo imvoca un'antica antifona liturgica: "O Emmanuele, nostro re e legislatore, speranza e salvezza dei popoli: vieni a salvarci, o Signore nostro Dio". Veni ad salvandum nos! Vieni a salvarci! Questo è il grido dell'uomo di ogni tempo, che non sente di farcela da solo a superare difficoltà e pericoli. Ha bisogno di mettere la sua mano in una mano più grande e più forte, una mano che dall'alto si tenda verso di lui. Questa mano è Cristo, nato a Betlemme dalla Vergine Maria. Lui è la mano che Dio ha teso all'umanità per farla uscire dalle sabbie mobili del peccato e metterla in piedi sulla roccia, la salda roccia della sua Verità e del suo Amore (Sal 40,3). Sì, questo significa il nome di quel Bambino, il nome che, per volere di Dio, gli hanno dato Maria e Giuseppe: si chiama Gesù, che significa "Salvatore" (Mt 1,21; Lc 1, 31). Egli è stato inviato da Dio Padre per salvarci soprattutto dal male profondo, radicato nell'uomo e nella storia: quel male che è la separazione da Dio, l'orgoglio presuntuoso di fare da sé, di mettersi in concorrenza con Dio e sostituirsi a Lui, di decidere che cosa è bene e che cosa è male, di essere il padrone della vita e della morte (Gn 3,1-7). Questo è il grande male, il grande peccato, da cui noi uomini non possiamo salvarci se non affidandoci all'aiuto di Dio, se non gridando a Lui: "Veni ad salvandum nos!  Vieni a salvarci con la confessione, comunione, carità natalizia!

 

Messa della notte (Lc 2, 1-14) "Oggi è nato per voi il Salvatore"

Il Signore è presente. Da questo momento, Dio è veramente un "Dio con noi". Non è più il Dio distante, che attraverso la creazione e mediante la coscienza, si può in qualche modo intuire da lontano. Egli è entrato nel mondo e questa notte eucaristicamente. È il Vicino. Il Cristo risorto lo ha detto ai suoi, questa notte lo ripete a noi: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Per voi è nato il Salvatore: ciò che l'Angelo annunciò ai pastori, Dio ora lo richiama a noi per mezzo del Vangelo e dei suoi messaggeri. È questa una notizia che non può lasciarci indifferenti. Se è vera, tutto è cambiato. Se è vera, essa riguarda anche me. Allora, come i pastori, devo dire anch'io: Orsù, voglio andare a Betlemme e vedere la Parola che lì è accaduta e questa notte nella Messa riaccade. I pastori, dopo aver ascoltato il messaggio  dell'Angelo, si dissero l'un l'altro: " 'Andiamo fino a Betlemme' … Andarono senza indugio" (Lc 2,15s). "Si affrettarono" dice letteralmente in testo greco …  Ciò che era stato loro annunciato era così importante che dovevano andare immediatamente. In effetti, ciò che lì era stato detto loro andava totalmente al di là del consueto. Cambiava il mondo, la storia. È nato il Salvatore … L'atteso Figlio di Davide è venuto al mondo nella sua città. Che cosa poteva esserci di più importante? Certo, li spingeva anche la curiosità, ma soprattutto l'agitazione per la grande cosa che era stata comunicata proprio a loro, i piccoli e uomini apparentemente irrilevanti. Si affrettarono – senza indugio. Nella nostra vita ordinaria le cose non stanno così. La maggioranza degli uomini non considera prioritarie le cose di Dio, esse non ci incalzano in modo immediato. E così noi, nella stragrande maggioranza, siamo ben disposti a rimandarle soprattutto in questa pandemia. Prima di tutto si fa ciò che qui e ora appare urgente. Nell'elenco delle priorità la vita oltre la morte, Dio si trova spesso quasi all'ultimo posto. Questo – si potrà fare sempre. Il Vangelo ci dice: Dio ha la massima priorità. Se qualcosa nella nostra vita merita fretta senza indugio, ci è, allora, soltanto la causa di Dio. Dio è importante, la realtà più importante in assoluto nella nostra vita. Proprio questa priorità ci insegnano i pastori. Da loro vogliamo imparare a lasciarci apprendere la libertà interiore di mettere in secondo piano altre occupazioni – per quanto importanti siano – per avviarci verso Dio, per lasciarlo entrare nella nostra vita e nel nostro tempo. Il tempo impegnato per Dio e, a partire da Lui, per il prossimo non è mai tempo perso. È il tempo in cui viviamo veramente, in cui viviamo lo stesso essere persono umane, figli di Dio.

