IV Domenica di Quaresima

In questi giorni che ci preparano a una difficile celebrazione pasquale ravviviamo in noi il dono di figli nel Figlio del Padre per opera dello Spirito Santo, dono ricevuto nel Battesimo, quella fiamma che quest'anno rischia di essere soffocata dal "coronavirus". Alimentiamola con la preghiera verso la Veglia pasquale e la carità verso i contagiati


L'itinerario quaresimale che stiamo vivendo in un difficile e drammatico momento rimane, alla luce della fede, un tempo di particolare grazia, durante il quale possiamo esperimentare, pur tra tribolazioni, il dono della benevolenza del Signore nei nostri confronti. La liturgia di questa domenica, denominata "Laetare", invita a ravvivare la certezza che è tanto il bene della speranza cristiana da non disperare mai nemmeno di fronte alla drammatica situazione del "Coronavirus". L'antifona di ingresso della celebrazione eucaristica proclama: "Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l'amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi della vostra consolazione" (Is 66,10-11). Qual è la ragione profonda di questa gioia nel momento di insicurezza e disorientamento che oggi molti vivono, non senza ragione, tanto che in questi ultimi anni, hanno fatto pensare a taluni la "fine del mondo"? Anche qui dobbiamo essere chiari. La fine della storia, nella speranza cristiana, coinciderà con la Venuta di Cristo. Nessun evento può farci pensare all'imminenza o alla lontananza di tale Venuta, ma non si finisce nel nulla. E per essere pronti ci aiuta la domanda che il Signore Gesù rivolge a colui che era stato cieco, culmine del racconto: "Tu credi nel Figlio del Padre in un volto umano che hai dinnanzi a te?" (Gv 9,35) e che nel sacramento, nella celebrazione dell'eucarestia da parte del sacerdote anche con la Chiesa vuota abbiamo dinnanzi a noi? Quell'uomo riconosce il segno operato da Gesù e passa dalla luce degli occhi alla luce della realtà di fede: "Credo Signore!" (Gv 9,38), Signore cioè fonte di ogni bene, Dio con noi. È da evidenziare come una persona semplice e sincera, in modo graduale con il dono dello Spirito, compie un cammino di fede: in un primo momento incontra Gesù come un "uomo" tra gli altri, poi lo considera un "profeta" cioè Dio che parla, infine i suoi occhi si aprono e lo proclama "Signore" cioè datore di ogni bene come è possibile a noi nella realtà sacramentale delle celebrazione eucaristica con al comunione almeno spirituale. In opposizione alla fede del cieco guarito vi è l'indurimento del cuore dei farisei di allora e di oggi che non vogliono accettare la possibilità del miracolo da parte di Dio, perché si rifiutano di accogliere Gesù come il Messia e oggi la realtà della Sua presenza sacramentale dell'Eucarestia.  La folla, invece, si sofferma, oggi distratta dai mezzi di comunicazione, a discutere dell'accaduto e resta distante e indifferente. Gli stessi genitori del cieco sono vinti dalla paura del giudizio degli altri.

E noi, quale atteggiamento assumiamo di fronte a Gesù che morto, risorto, vivo e parlante si fa presente per renderci partecipi di quello che è avvenuto sulla Croce per la remissione del peccato nella realtà sacramentale della celebrazione eucaristica da parte del sacerdote che agisce nella persona di Cristo anche con la chiesa vuota? Anche noi a causa del peccato di Adamo siamo nati "ciechi", ma fin da bambini nel fonte battesimale siamo stati illuminati dalla grazia di Cristo che ci prepariamo a rivivere nella Veglia pasquale. Il peccato aveva ferito l'umanità destinandola all'oscurità della morte, ma in Cristo, pur dovendo passare attraverso tutte le conseguenze, risplende la novità della vita e la meta ultraterrena alla quale siamo chiamati che liturgicamente rivivremo nella Veglia pasquale. In Lui, rinvigoriti dallo Spirito santo che ci ha già resi inizialmente figli nel Figlio, riceviamo la forza per vincere il male e sperare nella vittoria del bene. Infatti la vita cristiana è una continua conformazione a Cristo che si è fatto in tutto uguale, tranne che del peccato, alla nostra fragile umanità fino LL crocefissione e morte. È Lui l'immagine dell'uomo nuovo, l'unico nuovo umanesimo, per giungere alla piena comunione con Dio. Il Signore Gesù nella realtà del Sacramento dell'Eucarestia celebrata dal sacerdote è "la luce del mondo" (Gv 8,12), perché in Lui "risplende la conoscenza della gloria di Dio" (2 Cor 4,6) che continua a rivelare nella complessa trama della storia, oggi resa drammatica dalla "Coronavirus", quale sia il senso dell'esistenza umana. Nel rito del Battesimo, la consegna della candela, accesa al grande cero pasquale simbolo di Cristo Risorto, è un segno che aiuta a cogliere ciò che avviene nella realtà del Sacramento dell'Eucarestia. Quando la nostra vita naturale si lascia illuminare dalla meta soprannaturale di Cristo, sperimenta, anche in tutte le tribolazioni, la gioia di essere liberata da tutto ciò che ne minaccia la piena realizzazione. In questi giorni che ci preparano alla difficile Pasqua di quest'anno ravviviamo in noi il dono ricevuto nel Battesimo attraverso il secondo Battesimo della confessione per i peccati avvenuti dopo il primo. E alimentiamo i limiti della liturgia pasquale di quest'anno con tanta preghiera e carità verso il prossimo insieme a digiuno e astinenza.

Alla vergine Maria, Madre della Chiesa, affidiamo questi ultimi giorni di quaresima, perché tutti possano incontrare la realtà sacramentale di Cristo attraverso la celebrazione del sacerdote e la nostra Comunione almeno spirituale.

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