Si apre il nuovo corso di bioetica dell'Associazione Famiglia Domani

Non importa dove l'uomo si trovi, in quale epoca, in quale luogo geografico, in quale cultura sia innestato: il valore di ogni vita umana, la sua dignità e la legge scritta da Dio nella sua natura rimangono intatti, anche se il sistema economico, la prassi medica, la legge o le ideologie tentano di sovvertirli

Chiara Chiessi in "Corrispondenza Romana" 14 ottobre 2020

 Inizierà il prossimo 17 ottobre il terzo corso di formazione on-line su "Riscoprire la Bioetica" organizzato dall'Associazione Famiglia Domani e diretto dalla prof.ssa Giorgia Brambilla. Il corso si svolgerà in nove mesi consecutivi con una lezione al mese (di sabato), ad iniziare dal 17 ottobre per terminare il 15 maggio con una lezione conclusiva del filosofo tedesco Josef Seifert. Tra gli altri relatori don Simone Barbieri, la prof.ssa Claudia Navarini, il prof. Matteo D'Amico, l'avv. Massimo Micaletti, il prof. Pierluigi Pavone e il prof. Tommaso Scandroglio. Il corso, che ha lo scopo di fornire una formazione solida basata su fondamenti antropologici ed etici, prevede quest'anno anche interventi di carattere morale, filosofico e biogiuridico. La prof.ssa Brambilla, che ha anche recentemente pubblicato un manuale Riscoprire la Bioetica. Capire, informarsi, insegnare (Rubbettino 2020) ha risposto ad alcune nostre domande.


D.: Da cosa nasce il pensiero di dover porre dei limiti alla ricerca, o perlomeno la riflessione sui potenziali rischi della scienza per l'essere umano?


R.: Prima ancora di chiamare tale questione "Bioetica", fu l'ambito della sperimentazione a farlo emergere. Sono senz'altro da rilevare nel sentire comune i crimini nazisti e il codice di Norimberga e si pensi anche alla Dichiarazione di Helsinki sulla sperimentazione. Inoltre, sempre relativamente alla sperimentazione, proprio a ridosso dell'idea di Potter, sono da ricordare due fatti: il primo del 1963, quando al Jewish Chronic Desease Hospital di Brooklin furono iniettate cellule tumorali in pazienti anziani senza il loro consenso all'interno di una sperimentazione; il secondo, tra il 1965 e il 1971, in cui all'interno degli studi sull'epatite virale inocularono il virus a dei bambini con handicap ricoverati in ospedale. Questa impellente necessità chiarisce, in realtà, uno dei limiti della Bioetica ai suoi esordi, ovvero la mancanza di sistematicità, che fece sì che la primissima Bioetica anglosassone assumesse un carattere esclusivamente pragmatico-casistico – mancando di quella visione di insieme oltre che di unitarietà necessarie per lo stesso giudizio morale – una sorta di codice di correttezza, privo di fondamento, che per assurdo potrebbe concepire un medico "che fa bene il male".


D.: Si è fatta tanta Bioetica in questi anni, eppure paradossalmente gli studiosi ancora non trovano un accordo sulla sua identità: è così?

R.: In un tempo in cui l'ambito assiologico e ancor prima quello oggettivo e reale sono sovrastati dalla mutevolezza di quello culturale, emotivo e soggettivo, la Bioetica è quanto mai attuale, ma sembra aver perso la sua identità e il suo scopo e, a nostro giudizio, va riscoperta, da cui il nome del corso di Famiglia Domani arrivato già alla terza edizione e che ho il piacere di coordinare. E l'unico modo per farlo è ripartire da ciò che è valido sempre; non importa dove l'uomo si trovi, in quale epoca, in quale luogo geografico, in quale cultura sia innestato: il valore della vita umana, la sua dignità e la legge scritta da Dio nella sua natura rimangono intatti, anche se il sistema economico, la prassi medica, la legge o le ideologie tentano di sovvertirli.


D.: Prima ha citato il corso di bioetica dell'associazione Famiglia Domani arrivato alla terza edizione. Quali saranno le novità ed i temi trattati in quest'edizione?


R.: Il nostro obiettivo non è offrire un insieme di conferenze sui temi bioetici, ma formazione. Per questo la caratteristica del nostro corso è quella di riportare i fatti ai fondamenti antropologici ed etici. Infatti, anche quest'anno, a fianco a temi bioetici di particolare attualità – che quest'anno riguardano le Neuroscienze, la maternità surrogata e le leggi su eutanasia e suicidio assistitito– ci saranno interventi di carattere morale, filosofico e biogiuridico. Degna di nota è la partecipazione di docenti di alto livello, che insieme hanno lavorato all'elaborazione del Manuale del corso (Riscoprire la Bioetica. Capire, formarsi, insegnare, Rubbettino 2020). Tra questi anche il filosofo di fama mondiale, Joseph Seifert.

Le novità riguardano anche la didattica: nove lezioni, in continuità l'una con l'altra, a distanza ma ricche di esercitazioni, per suscitare nei partecipanti competenze oltre che conoscenze.

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