 

Messa dell'aurora (Lc 2,15-20) "I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino"

"Oggi una splendida luce è discesa sulla terra". La Luce di Cristo è portatrice di pace. Anzi, solo la "grande" luce apparsa in Cristo può donare agli uomini la "vera" pace: ecco perché ogni generazione è chiamata ad accoglierla, ad accogliere il Dio che a Betlemme si è fatto uno di noi. Questo è il Natale! Evento storico e mistero soprattutto eucaristico di amore, che da oltre duemila anni Interpella gli uomini e le donne di ogni epoca e di ogni luogo. È il giorno santo in cui rifulge la "grande luce" di Cristo portatrice di pace! Certo, per riconoscerla, per accoglierla ci vuole fede, ci vuole umiltà. L'umiltà di Maria, che ha creduto alla parola del Signore, e ha adorato per prima, china sulla mangiatoia, il Frutto verginale del suo grembo; l'umiltà di Giuseppe, uomo giusto che non sapeva come divenire sposo casto e padre creduto tale senza esserlo, che ebbe il coraggio della fede e preferì obbedire a Dio più che tutelare la propria reputazione; l'umiltà dei pastori, che accolsero l'annuncio del messaggero celeste e in fretta raggiunsero la grotta dove trovarono il bambino appena nato e, pieni di stupore, lo adorarono lodando Dio (Lc 2,15-20). I piccoli, i poveri in spirito: ecco i protagonisti del Natale, ieri come oggi; i protagonisti di sempre della storia di Dio, i costruttori infaticabili del suo Regno di giustizia, di amore e di pace. Nel silenzio della notte di Betlemme Gesù nacque e fu accolto da mani premurose. Ed ora, in questo nostro Natale eucaristico, in cui continua a risuonare il lieto annuncio della sua nascita di allora e della sua presenza redentrice di oggi, chi è pronto ad aprirgli la porta del cuore dopo con la sua grazia volerlo e comprenderlo? Uomini e donne di questa nostra epoca secolarizzata, anche a noi Cristo viene a portare la luce sulla vita, anche a noi viene a donare la pace! Ma chi veglia nella notte del dubbio e dell'incertezza, con il cuore desto e orante? Chi attende l'aurora del giorno nuovo volendo, con l'aiuto della sua grazia, tenere accesa la fiammella delal fede? Chi ha tempo per ascoltare la sua parola e lasciarsi avvolgere dal fascino del suo amore? Sì! È per tutti il suo messaggio di pace; è a tutti che viene ad offrire sé stesso come certa speranza di salvezza in vita e in morte.

 

Messa del giorno (Gv 1,1-18) "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi"

Dio si è fatto uomo, è venuto ad abitare in mezzo a noi. Dio non è lontano: è vicino, anzi è "l'Emmanuele", Dio-con-noi. Non è uno sconosciuto: ha un volto, quello di Gesù. È un messaggio sempre nuovo, sempre sorprendente perché oltrepassa ogni nostra più audace speranza. Soprattutto perché non è solo un annuncio: è un avvenimento, un accadimento, che testimoni credibili hanno veduto, udito, toccato nella Persona di Gesù di Nazareth! "Il Verbo (del Padre nello Spirito Santo) si fece carne". Di fronte a questa rivelazione, riemerge ancora una volta in noi la domanda: come è possibile? Il Verbo del Padre nello Spirito Santo e la carne sono realtà tra loro opposte, come può la Parola eterna e onnipotente diventare un uomo fragile e mortale? Non c'è che una risposta: l'Amore. Chi ama vuole condividere con l'amato, vuole essere unito a lui, e la Sacra Scrittura ci presenta proprio la grande storia dell'amore di Dio per il suo popolo, l'Alleanza, culminata in Gesù Cristo. In realtà, Dio non cambia tra l'Antica e la Nuova Alleanza o Storia d'amore: Egli è fedele a Sé stesso. Dio non muta. Egli è Amore da sempre e per sempre. È in Sé stesso Comunione, Unità nella Trinità, ed ogni sua opera e parola mira alla comunione. L'incarnazione è il culmine della creazione. Quando nel grembo di Maria, per la volontà del Padre e l'azione dello Spirito santo, si formò Gesù, Figlio di Dio fatto uomo, il creato raggiunse il suo vertice. Il principio ordinatore dell'universo, il Logos, incominciava ad esistere nel mondo, in un tempo e in uno spazio. La luce di questa verità si manifesta a chi la accoglie con fede, perché è un mistero d'amore. Solo quanti si aprono all'amore vero sono un avvenimento che è accaduto nella storia avvolti dalla luce del Natale. Così fu nella notte di Betlemme, e così sacramentalmente è anche oggi. Nella notte del mondo si accende una luce nuova, che si lascia vedere dagli occhi semplici della fede, dal cuore mite e umile di chi attende il Salvatore. Se la verità fosse solo una formula matematica, in un certo senso si imporrebbe da sé. Se invece la Verità è Amore, domanda la fede, il "si" del nostro cuore. E che cosa cerca, in effetti, il nostro cuore, se non una Verità che sia Amore? La cerca il bambino, con le sue domande, così disarmanti e stimolanti; la cerca il giovane, bisognoso di trovare il senso profondo della propria vita; la cercano l'uomo e la donna nella loro maturità, per guidare e sostenere l'impegno nella famiglia e nel lavoro; la cerca la persona anziana, per dare compimento all'esistenza terrena. L'annuncio del Natale è luce per i popoli, per il cammino collettivo dell'umanità. L'"Emmanuele", Dio-con-noi, è venuto come Re di giustizia e di pace. Il suo regno – lo sappiamo – non è di questo mondo, eppure è più importate di tutti i regni di questo mondo. È come il lievito dell'umanità: se mancasse, verrebbe meno la forza che manda avanti il vero sviluppo: la spinta a collaborare per il bene comune, al servizio disinteressato del prossimo, alla lotta pacifica per la giustizia. Credere nel Dio che ha voluto condividere la nostra storia è un costante incoraggiamento a impegnarsi in essa, anche in mezzo alle contraddizioni. È motivo di speranza per tutti coloro la cui dignità è offesa e violata, perché Colui che è nato a Betlemme e si fa sacramentalmente presente è venuto e viene a liberare l'uomo dalla radice di ogni schiavitù. "Il Verbo si fece carne", è venuto ad abitare sacramentalmente soprattutto nell'Eucarestia in mezzo a noi per entrare nella comunione natalizia in ciascuno di noi, è l'Emmanuele, il Dio che si è fatto e si fa vicino a noi. Contempliamo insieme questo grande mistero di amore, lasciamoci illuminare il cuore alla luce che brilla nella grotta di Betlemme e nella fraternità di questa celebrazione eucaristica! Buon Natale a tutti!

