Domenica XXX°

Dopo che Gesù ha risposto all'insidia dei sadducei di domenica scorsa Matteo oggi ai farisei ci presenta un Vangelo breve, ma molto importante, sulla questione del più grande comandamento: "Amerai il Signore Dio tuo…Amerai il prossimo tuo"


Matteo racconta che, dopo che Gesù ha risposto ai saducei e li ha messi a tacere, i farisei si riuniscono per metterlo alla prova. I sadducei erano i sacerdoti che nel tempio e a Gerusalemme erano egemoni ed erano venuti da lui con obiezioni contro la fede nella risurrezione. Gesù aveva risposto ad essi in modo efficace – "aveva chiuso loro la bocca" -; ora i farisei, egemoni in Giudea e in Galilea, cercano di essere più bravi dei sadducei nel tentativo di mettere alla prova Gesù. Riviverlo in questo momento consente al Signore di illuminare noi.

Uno dei farisei, dottore della legge, gli rivolge questa domanda. "Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?". È una domanda difficile, perché nella Legge di Mosè sono contemplati ben 613 precetti e divieti. Come discernere, tra tutti questi, il più grande comandamento? Questo è un argomento su cui si potrebbe discutere all'infinito.

Ma Gesù non ha nessuna esitazione e risponde subito: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti". Poi aggiunge una cosa che non era stata richiesta dal dottore della legge: "E il secondo simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso".  E conclude, con grande autorevolezza: "Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti".

Questa risposta di Gesù non è scontata, perché nella molteplicità dei precetti e dei divieti, i più importanti erano, a parere di tutti, i dieci Comandamenti. Nel Deuteronomio Mosè spiega che il Decalogo è formato da dieci Comandamenti promulgati da Dio stesso e ascoltati da tutto il popolo. Soltanto questi comandamenti sono stati pronunciati da Dio: gli altri comandamenti o divieti sono stati dati al popolo da Mosè, e non direttamente da Dio.

Perciò sarebbe logico che Gesù, nella risposta al dottore della legge, scegliesse uno dei dieci Comandamenti. In particolare potrebbe scegliere il primo, che senza dubbio è di grandissima importanza: il divieto di adorare altri dèi. Gesù però non sceglie uno dei dieci Comandamenti, ma cerca altrove dando la novità dell'amore a Dio e al prossimo nell'orizzonte per tutti.

Prende un altro testo del Deuteronomio, che annuncia il comandamento dell'amore, e un testo del Levitico, che esprime un secondo comandamento dell'amore strettamente congiunto al primo, e dice che il secondo è simile al primo: "Amerai il Signore Dio tuo…Amerai il prossimo tuo".

Come si spiega la novità di questa scelta di Gesù? Cerchiamo di capirne il motivo. I dieci Comandamenti, che hanno un'importanza eccezionale, sono per lo più divieti, comandamenti negativi. Hanno un'importanza eccezionale, perché fissano le condizioni al di sotto delle quali non è più possibile avere un rapporto positivo con Dio. Chi vuole vivere in accordo con Dio, deve assolutamente rispettarli. Se non lo si fa, egli si trova in disaccordo con Dio, lo offende e segue le vie della perdizione anche con l'intenzione di amare.

Ma i dieci Comandamenti presentano tutti condizioni negative, sia nei rapporti con Dio (prima serie), sia nei rapporti con il prossimo (seconda serie), eccetto uno in ciascuna delle due serie.

Per quanto riguarda la prima serie, il comandamento positivo è: "Ricordati del giorno di sabato per santificarlo" (Es 20,8). Ma, se guardiamo il contesto, ci accorgiamo che anche questo comandamento viene spiegato con precetti negativi. Che cosa significa santificare il sabato, secondo il testo della Legge di Mosè? Significa non fare nessun lavoro in quel giorno: "Tu non farai alcun lavoro, né tu, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te" (Es 20,10). Quindi anche in questo caso abbiamo un comandamento negativo.

Nell'altra serie c'è un comandamento veramente positivo: "Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino  tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio" (Es 20,12). È un comandamento molto importante, perché la famiglia è la cellula fondamentale della società e, se non c'è solidarietà familiare, la società non può sopravvivere. Ma è un comandamento molto limitato: riguarda i rapporti con due persone soltanto, e non dice nulla dell'atteggiamento che si deve avere nei confronti di tutte le altre persone.

