Domenica XVIII TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

6 agosto Trasfigurazione del Signore(Mt 17,1-9) "Il suo volto brillò come il sole". Sul volto trasfigurato di Gesù, otto giorni prima del Getsemani, brilla un raggio della luce divina che Egli custodisce nel suo intimo. Questa luce sfolgorerà sul volto di Cristo nel giorno della Risurrezione e in questo sensoappare come un anticipo del mistero pasquale. E noi soprattutto anziani, nella fede, è luce di speranza sulla morte                                              

 

L' evangelista Luca sottolinea che Gesù salì sul monte "a pregare" (9,28) insieme agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni e, "mentre pregava" (9,29), si verificò il luminoso mistero della sua trasfigurazione. Salire sulla montagna per i tre Apostoli ha perciò voluto dire essere coinvolti nella preghiera di Gesù, che si ritirava spesso in orazione, specialmente all'alba e dopo il tramonto, e talvolta per tutta la notte. Solo però quella volta, sulla montagna, Egli volle manifestare ai suoi amici la luce interiore che lo ricolmava quando pregava: il suo volto – leggiamo nel Vangelo – s'illuminò e le sue vesti lasciarono trasparire lo splendore della Persona divina del Verbo incarnato (cfr Lc 9,29).

 

Un dettaglio da non trascurare

C'è un altro dettaglio, proprio del racconto di san Luca, che merita di essere sottolineato: l'indicazione cioè dell'oggetto della conversazione di Gesù con Mosè ed Elia, apparsi accanto a Lui trasfigurato. Essi – narra l'Evangelista – "parlavano della sua dipartita (in greco éxodos), che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme" (9,31).

 

 

Dunque, Gesù ascolta la Legge e i Profeti che gli parlano della sua morte e risurrezione.

 

Nel suo dialogo intimo con il Padre, Egli non esce dalla storia, non sfugge alla missione per la quale è venuto nel mondo, anche se sa che per arrivare alla gloria dovrà passare attraverso la Croce.

 

ANZI, CRISTO ENTRA PIÙ PROFONDAMENTE IN QUESTA MISSIONE, ADERENDO CON TUTTO SE STESSO ALLA VOLONTÀ DEL PADRE, E CI MOSTRA CHE LA VERA PREGHIERA CONSISTE PROPRIO NELL'UNIRE LA NOSTRA VOLONTÀ A QUELLA DI DIO.

 

Per un cristiano, pertanto, pregare non è evadere dalla realtà e dalle responsabilità che essa comporta, ma assumerle fino in fondo, confidando nell'amore fedele e inesauribile del Signore. Per questo, la verifica della trasfigurazione è, paradossalmente, l'agonia nel Getsemani (cfr Lc 22,39-46).

Solennità della Trasfigurazione del Signore

Nell'imminenza della passione, Gesù ne sperimenterà l'angoscia mortale e si affiderà alla volontà divina; in quel momento la sua preghiera sarà pegno di salvezza per tutti noi. Cristo, infatti, supplicherà il Padre celeste di "liberarlo dalla morte" e, come scrive l'autore della lettera agli Ebrei, "fu esaudito per la sua pietà" (5,7). Di tale esaudimento è prova la risurrezione.

Cari fratelli e sorelle, la preghiera non è un accessorio, un optional, ma è questione di vita o di morte, di luce, di speranza sulla morte. Solo chi prega, infatti, cioè chi si affida a Dio con amore filiale, può entrare nella vita eterna, che è Dio stesso.

 

Chiediamo a Maria, Madre del Verbo incarnato e Maestra di vita spirituale, di insegnarci a pregare come faceva il suo Figlio, perché la nostra esistenza sia trasformata dalla luce della sua presenza.

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