 

Santa Famiglia di Gesù Maria e Giuseppe (Lc, 41-52) "Gesù è ritrovato dai genitori nel tempio in mezzo ai maestri"

Nel Vangelo non troviamo discorsi sulla famiglia, ma un avvenimento che vale più di ogni parola: Dio ha voluto nascere e crescere in una famiglia umana con una mamma e un papà che vagliavano tutto in un figlio che obbediva. In questo modo l'ha consacrata come prima e ordinaria via del suo incontro con l'umanità. Nei trent'anni di vita trascorsi a Nazareth, Gesù ha onorato la Vergine Maria e il giusto Giuseppe nella modalità di padre della tradizione giudaica, rimanendo sottomesso alla loro autorità per tutto il tempo della sua infanzia e adolescenza, giovinezza fino alla maturità rabbinica di trent'anni(Lc 2,51-52). In tal modo ha messo in luce il valore primario della famiglia nell'educazione della persona. Da Maria e Giuseppe Gesù è stato introdotto nella comunità religiosa, frequentando la sinagoga di Nazaret. Con loro ha imparato a fare il pellegrinaggio a Gerusalemme, come narra il brano evangelico che l'odierno propone alla nostra meditazione: "Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre (da cui dipendeva ogni parola del figlio) e io, angosciati ti cercavamo".  Ma Gesù con quel gesto unico perché dopo tornò a Nazaret obbediente fece loro comprendere che egli si doveva "occupare delle cose del Padre suo", cioè della missione affidatagli da Dio (Lc 2,41-52). Questo episodio evangelico rivela la più autentica e profonda vocazione della famiglia: quella cioè di accompagnare ogni suo componente nel cammino di scoperta di Dio e del disegno che Egli ha predisposto nei suoi riguardi. Maria e Giuseppe hanno educato Gesù prima di tutto con il loro esempio: nei suoi Genitori, nell'autorità paterna di Giuseppe, Egli da uomo ha conosciuto tutta la bellezza della fede, dell'amore per Dio e per la sua Legge, come pure le esigenze della giustizia, che trova pieno compimento nell'amore (Rm 13,10). Da loro ha imparato che in primo luogo occorre fare la volontà di Dio, e che il legame spirituale vale più di quello del sangue. La santa Famiglia di Nazaret è veramente il "prototipo" di ogni famiglia cristiana che, unita nel Sacramento del matrimonio e nutrita dalla Parola e dall'Eucarestia almeno domenicale, è chiamata a realizzare la stupenda vocazione e missione di essere cellula viva non sol della società, ma della Chiesa. segno e strumento di unità per tutto il genere umano.

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