Gesù invece non vuole né un comandamento negativo, né un comandamento limitato, ma vuole offrire un ideale dinamico, positivo, universale. Il Decalogo non presenta propriamente questo ideale, perché consiste in comandamenti negativi. Ovviamente rispettare sempre il decalogo è già una grande cosa assolutamente necessaria, ma non dà slancio alla vita. Invece, ciò che dà uno slancio alla vita è l'amore. Per questo Gesù sceglie due comandamenti dell'amore: "Amerai il Signore Dio tuo…Amerai il prossimo tuo".

Questi sono comandamenti positivi, comandamenti che danno uno slancio straordinario anche nelle tribolazioni e nelle sofferenze perfino nel sacrificare questa vita per la vita veramente vita. Il primo è: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Chi nei vari momenti della vita può dire di aver raggiunto tale ideale? Noi rimaniamo sempre al di sotto di questa esigenza; perciò sentiamo il bisogno di sforzarci e di progredire per essere almeno un po' più vicini a questo ideale magnifico di amore accessibile a tutti, completo, perfetto, illimitato.

Il secondo è: "Amerai il prossimo tuo come te stesso". Chi può dire di riuscire ad amare il prossimo come sé stesso? Noi abbiamo per noi stessi un amore innato, radicato nella nostra psiche, e in realtà ciò che facciamo per il prossimo è sempre pochissimo rispetto a ciò che facciamo per noi stessi. Inoltre, riguardo a questo secondo comandamento, dobbiamo anche dire che Gesù in un'altra circostanza più drammatica ha allargato la prospettiva, quando ha detto: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (gv 15,12). Il che vuol dire che dobbiamo amare gli altri più della nostra vita, perché Gesù ci ha amato più della sua vita, offrendo la sua vita per noi.

Pertanto l'ideale che Gesù si presenta è un ideale meraviglioso, noi siamo stati creati proprio per questo. Dio Padre, l'Amante, Dio Figlio, l'Amato, Dio Spirito Santo, l'Amore, ci ha creati e redenti per farci partecipare al suo amore, per essere amati da lui e per amarlo e amare con Lui tutte le persone e quindi essere già felici in tutte le prove: è l'unico umanesimo ed è una illusione puntare a un nuovo umanesimo. 

Ma, per raggiungerlo, abbiamo assoluto bisogno della grazia di Dio, abbiamo bisogno di ricevere in noi la capacità di amare che viene da Dio. Il cuore di Gesù vi viene offerto sacramentalmente per amare veramente il Padre come egli lo ha amato, e per amare il prossimo come egli lo ha amato e lo ama al di là di ogni merito.

Gesù in continuità si offre sacramentalmente proprio per questo. Nell'Eucaristia riceviamo in noi il suo Corpo e il suo Sangue, cioè l'attualizzazione in ogni Messa del momento del suo più grande amore, nel momento in cui Egli ha offerto sé stesso al Padre per la nostra salvezza, nel momento in cui ha offerto il suo Corpo e il suo Sangue per essere nostro cibo spirituale e nostra bevanda spirituale e alimentare così in noi la vita di amore.

Questa rivelazione era già preparata nell'Antico Testamento, che contiene queste due prospettive Dio e il prossimo che Gesù ha unito. Pertanto questo comandamento di Gesù non è nuovo; ciò che è nuovo anche di fronte alla filantropia naturale che ferita ci impedisce di vivere da fratelli  è il modo in cui egli lo spiega.

La prima lettura mostra quanto già l'Antico Testamento insista sull'amore verso il prossimo. L'Antico Testamento manifesta una grande preoccupazione per i rapporti sociali armoniosi, anzi molto generosi. Dice il libro dell'Esodo: "Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto". Quindi il prossimo da mare è anche il forestiero.

"Non maltratterai la vedova e l'orfano". Dio stesso si fa garante della loro vita. "Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l'aiuto, io ascolterò il suo grido, la mia collera si accenderà e vi farò morire di spada". Quanto è grave dimenticare il timore del Signore.

L'Antico testamento arriva a dettagli molto particolari, come è il Caso dell'oggetto dato in pegno. Quando si dà un prestito ad un altro, non ci si deve comportare da usurai: "se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all'indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli nessun interesse".

San Paolo ricorda ai Tessalonicesi: "Voi siete diventati imitatori nostri e del Signore…" nell'amore.

E Radio Kolbe è voce della Regina dell'amore e a lei, in questo momento drammatico per la Chiesa e l'umanità la nostra preghiera.

 


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